Giuseppe Videtti, la Repubblica 2/7/2012, 2 luglio 2012
MY VALENTINA
Entra sul palco con la stessa solennità di Anita Ekberg nella fontana di Trevi. Si rivolge ai fan che affollano la Royal Albert Hall di Londra con un marcato accento ucraino che tutti sembrano adorare. La pianista Valentina Lisitsa incontra per la prima volta il suo pubblico in uno dei teatri più prestigiosi del mondo; finora si sono visti solo attraverso lo schermo di un computer. Li ha sedotti uno a uno, postando video su youTube. Quasi cinquanta milioni di contatti dal 2007. Sono loro che hanno selezionato il repertorio del concerto, sold out in poche ore. L´artista ha scelto il teatro, organizzato la serata - solo successivamente la Decca le ha proposto un disco con le registrazioni live dell´evento (cd e dvd Live at the Royal Albert Hall). Esce oggi.
Ha lottato una vita per questo momento, e ora, a 38 anni, è una delle pianiste più richieste. La incontriamo la mattina dopo il concerto nell´appartamento che le è stato messo a disposizione a Queen´s Gate. L´accompagna il marito. Il figlio di sette anni è rimasto con la nonna in North Carolina, dove vivono dal 2001. Senza l´ingombrante vestito con strascico è solo una ragazzona bionda in calzamaglia bianca e t-shirt. Scalza. Non la finisce di osannare i suoi idoli, Wilhelm Backhaus, Rachmaninov, Josef Hofmann «troppo poco conosciuto dai giovani». Della commozione, la sera prima, durante l´esecuzione di Scriabin, Chopin e Liszt, dice: «Più che il compositore è la composizione che deve emozionarmi. Ho studiato molto, suono sempre, tranne quando dormo, ma nel momento del concerto mi lascio attraversare dalla musica». Talmente posseduta che a guardarla uno immagina che da un momento all´altro incominci a far udire i suoi lamenti sulle note, come Keith Jarrett. «Ero frastornata ieri sera», esordisce, «abbiamo lavorato tutta la notte per mettere a punto il cd che andava consegnato alle stampe immediatamente. Inizialmente si trattava solo di un concerto, poi la Decca si è fatta avanti con un contratto e l´idea di un album live, mentre Google ha proposto il broadcast dell´intera serata, cosa che non era mai successa per la musica classica. Pensi che sono stati venduti immediatamente 1600 biglietti solo grazie al tam tam di youTube. C´erano persone arrivate da venti nazioni diverse, la mia famiglia allargata».
Qual è stato il percorso che l´ha condotta fin qui?
«Postai il primo clip su youTube (Rachmaninoff, Etude Op. 39 No. 6 "Little Red Riding Hood") nel 2007 e sebbene la qualità non fosse eccellente il riscontro fu immediato. YouTube mi ha dato la mia prima platea. Il passaparola è stato fenomenale, non pensavo che un social network avesse tanto potere. Quando arrivai a due milioni di contatti ero già meravigliata e questo era due anni fa».
Quando è iniziata la sua love story con il pianoforte?
«A una bambina il palcoscenico, gli applausi, le richieste di bis fanno un certo effetto… In Ucraina e nelle ex repubbliche sovietiche i giovani talenti si formano attraverso i concorsi, e i miei genitori mi iscrissero a tutti. La prima volta fu mia nonna a spingermi, avevo tre anni e otto mesi – avevo iniziato a studiare due mesi prima e appreso alla velocità della luce. Ero in grado di sostenere un intero recital, anche due ore. Per me si trattava di vincere, una gara con altri bambini, non diverso da un gioco».
Poi quando decise di dedicarsi anima e corpo alla carriera?
«Ero alla fine dell´adolescenza, incontrai il ragazzo che sarebbe diventato mio marito e insieme formammo un duo che ebbe grande successo in Ucraina. Poi ci trasferimmo negli Stati Uniti in cerca di opportunità - in patria le istituzioni concertistiche stavano andando a rotoli, non c´erano fondi per l´arte, quello che è ora è diventato un problema globale».
Oggi vive in North Carolina, che non è proprio a due passi dal Metropolitan.
«Ma è un posto incantevole per un artista, la natura è rigogliosa, posso concedermi piccoli lussi, come avere una grande casa e suonare anche tutto il giorno osservando il fiume che scorre al di là del prato. E l´aeroporto è a cinque minuti».
Ritiene che le istituzioni musicali americane le abbiano dato le opportunità che meritava o si è sentita frustrata?
«Le buone occasioni, come la Chicago Symphony, sono arrivate dopo che ho postato quei video. Frustrata? Moltissimo. Stavo per autoconvincermi di non essere una brava pianista».
YouTube è stato un modo di prendere in mano il suo destino.
«Non potevo più star seduta e aspettare. Ho scelto un mezzo che non permette di bluffare, il confronto diretto con il pubblico è senza mediazioni. E ho capito che se la gente scopre un artista senza essere stata influenzata dalla stampa o dal mercato non lo molla tanto facilmente, è fiera della propria scoperta, la sostiene. La mia vita cambia di ora in ora. Come si dice? Il brutto anatroccolo si trasforma in cigno. D´ora in poi vivrò gran parte dell´anno in Europa. Ho quattro pianoforti a casa in North Carolina, uno lo porterò qui con me».