il Fatto Quotidiano, 3/7/2012, 3 luglio 2012
LEADER UE, 50 ANNI (O MENO)
Quando va ai Consigli europei, il professor Monti si trova quasi in una situazione paradossale: è uno degli juniores del gruppo, perché c’è entrato neppure otto mesi fa; ma, con i suoi 69 anni, è pure uno dei decani. Tanto per dire, Jean-Claude Juncker, premier lussemburghese senza interruzione dal 1995, di anni ne ha appena 58. Il fatto è che l’Italia, da sempre, e con poche eccezioni, affida la propria guida, quella politica, più all’esperienza che all’entusiasmo. A noi il Professor pare un giovanotto perché, prima, c’era Berlusconi con i suoi 76 anni (ma divenne presidente del Consiglio la prima volta a 58 anni). La seconda Repubblica, ammesso che sia davvero tale, ha prodotto un solo premier ‘under 50’ (D’Alema, 49 anni nel 1998). Prodi, oggi 73, divenne premier a 57; Amato, oggi 74, a 62. Di che dare ragione a Cesare Prandelli, bravo ct, persona ammodo, classe juventina, che, subito dopo la disfatta di Kiev, scopre che la nazionale soffre perché l’Italia è “un Paese vecchio”, “con tante cose da cambiare”. Altro che l’America di frontiera dei fratelli Cohen, che non era, e non è, “un Paese per vecchi”: il nostro è un Paese con l’età media fra le più alte e dove i seniores, quelli ‘over 60’, sono più dei giovani, che, per fare massa, dilatano i loro confini ben oltre i trent’anni.
Ora, a parte il fatto che in campo a Kiev mica c’è andata un’allegra brigata d’arzilli nonnetti, ma 11 giovani presunti baldi; e a parte pure il fatto che vecchio non è necessariamente sinonimo di saggio ma neppure giovane è necessariamente sinonimo d’intelligente; la sortita di Prandelli è corretta. E, infatti, oggi Monti è il più anziano fra i leader dei Paesi fondatori dell’Unione europea: il presidente francese François Hollande, appena eletto, ha 58 anni, pur essendo un dinosauro della politica perché ne fa da sempre, anche se pochi, fuori dalla Francia, se n’erano accorti. Angela Merkel è coetanea di Hollande, ma è cancelliera tedesca da quando di anni ne aveva 51. Elio di Rupo, premier belga di origini italiane, è da poco alla guida del paese: c’è arrivato a 61 anni. Di Juncker, abbiamo già detto. Mark Rutte, olandese, ha 45 anni (ed è premier da quando ne aveva 43).
Fra i Grandi dell’Ue, il dato non cambia: Monti è il più vecchio. Il premier polacco Donald Tusk ha 57 anni ed è capo del governo da cinque; e lo spagnolo Mariano Rajoy ha pure 57 anni e s’è appena insediato. Con lui, la Spagna ha fatto una scelta controcorrente, dopo avere scelto nel ’96 un leader di 43 anni, José Maria Aznar, e nel 2004 uno di 44 anni, José Luis Zapatero. Il premier britannico David Cameron, conservatore, 48 anni, è un altro degli ‘under 50’ del Consiglio europeo; e il capo dell’opposizione laburista Ed Miliband, uno dei pochi politici occidentali in servizio permanente effettivo che ha la serenità di definirsi socialista, di anni ne ha solo 43.
Uno dice: Sì, va bene, ma in America è diverso: c’era Nonno Reagan, presidente dai 70 ai 78 anni; e poi Zio Bush, presidente a 65 anni. Bubbole: Barack Obama, 51 anni, divenne presidente a 48; prima di lui George W Bush, figlio dello Zio, fu eletto a 54; e ancora prima Bill Clinton a 46.
Nell’Ue, i Paesi Nordici hanno un serbatoio di giovani cui affidare le sorti del governo: lo svedese John Fredrik Reinfeldt ha 47 anni ed è premier dal 2006; la danese Elle Thorning-Schmidt ha 45 anni ed è premier dal 2011; e il finlandese Jyrki Katainen li batte tutti, perché ha 40 anni e divenne un anno fa.
Ecco, però, e torniamo a Prandelli, non è che giovane è necessariamente bello e buono, quella cosa che dicevano i greci (ma loro pensavano agli efebi). A parte l’ungherese Viktor Orban, oggi 49 anni, premier a 35, uno dei ‘cattivi’ d’Europa, capita che i giovani non siano affidabili: il professor Monti lo sta sperimentando. A 72 ore dal Consiglio europeo, Rutte l’olandese, quello in combutta con gli xenofobi anti-Islam, e Katainen il finlandese si rimangiano l’intesa sullo scudo ‘anti spread’: che Angela la tedesca abbia loro fatto l’occhiolino? Giampiero Gramaglia • ITALIA 2012: IL POTERE MAMMUT - Mario Monti, Varese 1943, in qualche modo, è campione d’Italia e d’Europa. Il governo del professore è il più vecchio in assoluto. L’almanacco repubblicano dice che si piazza al primo posto con un’età media di 64 anni. La classifica permette di sconfiggere anche gli attuali rivali continentali: non ci è riuscito Cesare Prandelli, invece Monti sì. Il premier ha la squadra più vecchia. Se l’anzianità fosse un valore positivo, l’ex rettore sarebbe irraggiungibile in classifica. Anche perché l’Andrea Pirlo di Monti, il regista, il ministro per i rapporti con il Parlamento, si chiama Dino Piero Giarda e nacque a Milano il 9 dicembre 1936. Tre anni prima che Ma-rio Camerini celebrasse la finta opulenza milanese in I Grandi Magazzini. E per quel tipo di partite che si risolvono al 90’, va citato il duello con il governo di Lamberto Dini – età media 62 anni – battuto per un soffio. Nonostante Silvio Berlusconi fosse il più stagionato fra i premier mondiali, tre mesi in più sul 76enne Giarda, il IV governo del Cavaliere si è fermato a 52,5 anni, gioventù e relazioni, fra Mara Carfagna (classe 1975) e Giorgia Meloni (1977). Molto più indietro il governo di Giuseppe Pella, 58 anni in media, ed eravamo nel 1953. La supremazia europea di Monti viene ribadita con un’indagine di Open Polis che spiega: fra i dieci ministri europei più vecchi, tre sono italiani. A parte il solito Giarda, ci sono Piero Gnudi (74 anni, Turismo e Sport) e Anna
Maria Cancellieri (Interni, 69). Per le convocazioni di Paolo Chigi, il ct Mario Monti ha utilizzato criteri molto selettivi: tanti professori, uomini d’affari, tecnici ovviamente. C’è il gruppone banchieri: l’ex amministratore delegato di Intesa San Paolo, Corrado Passera (58 anni, Sviluppo Economico); il suo collaboratore Mario Ciaccia (65, viceministro alle Infrastrutture); il vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza del medesimo istituto, Elsa Fornero (64, Lavoro). La colonna dei docenti universitari: Lorenzo Ornaghi (64, Cattolica), Renato Balduzzi (57, Sacro Cuore del Gesù), ancora Giarda (Cattolica). E poi il Prefetto Cancellieri (69) agli Interni; l’avvocato Paola Severino (64) alla Giustizia; l’ammiraglio Giampaolo Di Paola (68) alla Difesa; il direttore del Cnr Francesco Profumo (59) all’Università; l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata (66) agli Esteri. Il professore, insomma, non schiererà mai Giorgio Chiellini terzino sinistro. Cioè fuori ruolo. Carlo Tecce • NON SOLO LIGRESTI O BAZOLI: ANCHE IL “NUOVO” È OVER 60 - La società di consulenza più celebre, la McKinsey, impone ai dirigenti di lasciare l’azienda una volta compiuti i 60 anni. Anche ai dirigenti italiani. Ma non c’è alcun pericolo di restare disoccupati, perché in Italia a quell’età i top manager sono in piena ascesa. Quando aveva 60 anni, nel 1994, Giuseppe Guzzetti non si era ancora insediato alla guida dell’associazione delle Fondazioni bancarie, cioè gli azionisti di controllo delle banche. Oggi, a 78 anni, è stato appena riconfermato.
Salvatore Ligresti, nato a Paternò in Sicilia nel 1932, sta per concludere la sua lunga carriera di immobiliarista e finanziere, ma non certo per aver toccato gli 80 anni, ma a causa del collasso della Fondiaria Sai e delle attenzioni della magistratura. Ligresti, come altri ottuagenari, non si fanno mai del tutto da parte e il rinnovamento generazionale lo praticano semplicemente insediando in posizioni di comando i propri figli così da mantenere, se non il potere, almeno un ascendente.
Negli ambienti della finanza, comunque, la vecchiaia è ancora considerata un valore (nel senso letterale di retribuzioni milionarie a over 70): l’Unicredit ha appena scelto come presidente Giuseppe Vita, 77 anni, su Intesa San Paolo continua a regnare Giovanni Bazoli (80 anni), mentre le cariche operative restano affidate ai “giovani”, prima Corrado Passera (58 anni), ora Enrico Tomaso Cucchiani (61). L’inquieto Cesare Geronzi, 77 anni, non si è mai rassegnato all’inattività dopo la cacciata dalle Assicurazioni Generali e spera sempre di essere recuperato (qualcuno lo voleva allo Ior).
In Italia anche le start-up, le nuove imprese, non sono fondate da adolescenti brufolosi nei garage dietro casa, durante l’università. Spettano anche quelle agli over 60, basta vedere la compagnia privata di servizi ferroviari Ntv: i fondatori sono Luca Cordero di Montezemolo (65 anni), Diego Della Valle (59), Gianni Punzo (75).
Ma il momento in cui è stata più evidente la propensione gerontocratica del capitalismo italiano resta la campagna per la Confindustria: per succedere a Emma Marcegaglia, 47 anni, si sono sfidati Alberto Bombassei (72 anni) e Giorgio Squinzi (69 anni). Stefano Feltri • GLI ABETE, I PETRUCCI E GLI ALTRI: QUELLI CHE “PANCHINA MAI” - Il ct che tuona contro il Paese vecchio forse non si è guardato bene attorno nelle riunioni: o forse sì. La certezza è che ai vertici del pallone tricolore di giovani non v’è traccia. A cominciare dalla Federcalcio, dove il presidente è Giancarlo Abete, classe 1950, parlamentare Dc dal 1979 al 1992, eletto in via Allegri nell’aprile 2007. L’apice di una carriera ultraventennale in Figc, per ere feudo del democristiano Antonio Matarrese. Un percorso che per Abete è iniziato alla fine degli anni 80, proseguendo con due mandati da vicepresidente: il primo con Luciano Nizzola, il secondo (2001-2006) da vice di Franco Carraro, l’uomo che è stato presidente di quasi tutto. Poi per Abete è stata la presidenza, arrivata dopo il commissaria-mento di Luca Pancalli per il ciclone di Calciopoli, che travolse i capi del pallone. Abete aveva vacillato dopo i disastrosi mondiali in Sudafrica del 2010, in cui la Nazionale del redivivo Lippi le prese persino dalla Slovacchia. Più d’uno gli chiese di dimettersi, e Abete rispose secco: “Non me ne vado, non vedo un rapporto tra la nomina del ct e la logica delle dimissioni”. Ora Abete punta a ripresentarsi alla prossima assemblea elettiva, a inizio 2013. A decidere i tempi sarà soprattutto Gianni Petrucci, 67 anni, presidente del Coni dal 1999, al suo quarto mandato consecutivo e ora anche neosindaco di S. Felice Circeo. Qualche giorno fa Petrucci, che tra il 2000 e il 2001 fu anche commissario straordinario della Figc, ha spiegato: “Sto cercando di anticipare il più possibile le elezioni in Federcalcio, casomai entro fine gennaio 2013, per avere un nuovo presidente del Coni entro marzo”. Per la successione a Petrucci, che ha raggiunto il limite massimo di permanenza con i quattro mandati, pare favoritissimo l’attuale segretario generale del Comitato Olimpico Nazionale, Raffaele Pagnozzi: 65 anni. Di anni ne ha invece 57 Maurizio Beretta, presidente della Lega di A e responsabile comunicazione del gruppo Unicredit. Due cariche mica da poco per il manager e giornalista, eletto presidente della Lega Calcio nel 2009, l’anno dopo nominato al vertice dei club di A dopo la scissione con i cadetti. Del suo passaggio di mano si parla da oltre un anno. Ma è ancora lì, a incrociare spesso le lame con Petrucci. Memorabile lo scontro sulla finale di Coppa Italia dello scorso maggio, che Beretta voleva portare da Roma a Milano. Luca De Carolis