Giuditta Marvelli, Corriere della Sera 4/7/2012, 4 luglio 2012
LA BEFFA DEI TASSI DECISI A TAVOLINO
Libor, chi era costui? E in che relazioni di parentela sta con l’Euribor, il tasso a cui è collegato il mutuo per la casa? L’ultimo scandalo della finanza anglosassone porta alla ribalta un acronimo di cui molti risparmiatori hanno già sentito parlare. Libor sta per London interbank offered rate ed è il tasso a cui le banche sulla piazza di Londra si prestano il denaro. Per «costruire» quel tasso che i banchieri di Barclays (e anche altri? Chissà) avrebbero artificialmente diminuito per lustrarsi l’affidabilità, ogni giorno scendono in campo una ventina di banche. Il numero magico, ottenuto scartando i valori troppo ridotti e quelli troppo alti, viene definito rispondendo a questa domanda: «A che tasso pensate di poter prendere a prestito soldi dalle altre banche?».
Il Libor funziona per dieci valute e quindici diverse scadenze: ha quindi 150 diverse forme che ogni giorno girano sugli schermi degli operatori di tutto il mondo, spostando 350 mila miliardi di dollari «appoggiati» su contratti derivati e prodotti finanziari che guardano a qualche tipo di Libor per sapere quanto valgono. Ed è proprio nella necessità di far funzionare dei contratti derivati che alcuni avrebbero infranto le regole.
In che rapporti sono Libor ed Euribor, il tasso a breve più familiare per gli italiani e gli europei? L’Euribor (Euro interbank offered rate) si è imposto negli ultimi anni come indicatore della stessa grandezza — il saggio a cui le banche sono disposte a prestarsi soldi — per i Paesi delle moneta unica. Il meccanismo con cui viene formato è simile a quello del Libor. Anche se il maggior numero di banche partecipanti al procedimento (una quarantina, quasi il doppio) potrebbe, si dice, renderlo meno influenzabile.
Se da qualche parte i banchieri giocano tra loro al ribasso, il vero problema per le famiglie è il costo dei prestiti, che dipende dallo spread applicato dalle banche sopra il Libor o l’Euribor. L’Euribor è ai minimi storici — a tre 0,65%, a sei mesi 0,92% —, ma chi desidera fare un mutuo sa bene che dovrà pagare di più. Quello che viene aggiunto all’Euribor per chiudere i contratti di mutuo, in questo momento viaggia al 3%. Un anno fa, prima che scoppiasse la crisi, non superava il punto e mezzo percentuale.