Filippo Ceccarelli, la Repubblica 6/7/2012, 6 luglio 2012
LA CRISI CARFAGNA-MEZZAROMA E QUELLA GAFFE DEL MARITO “NON PARLATENE, MA HO SBAGLIATO”
DOPO qualche mese di letargo da governo tecnico, gli dei cannibali della privacy, che più la invocano e peggio è, si sono ridestati e hanno spinto il marito di Mara Carfagna, l’imprenditore Marco Mezzaroma, a emettere il seguente comunicato: «Ho dato mandato al mio legale, l’avvocato Giulia Bongiorno, di procedere contro chiunque diffonda notizie diffamatorie nei riguardi di mia moglie e miei. Se il suo ruolo pubblico può parzialmente spiegare l’interesse dell’opinione pubblica - continua Mezzaroma - non può invece legittimare il gioco al massacro perseguito, con immotivato accanimento, da certa parte della stampa. Tantomeno può essere tollerata la divulgazione di notizie false, prive di fondamento alcuno, altamente lesive della nostra privacy».
Per quanto ammantata da un malinconico periodo ipotetico, come si vedrà, la conclusione sembra tuttavia in qualche modo avvalorare se non la rilevanza, almeno la veridicità della crisi coniugale che pure ha determinato la nota, con il classico cane che finisce per mordersi l’ancora più classica coda: «Se ho commesso alcuni errori come uomo – questa la formula scelta da Mezzaroma - sono pronto a farmene carico con mia moglie, ma ciò non legittima gli attacchi strumentali alla sua persona, che è, e resta, vittima incolpevole delle mie mancanze». Punto e
a capo.
Ora, è vero che molte cose e assai più drammatiche premono sulla vita nazionale. Ma la nettezza ultimativa dei toni costringe a ricordare che poco più di un anno fa, per l’esattezza il 24 giugno Carfagna e Mezzaroma si erano finalmente sposati. Non esattamente un matrimonio da passare inosservato: in pompa magna dentro un castello con ponte levatoio anti-giornalisti, wedding planning, addobbi bianco latte nella chiesetta, ventagli bianchi con nappine bordeaux alle signore per rinfrescarsi, libretti da messa foderati di raso, pure bordeaux, con una camelia sopra, torta a sorpresa ordinata dalla signora cognata Lotito, un “colpo di scena” con cinque piani di glassa bianca decorati con roselline rosse. C’erano pure due paggetti, come informava l’ampio servizio di
Chi.
E il presidente del Consiglio come testimone di lei. Tocca anche
ricordare che dopo la funzione, con una coppa di champagne in mano il Cavaliere aveva attaccato il ministro Tremonti e l’ennesima manovra del suo ministro: «Quel testo è una follia. Non c’è dubbio che dobbiamo far qualcosa, altrimenti andiamo tutti a fondo». E già.
Erano nozze blindate e accelerate e per giunta celebrate nel mezzo di quella piena di intercettazioni (ciclo Bisignani) che accompagnava l’agonia del berlusconismo. Come se non bastasse, poche settimane prima davanti a qualche milione di telespettatori l’onorevole Bocchino,
presentando un’acerba autobiografia, aveva confermato la sua storia d’amore con Mara Carfagna, pure chiedendo scusa alla moglie, produttrice di fiction, che però in seguito l’ha piantato.
Era una vicenda da mesi sulla bocca di ogni avveduto consumatore di pettegolezzi, ma ancora di più dopo che l’onorevole Mussolini, per beghe elettorali campane, aveva fotografato o più probabilmente fatto fotografare Bocchino e la ministra che facevano ciu-ciu-ciu a Montecitorio. Insomma, cose così.
E di nuovo con qualche imbarazzo
e un filo di sgomento ci si riavventura nelle viscere di una stagione di torva intimità e dissennato esibizionismo, altro che gossip, altro che privacy! Anche del povero Mezzaroma, del resto, erano già stati analizzati a fondo (
Chi,
28/5/2008) i tatuaggi da guerriero crociato e registrati (
Novella2000,
2/10/2009) i commenti sulla genuinità del seno della sua futura sposa.
Pazienza, o meno male, o vai a sapere. Ma lui almeno non era assurto a cariche di governo, limitandosi a sognare l’acquisto della Salernitana calcio, la Carfagna essendo salernitana. Quanto a Mara, già modesta showgirl di tele-fascia pomeridiana, però laureata e suonatrice di pianoforte, Berlusconi si era compiaciuto di farne “il ministro più bello del mondo” (
Bild,
9/5/2008); e questa lungimirante nomina nonostante nel gennaio del 2007 una galanteria rivolta dall’euforico Cavaliere
proprio a Mara Carfagna aveva suscitato la prima, terribile levata di scudi di Veronica Lario ai danni del marito, allora ex premier.
Per la cronaca, ma anche per lo sfondo paraconiugale su cui continuava ad agitarsi questa faccenda da cui in un terzo e in un quarto tempo scaturirono dure prese di posizione anche da parte di Luxuria, di Barbara Berlusconi oltre che dell’allora signora Bocchino, ecco, si rammenterà qui che il provvido complimento berlusconiano era stato: «Se non fossi già sposato, ti sposerei».
E allora, come forse appare evidente, tutto torna e tutto disperatamente si tiene, passato e presente, potere e intimismo, dicerie e verità, gioia e dolori, fatiche e scemenze. Là dove il gioco in fondo è il massacro, con buona pace di Mezzaroma, dei suoi errori e di quelli di ognuno.