Arturo Zampaglione, Affari & Finanza, La Repubblica 2/7/2012, 2 luglio 2012
JOHN PAULSON IN DECLINO LA STELLA DEGLI HEGDE
L’anno scorso era stato troppo ottimista sui tempi della ripresa economica americana, aveva sbagliato puntando sulla Bank of America e aveva sottovalutato l’ampiezza della crisi europea. Risultato: il suo hedge fund, che nel 2007 lo aveva reso famoso e plurimiliardario grazie alle speculazioni sui mutui subprime, scese del 50%. “E’ un’aberrazione, è una performance inaccettabile, non succederà più”, aveva subito promesso John Paulson, cercando di tranquillizzare le banche di Wall Street e i fondi pensione che avevano investito nell’ Advantage Plus, il suo hedge fund. Ma nella prima metà del 2012 il fondo di Paulson è sceso di un altro 10 per cento: in parte per i riscatti, ma soprattutto perché non ha approfittato dell’aumento degli indici a gennaio e febbraio, mentre le quotazioni della AngloGold Ashanti, il gruppo di estrazione dell’oro su cui il re degli hedge fund aveva scommesso con convinzione, invece di salire, sono scese del 20%. E’ l’inizio della fine per il “mito Paulson”? ci si chiede a Wall Street. Di sicuro alcuni investitori si sono tirati indietro, come il fondo pensione dei dipendenti statali del New Mexico. Anche la Morgan Stanley ha suggerito ai suoi clienti di non mettere più soldi nel Advantage Plus: il quale è passato da 38 miliardi di dollari dell’inizio del 2011 a 22 di adesso. Ma Paulson, 56 anni, è ancora un personaggio di primo piano. Da un lato ha accumulato grandi ricchezze: secondo “Forbes”,
il suo patrimonio ammonta a 12,5 miliardi di dollari e proprio il mese scorso si è comprato per “soli” 49 milioni la villa di 15 camere da letto e 5600 metri quadri ad Aspen, in Colorado, che era stata costruita dal principe saudita Bandar bin Sultan. Da un altro lato, nessuno dubita che Paulson abbia il coraggio, i mezzi e il fiuto per altre operazioni come quella sui mutui subprime. Ricordate? Aiutato dal finanziere italiano Paolo Pellegrini, che aveva intuito l’imminente tracollo dei mutui subprime, Paulson convinse la Goldman Sachs a predisporre uno strumento ad hoc per consentirgli di fare una grande scommessa contro i prodotti derivati legati a quei mutui. Così nel 2007 guadagnò 3,5 miliardi di dollari. E tre anni dopo portò a casa un compenso di 4,9 miliardi, stabilendo un record nel settore degli hedge fund. Anche adesso alcuni altri fondi più piccoli gestiti da Paulson non vanno così male come l’Advantage plus, e anzi guadagnano. Ma nel complesso non è più riuscito a ripetere gli exploit del passato. Qualcuno dice che è colpa delle sue fissazioni, come quella per gli investimenti in oro. Ma la verità è forse più semplice: l’attuale confusione nei mercati, nelle valute e nelle politiche economiche rende la vita difficile anche alle vecchie volpi della finanza. a.zampaglione@repubblica.it