Angelo Aquaro, la Repubblica 4/7/2012, 4 luglio 2012
PROFUMI
Una donna senza profumo è una donna senza futuro: così diceva Coco Chanel. Ma che dire di tutte quelle signore (e tantissimi maschietti) che infestano il nostro presente con un profluvio di
eaudavvero
da toilette? Sì, la bonanza di fragranza rischia davvero di darci alla testa. E così nell’America salutista che ha già dichiarato guerra al fumo e ai bibitoni, ai grassi e ai grassoni, ci si sta già avviando, inesorabilmente, verso l’ultima battaglia: quella ai profumi.
Profumarsi non è più una virtù. E la rivolta stavolta non è confinata nella solita California, il paradiso dei salutisti dove una decina d’anni fa suonò la prima carica con quel cartello appeso nel celeberrimo Berkeley Rep, teatro raffinatissimo: «Per favore, niente profumi forti». No, stavolta la ribellione pulsa nelle viscere dell’America più profonda, con i divieti che sbocciano a Jefferson City, Missouri, a Windom, Minnesota, a Bremerton, Washington, e via di seguito.
L’elenco dei posti
perfume free,
cioè dove profumarsi è praticamente vietato, l’ha scodellato in prima pagina
Usa Today.
Si tratta di uffici comunali, edifici pubblici, presidi medici, a volte perfino parchi
e centri ricreativi. Ma il motivo non è, ci mancherebbe, estetico: chi potrebbe mai decidere quale profumo è buono o meno buono, più acido o più fragrante? La questione è di salute pubblica: perché sempre più persone sono allergiche a particolari profumi. Il dottor Clark Kaufman di Lancaster, Pennsylvania, dice addirittura che certe fragranze possono scatenare allergie, asma e infezioni respiratorie: danni insomma equiparabili proprio «al fumo di una sigaretta ». Chiaro che per l’industria si tratta di una battaglia di retroguardia. Allo stesso quotidiano Elena Solovyov dell’International Fragrance Association ricorda al contrario l’utilizzo di profumi e fragranze negli ospedali e nei centri assistenza. Altro che divieti: per lei basterebbero «educazione e buon senso invece che regole e procedure ».
Sarà. Ma come sempre la verità sta nel mezzo. Il tanto sbandierato buon senso spesso è affogato proprio dagli effluvi dei produttori. Il Centro per la salute e la sicurezza sul lavoro del Canada ricorda che non sempre le leggi richiedono di sbandierare tutte le informazioni che ci riguardano. Per questo, sempre qui negli Usa, Anne C. Steinemann sta conducendo una vera crociata: «Quasi il 38 per cento degli americani denunciano problemi dovuti all’esposizione ai profumi
» dice a
Repubblica
la professoressa dell’università di Washington «e le emissioni chimiche si riscontrano anche nei cosiddetti prodotti naturali e negli olii essenziali ». Non c’è scampo? Qui la prof vede una soluzione drastica: «Dalla pulizia del corpo a quella della casa andrebbero usati solo prodotti senza profumi o fragranze».
Intanto la mobilitazione popolare è partita anche su Internet. Al modico prezzo di 16 dollari chiunque
può dotarsi di un pacchetto di 10 cartoline
Fragrance Free Reminders,
da spedire cioè ai puzzoni,
pardon,
ai profumatissimi compagni di banco o di lavoro. Gli slogan? Più o meno del tipo «Chi si profuma avvelena anche te». Certo, hai voglia di dirgli di smettere se non c’è una legge da far rispettare: non l’ha detto Coco Chanel ma il buon senso, si sa, evapora facilmente. E più in fretta di certe fragranze.