Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 3/7/2012, 3 luglio 2012
EURO BESTIARIO
Tutto il pianto minuto per minuto, tutta la retorica pagina per pagina. In Polonia ed Ucraina non si è giocato un Europeo.
Ha piuttosto avuto luogo una redenzione collettiva. Un riscatto illuminato. Un umanesimo nuovo. Tutti stretti a coorte. Tutti pronti alla morte. E all’iperbole.
ENFASI DI STAMPA
“Il Rinascimento del patriottismo” (Marcello Veneziani). “Stella e solista, l’invenzione del nuovo calcio”, “è la migliore del dopoguerra” (Mario Sconcerti, lo stesso che un mese fa affermava sconsolato: “Non siamo una grande nazionale”). Il petto in fuori è trasversale. Dal “Vaffanmerkel” di Libero a Luciano Moggi: “Teniamo i piedi per terra e l’Europeo sarà nostro”. Ezio Mauro accomuna Monti e Prandelli come emblemi di rinascita. Gianni Riotta, il 26 giugno su La Stampa, sciabordava frizzantezza eternando la rivincita dei Pigs: “Il calcio, metafora sempre perfetta della vita nella sua imprevedibilità, ci ha fatto vedere di cosa sono capaci gli italiani, un italiano «medio» come Diamanti, quando hanno le spalle al muro. Forza Azzurri”. Maurizio Crosetti, il 26 giugno su Repubblica, inseguiva inconsapevolmente il plauso di Belpietro: “Non aveva più senso sentirci i loro zimbelli, i loro pizzaioli quando andava bene, i loro bagnini: d’estate invadevano le nostre spiagge, ma quando le tv negli stabilimenti balneari trasmettevano la sera un Italia-Germania qualsiasi, finiva sempre allo stesso modo: noi con i clacson, loro con le birre di consolazione”. Aldo Cazzullo, ieri sul Corriere della Sera, garantiva: “Questa squadra ci ha insegnato a essere più uniti (..) Forse, tra qualche tempo, ricorderemo queste notti come il momento in cui l’Italia cambiò umore. In cui un paese spaventato e malmostoso ritrovò il sorriso e fiducia in se stesso (..) Il senso di riscatto, l’orgoglio, con cui in tanti, compresi molti neri italiani, stringevano una bandiera a lungo dimenticata e cantavano un inno sino a poco fa negletto". Il giorno prima, sullo stesso giornale, Beppe Severgnini proponeva un “Decalogo per un’Italia nuova. Per lavorare meglio dobbiamo slegare l’Italia dai suoi lacci: come l’Italia di Prandelli che ha puntato sul cambiamento”. Qualche passaggio Estiquatzi (“Ho visto le partite degli azzurri in una pizzeria di Chicago, dentro una stanza d’albergo a Boston e Spokane”) e dieci tavole : “Non temere”, “Non esagerare”, “Non fermarsi”. Tra un Napolitano che scriveva e un Buffon che rispondeva (“Il Presidente è un gigante”), Massimo Gramellini si chiedeva il 30 giugno su La Stampa: “L’Italia può davvero cambiare? Gioisce la Borsa, guaisce lo spread, Mariochiaro batte i pugni a Bruxelles, Marioscuro sguaina i pettorali a Varsavia (..) Stavolta i parallelismi fra politica e sport non sono nevrosi giornalistiche, ma slanci del cuore. Ne avevamo bisogno”. Irrinunciabile Cristiano Gatti ieri ne Il Giornale: “Un vero miracolo c’è stato: l’Italia s’è (ri)desta”; “Il miracolo italiano (..) è talmente frequente e ripetitivo da essere diventato marchio romantico, come il sogno americano” (i viaggi dei Pink Floyd erano meno lisergici).
MAMMA RAI
Assai ficcante la Rai. Quando Churchill ha detto che “L’Italia perde le partite di calcio come fossero guerre e le guerre come partite di calcio”, aveva sognato Marco Mazzocchi in un flashforward. “Chissà che gli spagnoli non si pentiranno di quello che, giustamente, non hanno fatto” (il biscotto non c’è stato per sadismo. Mica per sportività); “Ma tu adesso, da tifoso, a cosa ti attaccheresti?” (un’idea ci sarebbe). Francesco Pannofino ha quindi scandito la formazione con voce marziale, dando al tutto una solennità da eroi del Piave (che mormorava).
GAVETTONI DI STIMA
Epico Saverio Montingelli dal Circo Massimo: “C’è grande festa, mi hanno fatto perfino un gavettone” (Saverio è così: per autodifesa si è convinto che, quando lo dileggiano, è per tributargli stima).
DEL BOSQUE CHI?
La parola ai cantori Bruno Gentili e Beppe Dossena. “Del Bosque è preoccupato, si rende conto che non hanno profondità, siamo bravi noi a non dargliela…”. Due secondi dopo: Silva, gol. “Siamo eccezionali a fare densità” (a segnare un po’ meno). “Gli spagnoli hanno fatto annaffiare il campo” (Gentili cerca l’alibi). “Abbiamo riposato un giorno in meno” (Gentili ricerca l’alibi). “L’Italia ha sulle gambe i rigori con l’Inghilterra” (la Spagna invece col Portogallo aveva vinto giocando a bocce). “Gli spagnoli si danno delle arie, sono presuntuosi” (più forti no, eh?). “C’è speranza” (Dossena prima del 3-0). “È rigore per noi!”(Dossena commenta una partita alla playstation). “Dovrebbero avere più rispetto” (Gentili esorcizza invano il poker). “Dovrebbero darci l’onore delle armi” (cioè far segnare un gol all’Italia). Triplice fischio, delusione.
QUI CIRCO MASSIMO
Al Circo Massimo è successo di tutto: cori fascisti, svastiche, risse. Da studio chiedono più volte conto a Montingelli. Ma lui, si sa, quando vede una contestazione la prende per segno beneaugurante: “A cosa vi riferite? Non capisco. Splendida organizzazione”. Splendida.
SPAZIO ISTITUTO LUCE
È passata mezzora ma Bonucci piange ancora. Un singhiozzo inconsolabile, interpretato come chiaro - e sacro - attaccamento alla maglia. Dopo avere nuovamente intervistato Abete nello spazio “Istituto Luce”, Amedeo Goria presta il microfono a Mario Monti per un pistolotto sui massimi sistemi. Poi: “Mazzocchi mi chiede di chiederle gentilmente quando usciremo dalla crisi”. Monti, sempre più uguale a Stefano Bizzotto tra vent’anni, replica dispensando ottimismo. Albertini gli regala una maglia di Balotelli. Ma sembra mignon, da bambini: una mezza patacca. Monti ci rimane malissimo e a malapena stringe la mano a Goria: se ponesse la fiducia su gesti simili, vanterebbe maggioranze bulgare. C’è malinconia nell’etere. Marzullo, in uno di quei programmi che guarda solo lui, dedica una monografia a Buffon. Si evince che: Gigi è gran campione, gran padre, gran marito. Gran tutto. È notte. Forse Bonucci piange ancora. La Rai promette di coprire le Olimpiadi come gli Europei. Ci sarà anche Montingelli, gregario ilare di questo nostro nuovo Rinascimento.