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 2012  luglio 03 Martedì calendario

PERCHÉ LE DONNE SCRIVONO PEGGIO" - È

domenica anche su Twitter, Caronte picchia duro, si cerca un po’ d’Africa in giardino o meglio sul web, si passeggia per il corso semideserto per vedere e farsi vedere, e si lancia un sassolino nello stagno. Concita De Gregorio butta là l’affermazione del critico del Corriere della sera Antonio D’Orrico in margine alla recensione dell’ultimo libro di Anne Tyler. “Gli uomini scrivono meglio delle donne, sia detto non per odio verso le donne ma per amore di verità”. Una battuta volutamente apodittica (D’Orrico è un ottimo critico ma è anche un provocatore nato, colui che scrisse che Giorgio Faletti era il più grande scrittore italiano quando era ancora un comico in disarmo). Ma Twitter è il luogo della decontestualizzazione, della vanità e delle bande rivali, dove le palle di neve ci mettono poco a diventare valanghe. Così per qualche ora si scatena il dibattito, per quanto un dibattito possa scatenarsi in 140 caratteri. Dagli all’untore maschilista, perché un altro dei giochetti di Twitter è scegliere un bersaglio e sbizzarrirsi su di lui.
Il giorno dopo resta la curiosità di sentire il diretto interessato, che si guarda bene dall’avere un suo account su Twitter, “un social network sbagliato nell’impostazione, dove si fa fatica a capire perfino chi scrive e di che cosa ha scritto; un meccanismo imbecille che si spera non sia usato da imbecilli, anche se il dubbio ti resta”.
ANTONIO D’Orrico sembra più divertito che sorpreso. Però - gli si fa notare - la sua affermazione sulla superiorità letteraria degli uomini era un tweet perfetto. Conferma? “Ma certo. Sono cose talmente ovvie. Dire che gli uomini scrivono meglio delle donne è come dire che il sole sorge alla mattina e che tramonta alla sera. Addirittura? “Ma certo. Oreste del Buono diceva una cosa ancora più definitiva: la scrittura è un’arte femminile che gli uomini sanno fare meglio”.
Martin Amis ha appena sostenuto il contrario, almeno per quel che riguarda le scene di sesso, ma D’Orrico non ne conviene, e dice di avere le prove: “Sto mettendo a confronto ogni settimana uno scrittore maschio e una scrittrice femmina, con pagine scelte rigorosamente a caso. Finora ha vinto sempre il maschio”. Ma allora è ancora più retrogrado di come lo descrivono i twittatori... “Macché, io sono un femminista! Quello che dico, lo dico a malincuore, e sulle ragioni ci possiamo sbizzarrire quanto vogliamo, a cominciare dal fatto che per secoli le donne stono state tenute in uno stato di inferiorità culturale. Ma resta il fatto che sui risultati non ci sono dubbi. È una mera questione di catalogo: se parliamo di grande letteratura, gli uomini vincono diecimila a uno.” Vabbè, ma allora è solo una questione numerica, destinata a essere ripianata con la parità. Le donne scrivono peggio perché finora hanno scritto molto meno... “Eh no, non è solo questo. Il fatto è che, come diceva Flajano ’Le donne scrivono quasi sempre per vendicarsi’...”. Su Twitter... “Fosse solo quello! Sempre, anche quando pensano di scrivere un capolavoro. Notoriamente, i grandi romanzi devono avere la febbre bassa, altrimenti come fai a mantenere la tensione per centinaia di pagine? E come fa a reggerti il lettore? Le donne però non ce la fanno, magari reggono un po’ ma poi gli viene l’attacco, la febbre a novanta, con rare rarissime eccezioni”. La prima delle quali non è, come si potrebbe supporre, Viginia Woolf, bensì “la grande Jane Austen; così femminile nelle tematiche, così maschile nel controllo dello stile”. E qui, fossimo su Twitter, si potrebbe aprire un altro dilemma spinoso; scrivono meglio gli etero o gli omosessuali? (e vuoi vedere che il critico è pure omofobo?) “Ma no, il genere non c’entra niente”. Il maschilista malgrado se stesso chiede che gli si faccia passare un’altra citazione, con la promessa che sarà l’ultima: “Ciò che che conta in letteratura non sono i gusti sessuali, ma la frustrazione del desiderio”.
Se Harold Bloom avesse ragione, forse si spiegherebbe perché gli uomini, in “quella ridicola e dannosa cosa che è la letteratura” (stavolta cito io), partono davvero avvantaggiati.