Marina Cavallieri; Vladimiro Polchi, la Repubblica 6/7/2012, 6 luglio 2012
ALBERGHI E ESCORT PREPAGATI I PADRONI DEL SEXY-TURISMO
QUANDO sbarcano dall’aereo e arrivano sul posto sanno quasi sempre dove andare. Indirizzi, cellulari, punti di riferimento e contatti sono già presi su Internet. Il viaggio non è a vuoto, la merce garantita. A volte in 15 giorni c’è chi si procura 20/30 incontri diversi. Molti e a poco prezzo: 30 euro per una notte o solo 15.
MA TRA il chiasso di un karaoke bar di Phnom Penh o sotto il cielo grigio di un villaggio moldavo, c’è chi mette tra le mani di un adolescente, a volte un bambino che salta la corda, anche 5 euro. È il prezzo che paga un turista sessuale. Un mercato che non conosce crisi e vede gli italiani in prima fila.
Li chiamano
travelling sex offender,
sono quelli che viaggiano in cerca di sesso, meglio se con minori. Professionisti, studenti, operai, impiegati lasciano a casa famiglie o fidanzate, partono per un viaggio di piacere, finiscono spesso in un girone infernale. Ogni anno, secondo l’Organizzazione mondiale del turismo, tre milioni di persone viaggiano a scopo sessuale, un sesto a caccia di bambini e adolescenti. Negli ultimi anni gli italiani hanno scalato le classifiche di questo commercio: sono tra i primi in Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, i quarti nelle classifiche mondiali, di certo i primi in Kenya.
Quando si muovono lo fanno in vari modi, c’è il turista fai-da-te che improvvisa e c’è quello che si affida a un network dello sfruttamento: organizzazioni spesso invisibili fatte di agenzie di viaggio, basisti e piccoli tour operator locali. Accanto alle organizzazioni criminali più strutturate che gestiscono la tratta di esseri umani e trasportano le “schiave” nei Paesi ricchi dove si trovano i clienti, ci sono infatti gruppi più piccoli che gestiscono il flusso inverso: quello dei clienti che si recano nei Paesi
poveri, dove i corpi sono in vendita a poco prezzo. Qui la geografia del sesso e quella della povertà coincidono. Ma chi gestisce questi flussi turistici? E quali sono i padroni del mercato?
AGENZIE TURISTICHE E RAGAZZE PREPAY
Quando si parte non sempre si sa cosa si trova. Non tutti fanno dodici ore di volo con l’obiettivo di andare a caccia di tredicenni, ma poi quando si è lì cadono i tabù, le differenze sfumano: è vacanza. L’Osservatorio brasiliano contro lo sfruttamento ha monitorato come si muovono i compratori di sesso. A Fortaleza e a Natal circa 700mila turisti europei sbarcano ogni anno in cerca di corpi in vendita, 80mila gli italiani.
Tra di loro c’è il turista che si arrangia da sé una volta arrivato in Brasile, ci sono traduttori e guide turistiche che mettono in contatto i clienti con le prostitute, ci sono infine agenzie in loco che procacciano le ragazze dalle quali prendono una percentuale, offrendo cataloghi patinati sui quali il turista può scegliere la “merce” preferita, pagando un pacchetto “full optional”. Non solo. Le agenzie spesso hanno referenti italiani.
«Accade sempre più frequentemente che sono i capigruppo che partono dall’Italia ad avere contatti diretti nel Paese di arrivo con le famiglie delle ragazze, in modo
da mettere su un piccolo business sessuale. Per il resto i mediatori sono i tassisti e gli stessi poliziotti», racconta Maria Rosa Dominici, membro della ong Intervita. Ma tutta l’America Latina è terra di conquista. «In Colombia ci sono addirittura ragazze e ragazzi “prepay” — continua Dominici — da qualche anno infatti il turista che arriva in aeroporto può comprare da un mediatore dell’organizzazione, contattata via internet dall’Italia, una carta prepagata con la quale avrà diritto all’albergo e alle prostitute per un certo numero di giorni». Tanti i modi per nascondere lo sfruttamento sessuale. In Mongolia si ha notizia di un tour operator internazionale che organizza viaggi sessuali spacciandoli per battute di pesca sportiva. Insospettabile. C’è poi la Moldavia: «Questo è il Paese con più chat-line a luci rosse al mondo e con casi sempre più ricorrenti di pedopornografia. Qui il fenomeno del turismo sessuale è in espansione — denuncia don Cesare Lodeserto, presidente della Fondazione Regina Pacis, che vive dal 2007 in Moldavia (in Italia è stato condannato per la gestione del centro per immigrati di San Foca) — In questo Paese ci sono molte agenzie turistiche che organizzano viaggi con prestazioni sessuali comprese nel prezzo. Funziona così: l’agenzia contattata dall’Italia fornisce formalmente solo l’appartamento, ma nel pacchetto è già prevista la prostituta, talvolta minorenne. Le agenzie hanno tutte sede in Moldavia, ma i titolari possono essere anche ita-
liani». E chi è il turista sessuale? Si può tracciare un identikit?
MASCHIO, GIOVANE, DIVORATORE DI CORPI
«Negli ultimi anni si è abbassata molto l’età, il turista sessuale ha tra i 20 e 40 anni e non corrisponde più ai vecchi cliché», racconta Marco Scarpati, a capo dell’Ecpat, associazione in prima linea nel combattere il turismo sessuale che coinvolge i minori. «Sono uomini sempre più giovani e più voraci, sono divoratori di corpi a cui non bastano pochi rapporti, devono averne molti, sempre di più: in un viaggio di 15 giorni possono avere fino a 20/30 incontri». I turisti sessuali che vanno con minori, dice Scarpati, si possono dividere in tre categorie: «Quelli occasionali che fanno un viaggio di lavoro e cercano un’esperienza sono la maggioranza, quelli abituali che fanno uno o più viaggi l’anno e i pedofili veri e propri». Questi ultimi spesso vivono in Italia una vita irreprensibile, ritirata, navigano molto su internet, nulla rivela la loro feroce inclinazione. «Si calcola che sono circa 80 mila gli italiani che vanno a caccia di bambini e adolescenti».
Ma i confini tra chi va con adulti e chi con minori è labile: ovunque domina il consumismo sessuale, il rapporto di dominio, il potere del denaro. A ogni latitudine il filo rosso che lega le vittime è quella della povertà. Basta ascoltare il racconto di Maria. «Sono nata in un villaggio, a 15 anni mi sono trasferita a Bucarest per non morire di fame, ho iniziato a lavorare in un locale molto frequentato da turisti. Il proprietario ci forniva documenti falsi in cui risultavamo maggiorenni, nel caso ci fossero stati controlli. Raramente però mi sono capitati clienti che chiedevano i documenti. Solo recentemente le cose sono un po’ diverse e tutti fanno più attenzione. Gli italiani
che venivano erano spesso in Romania per lavoro, dicevano di preferire le ragazze dell’Est alle italiane che pretendono troppo e se la tirano». Proprietari di locali sfruttatori, un modello di business diffuso un po’ ovunque: è il “bar owner” spesso a gestire la prostituzione.
LEGGI CHIARE, MA POCHE CONDANNE.
Come si argina questo fenomeno? E quali sono le armi per combattere il turismo sessuale? «Il punto — sostiene Dominici — è che con l’inasprirsi delle leggi, queste organizzazioni si sono rese più invisibili. Talvolta è solo un gruppetto di amici che si affida a uno più esperto che conosce bene il Paese di destinazione e sa già come trovare rapidamente chi si prostituisce ». Questo spiega anche il boom del turismo sessuale fai-da-te esploso con internet, ricco di forum e guide (come
travelsexguide.
tv)
con indirizzi
utili per i viaggiatori solitari. Una rivoluzione che ha reso il traffico più capillare e sfuggente. «È difficile combattere questo fenomeno perché non ruota intorno a grandi organizzazioni ma è frantumato in una miriade di piccole iniziative e spesso si affida a siti volatili», dice Scarpati. «La polizia per mettere sotto controllo un sito ha bisogno di tempo e quando arriva il sito è già cambiato».
Un mercato che può essere insieme alla luce del sole e sfuggente, ostentato e ambiguo. «Nel nostro sito pubblichiamo indirizzi di alberghi e villaggi turistici, per lo più
in Sud e Centro America — racconta C.M. adult community manager di un sito internet per scambisti — si tratta solo di viaggi per single o coppie aperte allo scambismo. Poi accade che, arrivati sul posto, si scopre la presenza di prostitute che hanno accordi con la struttura alberghiera ». Insomma è un mercato difficilmente controllabile fatto di iniziative diffuse, dove anche chi si vende tende oggi al fai-da-te: chi si prostituisce sta imparando a essere contattato direttamente dal cliente. Basta possedere un cellulare. «Anche per questo il buon accordo contro la piaga del turismo sessuale, firmato una decina d’anni fa tra Terre des Hommes e la più grande associazione di tour operator italiani, Astoi — prosegue Dominici — non è bastato ad arginare questi flussi». Dietro si celano reti criminali «poco strutturate — conferma Mariacarla Bocchino, direttore della divisione analisi del Servizio centrale operativo della polizia di Stato — e la rete occulta dei pedofili, mentre le agenzie e i tour operator italiani sono diventati col tempo molto più attenti e seri».
LE NUOVE METE E I PAESI TOLLERANTI
Le strade del sesso cambiano, per capire dove va il mercato basta seguire la geografia della povertà e delle guerre. Accanto alla Thailandia, Brasile, Cambogia, Cuba, Bangladesh, Colombia, Ucraina, Bulgaria, si aggiunge il Nepal e Macao. I nuovi predatori battono anche i villaggi senza tempo della Moldavia e della Cechia. Le vittime sono sempre loro: ragazzi dai 13 ai 17 anni, ma si può partire dai 7, costretti a forza o spinti dal bisogno come le adolescenti cambogiane che vendono la loro verginità per pochi euro. Così il turismo sessuale è un business mondiale che arriva a fatturare tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari annui (Organizzazione Mondiale del Turismo): troppo redditizio per essere sconfitto facilmente.
Organizzare i viaggi del turismo sessuale del resto non è un reato. Il nostro codice penale prevede dal 1998 pene severe solo per chi organizza viaggi finalizzati alla “fruizione” della prostituzione minorile, punibile con la reclusione fino a dodici anni. Qui vale il principio dell’extraterritorialità: la possibilità di punire i cittadini italiani per reati commessi anche al di fuori dello Stato. Le condanne? Poche. Recentemente, a maggio di quest’anno, un italiano di 47 anni è stato condannato a 21 anni di carcere dal tribunale di Chisinau, capitale della Moldavia, per vari reati compresa l’induzione alla prostituzione di minori. Poca cosa rispetto alle dimensioni del business. «Perseguire il reato di turismo sessuale è difficilissimo — conferma Mariacarla Bocchino — perché molte sono le condizioni procedurali necessarie e il problema è proprio la lentezza della procedura». Importante è la collaborazione tra Stati. «In Paesi come Filippine, Thailandia, India la sensibilità è aumentata; in Sud America invece le legislazioni non sono ancora adeguate: il turismo sessuale porta denaro e fa comodo a molti». Porta così tanti soldi che il re della Cambogia ha graziato tre stranieri condannati per sfruttamento sessuale dei bambini, tra loro un magnate russo che aveva investito in Cambogia 300 milioni di dollari. Ora i controlli sono puntati verso l’ultima emergenza: i mondiali 2014 in Brasile.