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 2012  luglio 02 Lunedì calendario

L´ALBUM DEI SOGNI DEL NOSTRO EUROPEO


È andata come è andata, i sogni dell´Italia di Prandelli si sono spenti davanti alla lezione di calcio dei campioni spagnoli. Ma comunque saranno Europei da ricordare: ecco dieci cartoline, dieci quadri azzurri da conservare nella galleria dei ricordi.
[l’abbraccio alla mamma]
Appeso per sempre negli Uffizi della iconografia calcistica italiana accanto all´Urlo di Tardelli e all´Acquasantiera di Trapattoni, l´Abbraccio di Balotelli alla mamma ha suscitato ironie e sollievo attorno alla conversione del ragazzaccio da tabloid in un «mammone». Ma perché, i figli del continente nero non amano le loro madri? Coi suoi gol e con l´Abbraccio, Mario Barwah il ghanese si è guadagnato addirittura la cittadanza padana, offerta da un altro Mario, Borghezio: «Un Padano nero». Riconoscimento etno-antropologico che apre comunque un interrogativo: se lui è un Padano Nero, la mamma, la signora Silvia che cos´è, una Ghanese Bianca?
[la sofferenza di marchisio]
Ecce Claudio. Nel volto da cireneo naturalmente caravaggesco scavato dal sudore che scende a rigagnoli e lo solca come lacrime di una pietà barocca, l´espressione di eterna sofferenza di Marchisio è la definitiva smentita a quelli che «il calcio è soltanto un gioco». Uno dei dipinti più eloquenti del calvario azzurro verso la Finale di Euro 2012. Se il calcio è per molti ancora un divertimento, certamente il torinese Claudio non ha mai dato segni di divertirsi, nella salita del calvario portando la corona di spine della sua incapacità di fare gol.
[la manica di de rossi]
Protetto da una manica più corta dell´altra nella maglietta come talismano (con la Fede, non si discute, si crede perché assurdo), la manona bianca e vistosa come quelle di Topolino, il nervo sciatico infiammato, la promozione/retrocessione a difensore nelle retrovie del fronte. De Rossi è stato l´esemplificazione della storia militare italiana, grande eroismo e poche munizioni. Se gli avessero dato una stampella da scagliare, l´avrebbe sicuramente lanciata. Con la mano buona, quella della manica antisfiga.
[il cucchiaio di pirlo]
Letto e venerato da generazioni di aspiranti cuochi e cuoche, il «Cucchiaio d´Argento», nel senso del libro, era tramandato da madri a figlie, prima che inventassero i surgelati e il microonde e forse da piccolo Pirlo lo aveva visto circolare in casa sua. Il suo cucchiaio non è stato dunque un piatto nuovo, essendo stato inventato dal ceco Panenka e riesumato da Totti, ma è stato, come per tutti i manicaretti, servito alla temperature giusta e al momento di perfetta cottura, per mandare arrosto quel portiere inglese che si sentiva un po´ troppo bullo. L´effetto di quella cucchiaiata, anche nota come «scavetto» è stato quello di sgonfiare un soufflé.
[la mano di bonucci]
Accusato dai detrattori di non possedere grandi piedi, ha dimostrato di poter essere prezioso in Nazionale anche con le mani, usate non soltanto per spingere e per tirare, secondo il manuale del difensore, ma per tappare la bocca al Balotelli «bad boy» prima che diventasse il «Balotelli Bamboccione». Quella mano sulla bocca ha infatti prodotto due gol contro la Germania, perché se le garbate espressioni rimaste in gola al Balotelli fossero state riprese dalla telecamera che lo aveva inquadrato, buonanotte. Alla faccia dei detrattori, a volte una mano vale più di due piedi.
[lo sguardo di DIAMANTI]
Con quella sua esuberanza e quella espressione invasata con i capelli da Gorgone che sembrerebbe richiedere l´immediato intervento non di un massaggiatore ma di un esorcista, Diamanti sta al capo opposto del modo di concepire il calcio rispetto a Marchisio. Tanto il torinese sembra un autoflagellante pronto al martirio, quanto il toscano sprizza l´incredula, fanciullesca felicità di un bambino che finalmente viene chiamato fra i grandi a giocare con loro dopo che era stato lasciato ai bordi del campo a rincorrere il palloni tirati troppo lontano. E vorrei vedere voi se foste passati da un prestito, dico prestito bontà loro, al Fucecchio alla Nazionale nell´Europeo 2012.
[buffon e il presidente]
«Eccolo qui» esclama il Presidente della Repubblica alla vista del 192 centimetri di Buffon nello spogliatoio di Italia-Spagna e non è chiarissimo che cosa intendesse dire con quell´«eccolo qui», se «ti abbiamo beccato, lazzarone» o «sei proprio forte, lazzarone». Sarebbe interessante sapere se quella maglia sudata da portiere che Gigione Mano Fredda, grande giocatore (in tutti i sensi), gli ha regalato, sia stata poi lavata o conservata sporca come una reliquia, ma è stato bello questo gesto. Impossibile purtroppo, trattandosi di un presidente della Repubblica, il classico scambio di uniformi tra i due.
[la gaffe di cassano]
Strapagato, cafone, strafottente, maleducato, politicamente scorretto, insolente, insensibile, offensivo, pigro, negligente, lavativo, egoista, omofobo, ignorante e se ho dimenticato qualche aggettivo domando scusa. Ma quando ha piantato due difensori tedeschi come pali della luce nell´erba e messo quel pallone esattamente sulla crapona del primo Mohicano Nero (o era Padano) sono pronto a scommettere anche io dallo stesso tabacchino presso il quale si serve Buffon che migliaia e migliaia di «froci» italiani sono balzati in piedi ad applaudirlo. È quello che è, ma è pagato per giocare al pallone e sul resto basta non dargli ascolto, perché non sa quel che dice.
[il nudo di balotelli]
Icona di tutti gli incubi e i complessi di inferiorità dell´Uomo Bianco verso quello Nero, quel colosso scolpito in marmo nero spiega bene perché gli europei abbiano per secoli finto di possedere maggiore intelligenze, cultura e civiltà. Perché avevano una paura fottuta. Questa foto, che ha subito scatenato il riflesso del King Kong in alcuni vignettisti particolarmente scemi, ha una sola virtù consolatoria, per chi la vede con terrore: quei tre cerottoni azzurri appiccicati alla schiena che sembrano scotch usato per tenere insieme bambolo e soldatini. Coraggio, uomo bianco, anche l´uomo nero ha bisogno di cerotti.
[la disperazione di MONTOLIVO]
Imago mortis, nel suo pallore attonito dopo il rigore ciccato, Montolivo, l´uomo diviso fra amor di mamma tedesca e amor di mezza patria italiana, è l´espressione dell´inspiegabile. La faccia del mistero che rende lui un grande mezzo giocatore (come diceva Brera di Rivera) e lo sport, qualsiasi sport, un mistero che ci ostiniamo a guardare nonostante tutti i tradimenti e le delusioni. Sbagliare in maniera così da trofeo aziendale e fantozziana un rigore spiega perché si impazzisca quando la palla va nel sacco. Niente è mai garantito, nello sport, neppure che Montolivo non possa diventare un grande. Neppure la vittoria finale è garantita. E la Spagna sta lì a dimostrarcelo.