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 2012  maggio 25 Venerdì calendario

di Marco Lombardo – Il Giornale 25 maggio Un giorno Pietro Scott Jovane entrò nel suo nuovo ufficio e lo mostrò orgoglioso ai giornalisti: “Vedete? È una favola”

di Marco Lombardo – Il Giornale 25 maggio Un giorno Pietro Scott Jovane entrò nel suo nuovo ufficio e lo mostrò orgoglioso ai giornalisti: “Vedete? È una favola”. Era il giorno dell’inaugurazione della nuova sede italiana di Microsoft a Peschiera Borromeo e il fatto era che l’amministratore delegato avrebbe diviso il suo ufficio con tutti gli altri dipendenti: il palazzo infatti era (ed è) un immenso open space, con salette e phone boot per i momenti di riservatezza, ma dove chiunque fosse entrato per lavorare avrebbe avuto gli stessi diritti. Niente cartellino, niente orario, niente privilegi e – appunto – niente ufficio: “Se mi sento a disagio? Beh, sembra in effetti un po’ strano… Ma se chi comanda non dà l’esempio come fa poi a pretendere che chi lavora con lui si adegui?”. Ecco, questo è Pietro Scott Jovane, l’uomo che a soli 44 anni entra nel salotto buono dell’economia italiana e si siede sulla poltrona di comando. Nato nel ’68 a Cambridge (quella americana), un papà professore al Mit di Boston, l’asilo fatto a Napoli, le media tra Bari e Milano, il liceo e l’università a Oxford (proprio quella lì), ha cominciato a lavorare a 26 anni nell’anno 1994, quando si è presentato davanti a Pietro Scaroni con un’idea per la privatizzazione del gruppo vetrario Siv: "Il colloquio andò benissimo, tranne che mi dissero che il mio curriculum era un disastro…". Lo presero, comunque, e lì cominciò l’avventura nel mondo delle privatizzazioni italiane, passando poi a lavorare a New York per il gruppo Versace e poi in Italia a Telecom. Fino a quando – oggi come allora – un “cacciatore di teste” lo selezionò, quella volta per Microsoft: nonostante il suo primo computer fosse stato un Apple 2 Europlus (ma lo confesserà anni dopo in un’intervista), fu assunto come amministratore delegato a 35 anni in un’azienda in cui l’età media era perfino più bassa. Ed in effetti il clima, nella Microsoft italiana, è stato subito diverso da quello di tante alte grandi aziende, perché quando si parla di “Pietro” (proprio così), si capisce che il timore sfocia nell’ammirazione. Così, con un computer sempre acceso e un telefonino online 24 ore su 24, Scott Jovane – l’uomo che in treno viaggia sempre in economy e che sta postando su un indirizzo mail creato ad hoc per i due figli (Gaia, 10 anni, e Giacomo, 8) commenti e foto che un giorno diventeranno una specie di eredità familiare - ha dato un’immagine fresca a un’azienda che oltreoceano ha negli ultimi anni peccato un po’ di vecchiaia, grazie alla scelta (sua) di manager competenti e soprattutto preparati e pronti. Anche perché sempre connessi, visto che secondo Scott Jovane "non c’è bisogno di essere sempre in ufficio per lavorare. Se un mio dipendente alle 8 del mattino perde più di un’ora per venire in sede, preferisco che cominci a lavorare da casa e poi arrivi quando ci mette di meno. Lui gli strumenti li ha e così l’azienda guadagna ore di lavoro". Per questo – e non solo per il suo aspetto da golden boy – è il manager più amato dalle dipendenti, le quali in Microsoft sono state agevolate "perché sa – disse una volta al Giornale –su questo tema in Italia siamo dei trogloditi: sappiamo tutti che una donna diventerà madre, poi quando accade ci sorprendiamo. In Microsoft lavoriamo sui risultati, non sulle ore di presenza: il telelavoro non è una regola, ma una realtà dei fatti. E succede che quasi tutte le mie colleghe rientrano subito dalla maternità. Non è logico?". Infatti. Tanto logico che a Peschiera il suo addio è stato accolto con rimpianto, mentre adesso per lui comincia il lavoro più difficile: risanare i conti del cuore dell’editoria italiana e cambiare il modo di lavorare dei giornalisti. Le idee Pietro Scott Jovane le ha però già chiare: "Diciamo che probabilmente chi è nato dopo il Duemila non andrà in edicola a cercare le news.