Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

Partirono per Londra, Cavour e Azeglio gli saltarono addosso, a scongiurarlo che con Vittoria si trattenesse, si controllasse. Se pensavano all’effetto di una di quelle smargiassate sulla regina... Invece a Windsor il re si calmò. È che l’accoglienza di Vittoria fu straordinaria, di un fasto inimmaginabile. Persino la servitù pasteggiò a bordeaux e champagne, mangiando in piatti d’oro. Anzi il re risultò simpatico alla regina (la regina aveva un debole per questi tipi «strani», che roteavano gli occhi e facevano i tremendi) e Vittorio Emanuele fu poi del tutto soggiogato da lei al punto che quando ci fu da leggere il discorso al municipio glielo fece vedere prima e voleva a tutti i costi che lei gli suggerisse i punti da cambiare. «Ma no. Maestà» disse Vittoria «Va molto bene». Gliel’aveva scritto, come al solito, Azeglio, nonostante un mal di denti terribile che l’aveva preso all’arrivo quando li avevano costretti a sfilare due ore in carrozza scoperta con un gelo che tagliava in due, lungo un percorso che non finiva mai (Westminster-Pall Mall-St James Street-Piccadilly-Hyde Park) e Massimo, bestemmiando, diceva: eh già, s’intende che i principi, i grandi, i ministri son come i corpi gloriosi dopo la resurrezione, non soffrono né caldo, né freddo, né sonno, né fame, né sete... Sì, il re - soprattutto sapendo quello che sarebbe stato capace di fare - si comportò benissimo, non commise che una gaffe, avendogli chiesto che cosa gli fosse piaciuto di più in Inghilterra, rispose: miss Flora MacDonaId (damigella d’onore della regina). Vittoria fece finta di non sentire. Infine, partirono. Il traghetto prendeva il largo alle quattro del mattino e la sovrana si fece trovar pronta, con tutta la famiglia, per salutare il re. Mentre le carrozze si allontanavano disse a qualcuno che le stava vicino: «Tutto si è svolto nel migliore dei modi, vero? Che peccato che se ne sia andato!». Poco dopo cominciò a nevicare.

GIORGIO DELL’ARTI