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 2012  luglio 04 Mercoledì calendario

KONNY LA STAR TRISTE COSÌ LA DDR VINCEVA CON IL DOPING DI STATO


Mabuse, Caligari. Gabinetti infernali, chimica criminale. Oggi si direbbe il Dottor Doping.
Konny non sapeva niente del-l’effetto di quei “ricostituenti” che i suoi affezionati medici le somministravano. Una sua amica alla lontana, Heidi Krieger, pesista, se ne sarebbe accorta presto. Divenne campionessa europea lanciando 21,10 nel 1986. Undici anni dopo, quando ormai aveva la voce di un baritono, fu costretta ufficialmente a cambiare sesso dopo essersi già da tempo trasformata in un uomo fra mille problemi ormonali e un numero non inferiore di tempeste ginecologiche (ora si chiama Andreas). Le carte documentano dosaggi crescenti sino a 3 mila milligrammi l’anno. Si potevano prendere quindici chili in quattro mesi. Anche a Konny crebbero i muscoli. Lei non ricorda quando fu esattamente: in quale giorno abbia cominciato a lievitare. Forse nel ‘73, lo stesso anno in cui comparve in piscina Ute Winter, la futura sposa di Andreas Krieger.
Già a 16 anni Konny Ender aveva le spalle di un uomo abituato a spaccare la legna, i bicipiti di un pugile costruito per mollare ganci al primo viso disponibile e le cosce di una velocista o di certi pistard (Gaiardoni) o discesisti d’altri tempi (Collombin). Era insieme muscolosa e gonfia. La sua massa grassa era poco più di una goccia nel mare, parte del tutto, del più grande o del troppo grande. Una sola cosa non cambiava: il volto da ragazzina.
Konny incarna non solo metaforicamente la storia dello sport della Ddr. Striminzita in termini di tempo, poco più di 15 anni, spaventosa per i traguardi raggiunti. Un paese nato da una guerra e simboleggiato da un muro, un paese di atleti mostruosi e meravigliosi, indistruttibili, indifferenti alla fatica. Pronti a stabilire record ancora imbattuti e regalando sensazioni ancora non sufficientemente esplorate (da vedere e rivedere il primato del mondo di Marita Koch nei 400 piani). Con l’invenzione del doping di Stato, lo sport “socialista” della Ddr fu capace, attingendo a una popolazione di appena 17 milioni di persone, di conquistare 160 titoli olimpici sino all’autodistruzione, 3.500 vittorie fra europei e mondiali in ogni disciplina sportiva. Con una particolare predisposizione per l’atletica e il nuoto, meglio se femminili.
Kornelia Ender era una valchiria, una bellezza viscontiana, un monumento alla vitalità. A Monaco ’72, ad appena 13 anni, conquistò tre argenti. L’aspetto ancora non tradiva e la Germania Est non aveva ancora fatto il pieno (cioè il vuoto). Al suo confronto Novella Calligaris sembrava una veterana. A Montreal vinse 100 e 200 sl, 100 farfalla e staffetta. Con quattro record del mondo stabiliti a 18 anni non ancora compiuti, anni probabilmente già sconvolti dai farmaci. Nei 100 sconfisse le sue amiche Petra Priemer e Enith Brigitha. Fu la prima donna a scendere nei 200 sotto i 2’ e in pratica fu lei a trasformarla in una disciplina di velocità pura (lo sa bene Federica Pellegrini). Per 13 centesimi mancò di scendere sotto il minuto nei 100 farfalla. Dicono che la sua storia sentimentale col dorsista Roland Matthes, biondo divo di Messico ‘68 e Monaco ‘72, iniziata due anni
dopo Montreal, entrambi a carriera conclusa, fosse stata incoraggiata dal governo, allettato all’idea di veder nascere (o meglio produrre) un superfiglio o un pesce, mix naturale di due corpi dai cromosomi alterati. I due si sarebbero piegati sino ad accettare di celebrare un matrimonio blindato, politico,
surreale. Nacque Franziska (lo stesso nome della Van Almsick...), ma dopo qualche tentativo si capì che l’esperimento genetico non sarebbe approdato a nulla. A Montreal la Ddr vinse 40 medaglie d’oro, 11 nell’atletica, 11 nel nuoto. Spadroneggiò fra le donne, cariche di ormoni maschili. Kornelia aveva 18
anni. Fallita l’unione con Matthes si sarebbe risposata con il decathleta Grummt. Rispetto a tante sue compagne di gloria e di pericoli, Konny ha avuto una grande fortuna: non si è mai ammalata, non è mai diventata un mucchio di peli e la sua è ancora una voce femminile. Ora ha 54 anni e fa la fisioterapista a Magonza. Di lei si racconta anche un’altra storia: che dal ‘75, poco prima dei mondiali di nuoto in Colombia, fosse diventata una delle atlete scelte dalla Stasi per monitorare l’ambiente sportivo per paura che si potesse manifestare qualche forma di devianza. All’inizio pare che di lei si fidassero, poi un giorno la beccarono ad ascoltare i Pink Floyd.