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 2012  luglio 06 Venerdì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “MASCAGNI

PIETRO”

Richard Wagner, sosteneva che ”anche Cilea, Mascagni e Puccini sarebbero stati meravigliosi autori di musica da film” ((G. Gs., ”Corriere della Sera” 14/11/2004))

«MAESTRO, non si spaventi: qualunque cosa accada, attacchi la Marcia reale». Nel camerino del Teatro Costanzi, a queste parole, pronunciate da un commissario di polizia pochi minuti prima del debutto assoluto di Tosca la sera del 14 gennaio 1900, il direttore Leopoldo Mugnone sbiancò. «Sembra che si tratti di un complotto... si parla di bombe!», spiegò il funzionario. E Mugnone: «Per carità, tacete. Non dite niente a nessuno!». Non voleva seminare il panico. Ma oramai la frittata era fatta. La voce si diffuse in palcoscenico aumentando la tensione degli artisti, già agitati perché sembra avessero ricevuto lettere minatorie (secondo alcuni, inviate da sostenitori di Mascagni) (…) Ma cinque chiamate dopo il prim’atto, due dopo il secondo e sette alla fine non sono poi molte, specie se confrontate con le sessante di Cavalleria rusticana di Mascagni dieci anni prima (Alfredo Gasponi, Il Messaggero 13 gennaio 2008).

L’affaire Mascagni arriva nel 1890 a complicare le cose. In breve: due anni prima il giovane mu-sicista, all’insaputa dell’autore, aveva chiesto a due librettisti, Targioni-Tozzetti e Menasci, di trarre dalla Cavalleria rusticana un’opera lirica in un atto. Lo stesso Mascagni ne avrebbe scritto la musica in soli due mesi di furore creativo. Quando l’opera, dopo essere stata rifiutata sdegnosamente da Ricordi, venne presentata al concorso di Sonzogno, ottenne il primo posto. Fu poco prima della rappresentazione, fissata per il 17 maggio ’90 al Teatro Costanzi di Roma, che il compositore scrisse a Verga ricordando la sua vita «di privazioni e di miseria» a Cerignola e comunicandogli che si apriva per lui il «sogno dorato» di uscire dall’oscurità, sempre che lo scrittore gli concedesse la possibilità di portare in scena la Cavalleria.
Nessun problema, risponde Verga, per l’aspetto economico «potremo intenderci».
Ma alle buone intenzioni iniziali seguirono anni di controversie giudiziarie, in parte testimoniate dalle lettere a Mario, controversie direttamente proporzionali ai trionfi mietuti dall’opera nei teatri italiani. Passano pochi giorni dal successo di Mascagni e Verga scrive al fratello: «Sonzogno ha comprato l’opera dal Mascagni ma ora ha da fare i conti con me che mi son riservati i miei diritti». In ottobre, dopo la proposta dell’editore di sanare la faccenda con mille lire una tantum (proposta ovviamente rifiutata), siamo già allo studio delle linee difensive e alle richieste legali rivolte alla Società degli Autori: «Treves saputo il contratto mi ha detto che sono in una botte di ferro, sono parole testuali». In questo clima, le notizie, il 9 dicembre 1890, dell’uscita del primo volume delle Novelle e della «splendida edizione del Mastro-don Gesualdo in tedesco », ma anche l’accoglienza entusiastica della Lupa in casa Ricordi, definita «terribilmente bella» (lettera del 28 aprile 1891), sembrano consolazioni di poco conto. La Vittoria, con la maiuscola, arriverà presto, dopo estenuanti trattative, giochi al rialzo e al ribasso, rilanci, tentativi di patteggiamento. Il 17 giugno, Verga è al settimo cielo, la Corte d’appello di Milano ha sentenziato in favore dello scrittore. Che gongola: «la Vittoria è venuta, c’è stata e sarete tutti contenti ». Si appella alla grazia di Dio, capace di «togliermi finalmente da tante pene»: «Questa è una vera benedizione del Cielo e furono certo le anime dei nostri morti che ci hanno ottenuto la grazia. Ho sofferto anni. Ma se Dio vuole le nostre pene sono adesso finite e potremo goderci in pace gli anni che ci restano, tutti quanti. Sto facendo registrare la sentenza e la notificherò subito». L’accordo prevedeva che entrassero nelle tasche di Verga, a riparazione del danno subito, ben 143 mila lire, equivalenti a oltre mezzo milione di euro attuali. La somma, stratosferica per l’epoca, gli servirà a colmare i debiti e ad acquistare un agrumeto nei pressi di Catania. Ma non basterà né a sedare le sue ansie finanziarie né a regolare per sempre la vertenza con Sonzogno e con Mascagni, che una decina d’anni dopo si riaprirà (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 25 febbraio 2008)

Il compositore Mascagni sparava livide sciarade (Victor Hugo era accreditato come cultore di un tipo complesso, à tiroirs, «a cassetti»): «Bestia il primiero / bestia il secondo / bestia l’intero», comunicando lo scarso apprezzamento per il musicista dei Pagliacci, il napoletano Ruggero Leoncavallo (Ezio Savino, Il Giornale 21 marzo 2008)

Battute crasse, spiritose e argute, le stesse o quasi che hanno reso famoso il Vernacoliere, magazine satirico, e una città, Livorno, spaccona e irascibile, generosa e alternativa anche nell’effimero, capace di genialità e di brutalità culturali come demolire la casa natale di Mascagni (Marco Gasperetti, ”Corriere della Sera” 3/6/2006).

Per esempio, il 18 marzo 1894, parlando del compositore Alberto Franchetti, artista gradito a D’Annunzio, Verdi commenta riferendosi probabilmente alla sua opera Fior d’Alpe: «Mal scritta per le voci... è il gran malanno di tutti i giovani di considerare la voce come un suono d’un altro strumento». Il 29 novembre 1900 tocca a Cavalleria Rusticana di Mascagni: «Forse potrebbe far bene, ma è troppo squilibrato e per voler far nuovo non bada a far bello... Ma se la gente va a teatro, tutto va bene » (Armando Torno, Corriere della Sera 1 dicembre 2008).

VARI - Grandi operisti Italiani. 2 volumi. Bibliografia. Cronologia. Biografia breve degli autori. Supplemento a Famiglia Cristiana, Periodici San Paolo, Milano 1996.
Mestre2 (contiene Pietro Mascagni di Roberto IOVINO)

BALDACCI Luigi - La musica in italiano. Libri d’opera dell’ottocento. Nota a testi. Note. Indice dei nomi. Indice delle opere musicali. Rizzoli, Milano 1997.
parla di:
Giacomo Puccini
Pietro Mascagni
Giuseppe Verdi

Finanziamenti (del fascismo) giungono perfino a Pietro Mascagni, anche se l’autore della Cavalleria rusticana, già molto ricco, potrebbe farne a meno (le ricevute sono su carta intestata all’Hotel Plaza, dove il musicista risiede quando è a Roma) (Paolo Mieli, Corriere della Sera 1/06/2010).

Si chiama il «Bohemian Club» e da 138 anni, da quando un gruppo di giornalisti californiani che volevano celebrare loro stessi e il loro scapigliato (oltre che precario) stile di vita appunto da boheme lo fondarono a San Francisco, raccoglie ogni estate gli illuminati, gli illustri e gli illusi di essere qualcuno (…) Negli elenchi di ieri e di oggi, meno di tremila ammessi in oltre un secolo, ci si trova addirittura Pietro Mascagni, l´autore della «Cavalleria» (Vittorio Zucconi, la Repubblica 30/7/2010)

• Al Teatro alla Scala a Milano ottiene uno straordinario successo la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Molti giornali pubblicano ritratti del giovane maestro (n. Livorno il 7 dicembre Ì868) da padre fornaio. [Comandini]

In «Tu non mi basti mai» ci sono echi di Mascagni. Una volta la eseguimmo in Piazza del Campo, a Siena, insieme all’ orchestra Toscanini che faceva «Cavalleria rusticana». Il successo è questo, non è vendere milioni di dischi, credetemi (Lucio Dalla, Corriere della sera 2009, 26 gennaio 2009)

Carmelo Bene sulla vergogna del 1866: «Allearsi con Bismarck per togliere il Veneto alla patria di Bruckner e Mahler, e attaccarlo a quella di Mascagni!» (Alberto Arbasino, la Repubblica 12/4/2012)

NASI Nunzio. Memorie. Storia di un dramma parlamentare. A pagina 17 (e anche altrove) foto del ministro Nunzio Nasi. Altre fotografie. In Appendice: Appunti biografici, Le ultime volontà, Lettera al presidente della Camera, Lettera al generale Ugo Brusati, "I doveri dell’uomo" di Mazzini, ecc. F. Ciuni Editore, Roma 1943
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