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 2012  luglio 04 Mercoledì calendario

I PARTITI RIVOGLIONO MONTI DOPO MONTI

Alla Bocconi lo aspettano ancora. Il loro presidente li ha salutati a novembre: “Torno presto” disse, mentre saliva sul treno alla stazione Centrale. Quanta acqua sotto i ponti è passata. E ieri, nella sala del “nostro Senato” (“Posso per-mettermi, presidente?”, domanda a Renato Schifani), mentre ride degli sfottò rivolti al ministro Andrea Riccardi, “Forrest Gump della politica” (copyright Lucia Annunziata) sembra davvero un altra persona rispetto a quell’alieno approdato a Termini con il trolley in mano e il loden sulle spalle. Ormai nei palazzi di Roma non possono più fare a meno di lui. E il professore – compiaciuto, gongolante – stronca quelli che “nei decenni passati” hanno alimentato “speranze infondate” (“Ogni riferimento è puramente casuale”), rimprovera chi mette in dubbio che nello stadio di Kiev abbia cantato l’Inno nazionale (“Una volta non si usava e abbiamo avuto uomini di Stato non inferiori a quelli di oggi”). Può permettersi sciabolate a destra e a manca. Professore sei nostro, professore resta qui.
IL TIRO ALLA FUNE è appena cominciato, nemmeno ventiquattr’ore dopo il ritorno da Bruxelles. Mario Monti è tornato in patria vittorioso e gli si sono avventati addosso come un bottino. L’Udc rivendica la primogenitura: loro lo hanno sempre detto e adesso, anche se la questione è “assolutamente prematura” sono pronti a “chiedergli un passo in avanti anziché uno indietro”, come lui ha sempre giurato di voler fare. “La sua opera andrà continuata – spiegano i centristi – e dovrà avere il sostegno di una coalizione più ampia possibile”. L’epoca di Abc, la maggioranza Alfano-Bersani-Casini, avvertono, non è detto che sia vicina alla data di scadenza. Ci vuole tempo, bisogna aspettare che le elezioni si avvicinino e che, fiutata l’aria, “la ragionevolezza del Pdl venga fuori”.
MA ANCHE NEL PD, che con Monti ha digerito bocconi piuttosto amari, pare che l’infatuazione sia alle stelle. Due giorni fa Massimo D’Alema sul Corriere, ieri Enrico Letta su l’Unità hanno confessato il loro sogno proibito: Mario resta con noi. E il segretario, quel Pierluigi Bersani naturale candidato premier secondo lo statuto democratico? È costretto ad abbozzare: dice che non ha intenzione di “arruolare” nessuno, ma che Monti sia “una risorsa” in Italia “lo sa anche un bambino”. Aggiunge che vuole “un centrosinistra di governo, non come quello di una volta”. Tradotto, spiegano dal suo staff, significa che anche per Bersani la stagione dei tecnici a palazzo Chigi non finirà nel 2013.
Rispetto a Casini e ai suoi, nel Pd non immaginano un prosieguo della “strana” maggioranza (“Finché c’è Berlusconi non se ne parla”) ma di certo l’esperienza dei governi passati è sepolta: “Di sicuro al governo non ci rimettiamo i segretari dei partiti – spiegano dalla sede di largo del Nazareno – Prodi pensava che fossero una garanzia di stabilità ma non ha funzionato. Bersani pensa a un governo che non sia una spartizione tra partiti: a palazzo Chigi portiamo tecnici, persone competenti, autorevoli ex amministratori, gente simile a quella attuale”.
È UN PO’ complicato immaginare un governo “tecnico” guidato da un politico, segretario di un partito. Nel Pd sono convinti che saranno le primarie a legittimare Bersani, che serve un meccanismo per governare, altrimenti “si bivacca”, che bisogna smetterla di pensare ai “contenitori” come l’Ulivo, l’Unione, la foto di Vasto. E agli elettori “altri” bisogna parlare prima delle elezioni, non dopo. Il ruolo di Monti a quel punto si vedrà, adesso è troppo presto, spiegano ancora dal Pd, perchè “non ci possiamo permettere il lusso di portarlo di qua o di là”. Ancora non è chiaro se quella di un governo tecnico-bis sia anche una risposta dei democratici alla cosiddetta antipolitica. “Se questa fosse la linea del Pd – commenta l’Idv Massimo Donadi – è evidente che le nostre strade si separerebbero, non per veti dell’uno sull’altro, ma per fatti concludenti e manifesta incompatibilità”.
È ABBASTANZA sicuro, invece, che il Pdl abbia intenzione di condurre una campagna elettorale come ai vecchi tempi: “Sarebbe un errore gravissimo modificare la fisiologia della lotta politica – spiega Gaetano Quagliariello, senatore Pdl – le prossime elezioni devono svolgersi come tutte le altre: con una destra, una sinistra e un centro”. Ma anche lui sul futuro di Monti dice: “Dopo si valuteranno gli esiti elettorali e la situazione del Paese: se c’è un’emergenza, un governo di larghe intese è possibile”.