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 2012  luglio 03 Martedì calendario

EUROPEO A DUE FACCE, UN FLOP PER L’UCRAINA

Polonia e Ucraina, due Euro 2012, paralleli, impossibili da con­giungere. Sospettavamo che questo sarebbe stato lo scenario, ma toccare con mano la realtà è stato peg­gio che andare a piedi di notte per Kiev. A una Polonia pacifica, organizzata e attraente ha fatto riscontro un’Ucraina dai collegamenti difficoltosi, dalla si­curezza sempre un po’ precaria e una comunicazione con la popolazione lo­cale al limite dei segnali di fumo: solo gli under 25 masticano un po’ d’ingle­se, dell’Est. Insomma al romanticismo chopiniano di Varsavia e di tutte le al­tre tre dignitose e culturalmente valide sedi polacche (Breslavia, Poznan e Dan­zica) hanno fatto da contraltare le gri­gie e minerarie ucraine Donetsk e Kharkiv. Oltre alla truccatissima Kiev dei maneggioni della mala, la capitale della prostituzione dilagante, ma so­prattutto dell’Euroflop.
A Euro 2012 erano previsti oltre 2 mi­lioni di tifosi-turisti e probabilmente la soglia delle 700mila presenze ’filocal­cistiche’ la Polonia l’ha toccata e supe­rata, mentre l’Ucraina che attendeva un milione di fans è rimasta a bocca a­sciutta. E pensare che il turismo del pal­lone, durante l’ultima stagione, ha visto spostarsi per l’Europa un esercito di 41 milioni di tifosi che hanno azionato un indotto da 35 miliardi di euro. Cifre che in Polonia possono almeno immagina­re per il buon lavoro svolto, mentre in Ucraina non vedranno neppure gli spic­cioli.
«Ci avevano detto che avremmo a­vuto i locali pieni per tutto il mese di giugno, guardi qua che magra…», dice mostrando i tanti tavoli vuoti Walter, ro­mano, gestore di un ristorante nel cuo­re della città alta di Kiev. Colpa della cri­si e dei prezzi che gli ucraini avevano pi­ratescamente fatto lievitare del 400%, salvo calmierare il tutto, riportandoli quasi alla normalità. «Ci vogliono sem­pre più di 1.000 euro per due notti in al­bergo, più viaggio in aereo» (anche 700 euro), dice rassegnato Mauro.
Chi non riuscirà a ripagare le spese so­stenute è invece l’Ucraina. I 10,6 mi­liardi di euro investiti, dei quali oltre il 50% messi a disposizione dal governo di Kiev, rischiano di aprire un’emorra­gia, specie sulla pelle della povera gen­te (ce n’è molta di più che ai tempi del­l’Urss). I circa 20mila biglietti invendu­ti alla vigilia di Inghilterra-Italia hanno confermato che a Kiev e dintorni la gen­te ha preferito starsene sdraiata sulle spiagge del fiume Dniepr e vedere le partite dai maxischermi. La gente non può pagare un biglietto, minimo da 60 euro, quasi 750 grivne, quando lo sti­pendio medio non arriva a 3mila griv­ne. La Polonia non sguazza nell’oro, però ha sfoggiato hotel e locali pieni, e un incremento turistico che a fine Eu­ropeo dovrebbe rispettare il +13% pre­ventivato . Il finto boicottaggio politico (Monti e Rajoy a Kiev) nei confronti del­l’Ucraina ha sicuramente inciso, ma ’caso Timoshenko’ a parte, parla da sé il fatto che 13 nazionali su 16 abbiano scelto il proprio ritiro in Polonia. Una Polonia che avrebbe potuto ospitare da sola tutto l’Europeo. Però ’no Surkis, no Euro 2012’, ovvero senza la strate­gia tessuta dal presidente della feder­calcio ucraina, Platini avrebbe dirotta­to questi Europei altrove, magari in I­talia. Meglio così, visto che da noi stia­mo ancora smaltendo le scorie pesan­ti dei Mondiali del ’90. Conseguenze a­naloghe pagherà ora l’Ucraina, dove il 40% delle spese maggiorate rispondo­no alla voce ’tangenti’. Sarà brutto dunque il risveglio per Kiev, mentre Var­savia va piano, ma può ancora andare molto lontano, anche grazie a Euro 2012.