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 2012  luglio 04 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. POLEMICHE SUI TAGLI


ROMA - I tagli alla sanità e ai dipendenti pubblici. Il blocco delle tariffe di acqua, luce e gas. Sono numerose le reazioni ai provvedimenti contenuti nel decreto sulla Spending Review 1 all’esame del governo. E se l’esecutivo precisa che si tratta solo di anticipazioni prive di fondamento, sono già scattate le reazioni della politica e delle parti sociali. Le polemiche maggiori su Sanità 2, Istruzione 3 e dipendenti pubblici. Gli avvocati annunciano: "Domani tribunali fermi". Vendola: "Tagli irresponsabili e inaccettabili". Gasparri: "Se il governo mette le mani nelle tasche degli italiani, non lo sosterremo". Ieri i sindacati avevano annunciato un possibile sciopero generale 4. Il ministro Patroni Griffi: "Sciopero? Noi riflettiamo sulle misure e cerchiamo di adottare quelle che siano il più possibile condivise ma anche le più efficaci". Secondo l’Ansa, tagli alla sanità per 5 miliardi in due anni e mezzo. Critiche anche dagli enti locali.

Vendola:
"Governo irresponsabile". Per il leader di Sel, "sono sopratutto gli italiani spaventati dal nome di Monti. Le politiche drammatiche di austerità di questo governo sono incompatibili con la ripresa di una prospettiva di sviluppo per il nostro Paese". Ancora: "In queste ore il governo Monti pensa che di fronte agli assalti ulteriori della crisi e della speculazione si debba comprimere la spesa sociale, tagliare la spesa sanitaria e il trasporto pubblico locale. Questo è irresponsabile e inaccettabile". Poi, dopo un incontro al ministero dell Salute nelle vesti di governatore della Regione Puglia annuncia: "Qualora non vengano ridotti i tagli, penso che potremo tranquillamente restituire le deleghe relative alla salute","Non me la sento di fare l’amministratore fallimentare di un sistema sanitario non in grado di erogare i servizi ai cittadini".

Il Pdl: "Il governo non metta le mani nelle tasche degli italiani". Nessuno pensi di fare cassa "mettendo le mani nelle tasche degli italiani". Anzi, la spending review "deve tagliare gli sprechi e non i servizi sociali a favore dei cittadini". Maurizio Gasparri espone la linea del Pdl. "Non saremo disposti a sostenere misure che riducano i diritti e le tutele degli italiani". Il capogruppo del Popolo della Libertà al Senato, continua: "Ad esempio la presenza delle forze dell’ordine sul territorio è un valore essenziale e quindi se si dovesse ridurre la presenza dello Stato in termini di sicurezza noi saremmo contrari.
Giudicheremo il merito dei provvedimenti, nella consapevolezza che è meglio tagliare la spesa che aumentare le tasse".

Di Pietro: "Un gioco sporco". Per il governo italiano la spending review si traduce in un "gioco sporco". Per Antonio Di Pietro, "come altro si può chiamare il paventato taglio dei fondi all’università e alla scuola pubblica per dare altri soldi a quella privata? Come altro si può definire il taglio dei posti letto negli ospedali e delle risorse alle regioni, che saranno costrette a ridurre drasticamente i trasporti locali, a danno dei pendolari che ogni mattina vanno a lavorare?". Poi l’attacco ai "tagli mancanti". Questo governo "non è intervenuto sulle spese militari, dove il solo acquisto degli F35 vale 15 miliardi, nè ha eliminato i privilegi della casta, le province, i consigli di amministrazione pubblici e le auto blu".

La lettera di Beppe Grillo. "Cari parlamentari, cari membri del governo, caro Fini: siete responsabili della deriva sociale che può fare esplodere l’Italia. Il Paese si è rotto i di una massa di incapaci che ha accumulato duemila miliardi di debito e che si riempie la bocca di parole senza significato come spending review". Così Beppe Grillo sul suo blog.

Il Pd e l’Università. Se le prime notizie sul nuovo decreto in materia di spending review verranno confermate dal testo, si profilerebbe un "nuovo colpo di mannaia sull’università che è inaccettabile". Lo dice la senatrice del Pd Vittoria Franco, componente della Commissione Istruzione, Università e ricerca. "I tagli all’università e alla ricerca sono tagli a settori innovativi, sui quali in genere gli altri paesi d’Europa puntano per la crescita e lo sviluppo, e colpiscono i giovani, già duramente penalizzati in un Paese, come il nostro, che purtroppo vanta un record in materia di disoccupazione degli under 24".

Gli insegnanti. Ancora una volta l’istruzione pubblica "finisce nel mirino dei tagli". E non è ammissibile "che la bozza sulla spending review contempli una sottrazione di ben 200 milioni di euro alle università a vantaggio delle scuole private". Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, boccia senza mezzi termini il provvedimento in discussione. Nel mirino del sindacato c’è tutta la geografia dei tagli previsti nel testo che "come sempre finirebbero per penalizzare la categoria dei dipendenti pubblici". Per Di Meglio, "il provvedimento sembra voler eliminare qualche spreco, intervenendo, a esempio, sulla telenovela ormai pluriennale della riduzione delle province, ma il bersaglio privilegiato rimane il lavoratore della P.a. attraverso il blocco degli aumenti retributivi".

Sanità. Si tratta di un "incubo". Una "sanità soppressa". Così Anaao Assomed, il principale sindacato della dirigenza medica del Sistema sanitario nazionale. "Non sono bastati i tagli alla sanità pubblica degli ultimi due anni e quelli di 8 miliardi già preventivati, a questi il governo sta pensando di sommare altri 3 miliardi entro il 2013, condannando ormai tutte le Regioni a chiudere servizi e abbattere le prestazioni". Poi l’intervento della Cisl: "Sulla sanità in questo momento c’è molta confusione perché si preannunciano costantemente tagli, senza dire dove e quando verranno effettuati. L’unico fatto certo è che si taglia l’assistenza e che a pagare saranno ancora una volta le persone con maggiori difficoltà economiche". E l’ipotesi è di chiudere, dal 1 gennaio 2013, i piccoli ospedali con meno di 80 posti letto. Si tratterebbe di circa 200 strutture su tutto il territorio nazionale.

Tribunali fermi. Domani astensione dalle udienze, indetta dall’Organismo Unitario dell’avvocatura contro la "rottamazione della giustizia" (demolizione del processo civile, della legge Pinto contro l’eccessiva lunghezza dei processi, l’appello cassatorio, mediaconciliazione obbligatoria), la chiusura di circa 1000 uffici giudiziari, l’aggressione alla professione forense e, quindi, al diritto di difesa. Alla protesta hanno già aderito oltre cento ordini forensi e sono previste manifestazioni in altrettante citta’

Blocco tariffe. Il blocco delle tariffe è "contrario a investimenti importanti". Così l’amministratore delegato di Snam, Carlo Malacarne, ha commentato l’ipotesi, contenuta nella bozza del decreto sulla spending review, di un blocco delle tariffe di luce, gas e acqua. Parlando a margine dell’assemblea di Anigas, il manager ha spiegato che "per investire occorre avere tranquillità e una visibilità sugli aspetti regolatori. Il mercato deve essere sereno, questa è la prima cosa". Secondo Malacarne "continui cambiamenti portano una mancanza di serenità sul mercato e questo è visto male dagli investitori’.

Iva. "Se apprezziamo la determinazione del Governo, dobbiamo però rilevare che il primo taglio di 4,2 miliardi ci appare insufficiente. Lo stop all’Iva non può risolversi in un semplice rinvio di qualche mese; così si tratterebbe di una presa in giro che aumenterebbe l’incertezza e i timori sul futuro". Così, nel corso della sua relazione alla presidenza di Confesercenti, Marco Venturi, che ha affrontato la questione della Spending review. Ancora: "Il rigore evocato in questi giorni non può essere costituito da un mix fatto da qualche taglio e da più tasse". Perchè, "in questo modo ci saranno solo meno consumi, meno lavoro, meno imprese e sviluppo. Si deve invece perseguire la via di tagli più coraggiosi per ridurre l’insopportabile pressione fiscale su famiglie ed imprese: quello che vogliamo non sono ritocchi ma una rivoluzione della spesa pubblica e della struttura istituzionale".

Mibac. Spending Review amara per il Ministero dei Beni e delle Attività culturali. "Come al solito a pagare sono sempre i più deboli, quelli che devono tirare avanti la ’carretta’. La sforbiciata che si vorrebbe fare al dicastero della cultura, di cui diamo un’anteprima, è di 2.000 dipendenti fuori dalla pianta organica e sette, forse otto dirigenti a casa". Lo afferma, in una nota, Giuseppe Urbino, Segretario Nazionale, Confsal Unsa-Beniculturali, aggiungendo che "sono cifre allarmanti soprattutto per quanto riguarda i dipendenti". "Invece di pensare a tagliare la vera spesa pubblica le consulenze d’oro che ci portiamo avanti ormai da decenni, invece di procedere con la chiusura di Arcus, di Ales, invece di finanziare il Maxxi", osserva il sindacalista, "si vuole intaccare quel patrimonio che consente alla cultura italiana di andare avanti".
(04 luglio 2012)