Nicola Lombardozzi, Affari & Finanza, La Repubblica 2/7/2012, 2 luglio 2012
LA FAVOLA RUSSA DELLA BELLA MARGARITA LA REGINA DEL TRADING MILIARDARIA PER AMORE
E’ molto più sexy di Cenerentola, meno timida e indecisa di Biancaneve, e non ha proprio niente a che fare con la Bella Addormentata. La favola di Margarita è tutta un’altra cosa. Una favola moderna che stuzzica l’invidia e l’ammirazione delle ragazze russe, oscura le vicende sempre un po’ torbide dei soliti oligarchi di Stato, riaccende l’orgoglio nazionale affamato di storie esemplari di riscatto sociale e fortune miliardarie. E Margarita Bogdanova, la zarina delle commodity mondiali, è perfetta per il ruolo: studentessa orfana nella Leningrado allo stremo degli ultimi anni dell’Unione Sovietica, adesso titolare di un impero economico da far paura come la francese Louis Dreyfus group, specializzata in agricoltura, petrolio, commercio internazionale con un fatturato annuo che supera i 100 miliardi di euro.Vedova di Robert Louis Dreyfus, che le ha deliberatamente trasferito tutti i poteri acquistando le quote di tutti gli altri eredi potenziali, è temuta e rispettata in Francia dove si ammirano le sue insospettate capacità imprenditoriali e il suo piglio da accentratrice di ogni singolo aspetto della sua impresa. Ed è addirittura santificata in Patria dove biografie ripulite e osannanti fanno un’icona della bionda “zarina dagli occhi blu” diventata la donna russa più ricca del mondo “con la sola forza dell’amore”. Ora il gruppo che governa dalla morte del marito nel 2009 esce allo scoperto, abbandona la sua tradizionale riservatezza e annuncia un maxi-piano di investimenti da 7
miliardi di euro. «I nostri investimenti - ha annunciato la bella Margarita - aumenteranno del 40% rispetto al periodo 2006-2011». E per arrivare a quest’obiettivo il gruppo, che non ha mai pensato di quotarsi su nessuna Borsa, ha lanciato sul mercato un’emissione di obbligazioni che rappresenta la prima esposizione “esterna2 della sua lunga storia. E tutto questo è in mano a lei, Margarita. L’amore avrà pure avuto un suo ruolo, ma ci vuole ben altro per diventare a 50 anni appena compiuti la padrona assoluta di un azienda con una storia ultracentenaria, 55 sedi nel mondo, 40mila dipendenti, una flotta di mercantili, piantagioni e stabilimenti vari in Brasile, Argentina, Stati Uniti. Per non parlare di un patrimonio personale di 8 miliardi, lussuose residenze sparse ovunque, aerei ed elicotteri privati, e un giocattolo costoso come l’Olympique di Marsiglia, riportata a suon di milioni agli splendori degli anni ‘90. Dall’alto del suo trono, Margarita non concede molto alla voglia di favole dei suoi connazionali. Parla poco e solo da manager. Insiste che l’unica prospettiva per la sua azienda e per tutte le aziende in genere “consiste negli investimenti a lungo termine”, accenna a un tocco di femminismo quando le capita di licenziare un intero gruppo dirigente e di commentare: “L’economia mondiale purtroppo è fatta e pensata solo da uomini”. Salvo poi rimpiazzare i defenestrati con altri uomini perché evidentemente ritiene che non sia facile trovare in giro donne del suo calibro. Per ricostruire la sua ascesa bisogna destreggiarsi tra versioni fiabesche e le inevitabili perfidie degli invidiosi. Tutto comincia in una kommunalka di San Pietroburgo. Margarita è una bella studentessa di Economia. Vive nell’appartamento condiviso con altre famiglie insieme al nonno ingegnere che l’ha accolta quando aveva appena sette anni dopo la morte dei genitori in un incidente ferroviario. Tutti la chiamano Rita, ne ammirano la carica sensuale ma anche la capacità di arrangiarsi. Per arrotondare il misero bilancio familiare collabora con un’agenzia di viaggi. Fa l’accompagnatrice, l’interprete, l’organizzatrice di gite e divertimenti per i primi imprenditori occidentali attratti dalla perestrojka. E l’amore segna il primo punto. Un imprenditore svizzero si infatua perdutamente e se la porta via. Rita pianta kommunalka, nonno e disagi, per trasferirsi in una villa alle porte di Zurigo. Qualche compagna di corso la considera una delle tante cacciatrici di uomini che cominciano a venir fuori in quegli anni. Ma figuratevi quello che avrebbe detto in seguito, perché la favola è appena cominciata. Come capita in questo genere di matrimoni, il divorzio arriva appena un anno dopo. Rita mantiene la villa, un ottimo reddito, e sceglie di restare in Svizzera collaborando con un ufficio turistico. Il colpo della vita è a un passo. Arriva sul volo Zurigo- Londra. Rita ha deciso di investire i suoi risparmi in una vacanza in Inghilterra. Vola in business e si ritrova seduta accanto ad un quarantenne dalla barba incolta, i jeans sdruciti e i capelli unti. Sembra tutto fuorché Robert Louis Dreyfus, erede della fortuna di cui sopra. All’arrivo a Heatrow si va in limousine in un ristorante del centro e la love story ha inizio. Cosa sia accaduto a bordo resta alla vostra immaginazione. Qualcuno, un po’ morboso, ha raccontato scene di sesso nella toilette come in Emmanuelle. Qualche altro, più tenero, ha preferito raccontare di lei che mormora: “Saprebbe dirmi l’ora, per favore?” ammaliando per sempre il miliardario. Entrambe le categorie di biografi hanno però qualche sospetto sulla casualità dell’incontro. A spiegare le cose c’è un film russo che avrebbe fatto scalpore anni dopo. Si chiama Interdevochka che si potrebbe tradurre “ragazza internazionale”. Raccontava di una bella studentessa che gestiva la mappa degli spostamenti di tutti i potenziali mariti stranieri e danarosi e pianificava scientificamente i luoghi e i modi per offrire loro uno sguardo intrigante o una discreta sbirciatina al décolleté. Se invece volete buttarla in politica potete dar retta alla leggenda mai smentita delle splendide ragazze sguinzagliate dal Kgb alla caccia di miliardari occidentali mirando al controllo dei loro patrimoni. Non ci sono prove. Solo qualche indizio. Tale sarebbe stata, per esempio, la missione di Anne Chapman, meglio conosciuta come “Anna la rossa”, affascinante spia russa beccata l’anno scorso dall’Fbi e rimandata in Patria. Ma sono storie non verificabili che non scalfiscono minimamente l’amore cieco, sordo e devastante di Robert Louis Dreyfus. Come in tutte le favole l’amore è contrastato. Nemico numero uno della bella Margarita è, come da copione, la potenziale suocera Matilda. Matriarca della dinastia dei mercanti Louis Dreyfus che nel 1851 avevano fondato l’azienda commerciando coloniali, guarda caso, con la Russia degli zar. Matilda non crede alla buona fede della bionda, sedici anni più giovane del figlio prediletto. Le fanno orrore i suoi abiti fasciati, il suo trucco troppo pesante, le minigonne da fumetto e tutto l’armamentario di mosse e ancheggiamenti da ragazza povera dell’Est alla scoperta dell’Occidente. Ma Robert è un duro. Ed è bravo. Da solo porta il fatturato dell’azienda da 300 milioni a 10 miliardi. E non molla Margarita. Vive con lei. Ci fa tre figli, Eric e due gemelli chiamati salomonicamente Maurice (in francese) e Kirill (in russo). Il clou della fiaba, paragonabile alla prova della scarpetta di Cenerentola arriva nell’estate del ’96. Robert, che sa che una rara forma di leucemia lo ucciderà presto, impone alla madre l’incontro con Margarita, ormai trasformata in una raffinata donna di classe, e con i tre nipotini. Matilda si commuove, o forse si arrabbia. In ogni caso crolla per terra alla vista della famiglia clandestina. Un collasso cardiaco che la ucciderà nel giro di pochi giorni. E’ la fine delle ostilità. La coppia si sposa e festeggia per tre giorni in una reggia presa in affitto a San Pietroburgo dove Rita, l’orfana, si gode tutte le rivincite che potete immaginare. Poi la parte più dolorosa. La lunga preparazione di Robert alla morte, con Rita che si dimostra fedele, dolce, compassionevole e anche un’abile allieva manager. Lui le mette a disposizione 300 milioni di euro e la sfida a moltiplicarli. Lei si inventa qualche speculazione tra borsa e mercato e, in due anni, festeggia il suo primo miliardo. Così almeno vuole la leggenda prefabbricata della “zarina dagli occhi blu”. Di certo da quando ha le chiavi dell’azienda non ha ancora sbagliato una mossa. Prepara i tre eredi alla successione. Celebra e commemora in ogni occasione la morte del marito avvenuta nel 2009. E va fiera della sua doppia nazionalità con due registri diversi: la storia di business in Francia e la fiaba in Russia.