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 2012  giugno 29 Venerdì calendario

AFFETTO A FONDO PERDUTO (E GUADAGNATO)


Lei. Una vita da casalinga, sposa e madre di due bambine di 10 e 7 anni, per ritrovarsi – a soli quarant’anni – sorta di baby-pensionata: oggi che, prima di meritarti la rendita accumulata, devi trovare la combinazione – tra contributi, età e scaglione – che ti consenta di aprire il lucchetto che ti spalanca la stagione del giusto riposo.
Lui. Una vita da operaio, in pensione da tempo, per ritrovarsi – a settantasette anni – sorta di imprenditore: oggi che, prima di scommettere su qualcuno, specie se il capitale da spendere è la fiducia, l’incertezza è d’obbligo e il dubbio doveroso.
Lei si chiama Mariella. Lui si chiamava Sergio. E questa è la loro storia, dove espressioni come “darsi da fare” e “investire” – in questi giorni di crisi – ritrovano il loro senso naturale. Quello di gesti e intenzioni a fondo perduto – senza calcolo preventivo e interessi messi in conto – che si trasformano per contrappasso in “tanto di guadagnato”. Per il dovere morale avvertito, mostrato e infine premiato.

fame e fatica. Lui fino a tre anni fa girava per il paese su 50 cavalli scarburati, cantando le canzoni dei suoi tempi, così diversi da questi: quasi un juke-box a motore che ti metteva di buonumore, senza dover infilare monetine. Era un generoso Sergio Follina detto Smoie, anche se la vita non era stata generosa con lui: lavoro duro fin da bambino, quindi adolescente migrante in Germania come tanti delle sue parti, quando il Nord-Est non era la locomotiva dell’altro giorno, né la linea (di produzione) a scartamento ridotto di oggi che fa i conti con la tragedia di vagoni – imprenditori e dipendenti – che alla fine scelgono il binario morto.
Quello del giovane Smoie era un Nord-Est povero senza essere stato prima ricco e perciò ignaro di parole come fallimento, frustrazione, fragilità. Uniche abilitate, fame&fatica. Da coniugare ogni giorno al presente: folle solo l’idea di chiamarsi fuori e farla finita. Poi, un matrimonio tedesco conclusosi con la separazione e il ritorno a Nervesa, terra trevigiana; quindi imbianchino e addetto alle pulizie, fino alla pensione e al gusto di cantare in motorino, andando per funghi e osterie.

senza tornaconto... Lei lo incontra nel salone della sorella dove lui si fa tagliare i capelli. Trova simpatico e buono quell’uomo solo e anziano – a volte un po’ ruvido, come tutti quelli che hanno carattere – che abita in un alloggio popolare. E decide di aiutarlo, se a lui sta bene: badante a titolo gratuito, ogni volta che ha un po’ di tempo libero. Generosità a perdere.
Finché un giorno, di tre anni fa, Sergio vince. Vince, a Win for Life, una rendita di 4mila euro al mese per vent’anni. E la sua vita cambia. «Quando era povero, nessuno si curava di lui. Solo la signora si prodigava come una figlia», han detto gli amici: «Poi, quando ha vinto tutti volevano aiutarlo per avere i soldi». La solita storia.
Ma se la fortuna è cieca, Smoie ci vede benissimo e non abbocca: «Sergio per le persone cattive aveva fiuto, così come era generoso con chi se lo meritava».

...I conti tornano. Lui, ormai benestante, può pagarsi la retta alla Casa di riposo dove prende alloggio e dove la signora Mariella gli porta ogni giorno la biancheria pulita non prima di averlo caricato sull’utilitaria che Smoie ha acquistato – affidandola a lei, sua autista personale – e averlo condotto per osterie o al mercato, ricevendo in cambio, un paio di inviti al ristorante. La sua nuova vita è andata avanti così fino al primo giugno, quando Sergio Follina se n’è andato, lasciando gli averi ai parenti. Tutti, salvo la rendita vinta, esclusa dall’asse ereditario, che può essere “passata” per il tempo rimanente – 17 anni, nel suo caso – a chi si vuol beneficiare. Così Mariella Trinca, badante a tempo perso di un povero anziano, s’è ritrovata baby-pensionata. Morale di una favola in cui Smoie, imprenditore improvvisato ma non sprovveduto, ha investito sulla generosità seminata nella sua vita. Mandandoci a dire che passione e sentimento – e non solo magione&rendimento – sono il capitale di una vera comunità, capace di guardare (e arrivare) più lontano di convenienza e tornaconto.