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 2012  luglio 02 Lunedì calendario

LA MARCIA DI SHAUL DUE VOLTE SOPRAVVISSUTO ALLE TRAGEDIE DI ISRAELE


Ci sono quelli che marciano, attraversano tanti destini, non si fermano e sopravvivono. Non conta lo stile, ma la loro voglia di farcela. Shaul Ladany ha 36 anni quando arriva ai Giochi di Monaco nel ‘72: è sposato, ha una figlia, ha una cattedra all´università di Tel Aviv, ha combattuto la Guerra dei Sei Giorni, ha già partecipato a Messico ‘68, ma quasi per conto suo, perché Israele lo giudica troppo scarso (arriverà 24esimo nella 50 km). Vuole migliorarsi, si allena da solo, marcia su marcia, senza assistenza, con tanta volontà. È domenica 3 settembre, Shaul prende il via, parte veloce (troppo), ma l´amica incaricata del rifornimento personale resta bloccata nel traffico. Ladany arriva 19esimo nella 50 km vinta dal tedesco Kannenberg, la sera va con una parte della delegazione a vedere un musical, "Il violinista sul tetto". Prima di rientrare in Connollystrasse il gruppo si fa una foto. Per molti di loro è l´ultimo sorriso, 24 ore dopo saranno morti. Il bel libro di Andrea Schiavon "Cinque cerchi e una stella" (Add editore) rivela con affetto, particolari, ricerca, la storia dell´uomo che incontrò la storia e riuscì a sopravvivere due volte.
Il 5 settembre ‘72 Shaul che dorme nell´unità 2 viene svegliato all´alba. «È un attacco terroristico». Lui crede sia uno scherzo. Verso le 4.30 di mattina otto guerriglieri palestinesi sono entrati nelle unità 1 e 3 prendendo in ostaggio nove tra atleti, allenatori e tecnici della squadra israeliana. Due vengono colpiti subito: Moshe Weinberg, allenatore a cui Shaul ha prestato la sveglia e il sollevatore di pesi Yossef Romano. Ladany in pigiama con altri cinque si mette in salvo, la loro palazzina non è stata attaccata, perché con Shaul dormivano due tiratori, dotati di armi e munizioni. Forse questo ha scoraggiato l´aggressione. La Germania non comunica, al villaggio non tutti sanno dell´irruzione. C´è una foto di Franco Fava, che ha già corso i 3.000 siepi, mentre si allena con i Ray-ban in strada con dietro un carro armato. Non avvisano nemmeno Mark Spitz, nuotatore americano, re dei Giochi con 7 ori. Con le medaglie al collo in gran segreto lo scortano su un aereo per Londra. Le richieste per ottenere la liberazione degli ostaggi viene scritta e gettata per strada: devono essere rilasciati 234 incarcerati in Israele oltre a Bader e a Meinhof, leader della Raf. Shaul cerca di chiamare sua moglie, ma tutte le linee telefoniche sono occupate. Ufficialmente è uno scomparso. Il suo nome nelle liste dei sopravvissuti non c´è. Gli ostaggi, con le mani dietro la schiena e i terroristi partono su due elicotteri diretti all´aeroporto. Zamir, il capo del Mossad, ricorderà così quella scena: «Dopo la Shoah ancora una volta gli ebrei camminavano legati sul suolo tedesco». Ladany è l´unico che sa sulle pelle cosa significhi quel ricordo, è sopravvissuto ai treni, alle camere a gas, a Bergen-Belsen, lo stesso campo di concentramento in cui morì Anna Frank. Il resto della squadra ha conosciuto quella storia, lui l´ha vissuta, parte della sua famiglia è stata sterminata. L´attacco di Settembre Nero finisce male: tutti morti gli atleti, più cinque terroristi e un poliziotto tedesco. Per questo un giornale titola: Ladany non è potuto sfuggire una seconda volta al suo destino. Invece ci è riuscito e fa sentire la sua voce: perché all´aeroporto di Furstenfeldbruck c´erano solo cinque cecchini mentre i terroristi erano otto? Perché i tiratori non erano forniti di walkie-talkie e di un´ottica a infrarossi per mirare anche al buio? È sull´aereo che rientra a Tel Aviv con le bare: «Degli undici atleti maschi che accompagnavano la squadra siamo in sei superstiti. All´arrivo tutti ci volevano toccare, abbracciare, baciare». Non è tempo di bilanci, di vincenti e perdenti questa è stata un´Olimpiade diversa. Ci sono solo morti o sopravvissuti. Ma Brundage, presidente del Cio, fa continuare lo spettacolo: «The Games must go on». Lo sport è più sacro della vita. Per venti anni la Germania terrà nascosti fatti, documenti e responsabilità relativi a quel massacro. Ladany continuerà a marciare, seguito da una guardia del corpo con pistola. Israele non può permettersi nuove vittime. Ancora adesso a 76 anni lo si trova a camminare all´alba sulla strada. Come dice sua nipote Shaked: «Nessuno dei miei amici ha un nonno così».