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 2012  luglio 03 Martedì calendario

I SEDICI «GNOMI» DELLA STERLINA

Per il Libor sulla sterlina gli gnomi sono sedici. Sedici piccoli indiani che alle 11 del mattino di ogni giorno che Dio mette in terra rispondono alla stessa domanda: a quali tassi la banca che rappresentate può finanziarsi in pound? L’interrogativo è in realtà un multiplo perché va moltiplicato per quindici volte (tanti sono i tassi per le differenti scadenze dal l’overnight ai 12 mesi) e poi per dieci valute. Se per la sterlina le banche sono sedici, per il dollaro sono diciotto, per il dollaro australiano gli istituti sono sette, per l’euro quindici e via così fino a coprire il panel di monete che si vogliono considerare. In totale sono coinvolte 22 banche da Barclays a Hsbc, da Jp Morgan a Norinchukin. Qualsiasi istituto può chiedere di partecipare ma deve fornire all’Associazione bancaria inglese il nome di un rappresentante.«I tassi – precisano alla British banking association – sono comunicati da un solo addetto che fa parte del Treasury team della banca a Thomson Reuters a cui abbiamo dato mandato di eseguire i calcoli». Il conto è presto fatto: si eliminano le fasce più alte e quelle più basse e si fa la media del resto. A mezzogiorno su milioni di schermi nel mondo appaiono i 150 tassi Libor, quindici scadenze per dieci valute. E così viaggiano nel 350 mila miliardi di dollari. Il meccanismo prosegue così da un trentennio circa. Il London interbank offered rate fu introdotto negli anni Ottanta per poter monitorare i tassi dell’interbancario. Una realtà che è andata moltiplicandosi se è vero che il 20% di questo mercato si consuma a Londra, dove si svolge anche un terzo delle transazioni forex planetarie. Una realtà che ha contribuito a consolidare l’importanza del Libor, divenuto tasso di riferimento per numerosi strumenti finanziari. E termometro della salute di una banca: Thomson Reuters, infatti, pubblica il dato mediano, il Libor appunto, ma anche le indicazioni fornite da ciascun istituto. La percezione dello stato di salute della banca è fortemente influenzata dalla capacità, dichiarata, dei tassi per finanziarsi. È in larga misura una presunzione, un’ipotesi presumibilmente ragionevole. Lo scandalo è tutto qui. Si chiama in causa l’autenticità del dato e il sospetto è che ci sia stato un deliberato lowballing , ribasso delle stime da parte delle banche con l’obiettivo di rassicurare i mercati. Nel caso di Barclays, rea confessa, è un fatto. Ma il destino non sarà diverso per tanti altri istituti ora indagati. Così fan (farebbero) molti, secondo i regolatori americani e inglesi. A scoperchiare quello che promette di essere un nuovo verminaio sotto il segno di un credito allegro, fu la Commodity futures trading commission nel 2008, che raccolse la denuncia anonima di un informatore dando corpo a sospetti molto diffusi e a quanto sembra del tutto giustificati.