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 2012  luglio 02 Lunedì calendario

STIPENDIO VIETATO IN CONTANTI MA NIENTE LIMITI AL BANCOMAT


La vicenda della tracciabilità dei pagamenti, con la conseguente limitazione dei contati fino a un massimo di 1.000 euro, ha portato con sé non poche polemiche. In particolare la norma presente del decreto salva-Italia, che prevede l’entrata in vigore da ieri dello stop agli esborsi di stipendi e pensioni «cash» al di sopra di quel tetto, è stata vista come un favore fatto da alcuni membri del governo alle banche. Lo scopo della tracciabilità del denaro è sostanzialmente quello di alzare gli argini ai pagamenti in nero e di limitare alla fonte l’evasione fiscale. Le chiacchiere sulla sicurezza per quanti si mettono in tasca la busta con il contante, non vanno prese molto sul serio. L’obiettivo dell’esecutivo resta l’aggiunta di una cartuccia, forse bagnata, alla lotta all’evasione. E, hanno detto i maligni, regalare agli istituti di credito centinaia di migliaia di nuovi clienti e più soldi da far girare. La levata di scudi e i toni indignati provenienti dalle stanze del potere non hanno fatto altro che rafforzare i loro sospetti. Fatto sta che da ieri non è più possibile pagare in contanti stipendi e pensioni oltre i 1.000 euro. Tutto l’eccedente va messo in un libretto postale o in un conto corrente. Però, se la banca lo permette, è possibile prelevare con il bancomat anche oltre i 1.000 euro. L’istituto di credito, su richiesta dell’intestatario del conto, può infatti alzare il limite del prelievo contanti ben oltre la soglia fissata dal decreto. Questo perché non si tratta di una transazione tra «soggetti diversi». A ben guardare dunque, il datore di lavoro o l’Inps per i pensionati non possono più far arrivare nelle tasche del destinatario oltre un certo limite di contanti, ma le banche sì. In pratica non è stato fatto altro che aggiunge un passaggio. E dare spazio proprio a quanti hanno puntato l’indice sull’inciucio governo-banche. Lo scorso febbraio è entrata in vigore la prima parte del decreto che prevede il divieto dell’uso dei contanti per le transazioni che prevedono l’esborso di più di mille euro. Non solo, ma se il conto dell’idraulico è di 1.200 euro, non si può pagare parte in contanti e parte con assegno. Però, alla fine, chi vuole fare il furbo, può farlo tranquillamente. Basta però passare per la banca. E se allo sportello qualche impiegato zelante chiedeva la motivazione per quella improvvisa necessità di portarsi dietro tanto denaro cash, col bancomat questo (ancora) non accade. E non è solo una questione di numero di clienti, improvvisamente balzati grazie al salva-Italia (o salva-banche, come, con un pizzico di cattiveria, potrebbe essere ribattezzato parte del decreto) ma anche, per gli istituti, di circolante. Se si è costretti a tenere i soldi nei loro forzieri, aumenta la massa dei soldi. Questo grazie a una magica “moltiplicazione della moneta”. Peresempio. Un pensionato è abituato a portarsi a casa ogni mese 1.500 euro in contanti: li tiene sotto il materasso e li usa mano a mano che ne ha bisogno. Alla fine del mese gliene avanzano 500 e li mette sopra l’altro mucchietto del mese precedente. Quando si trovano nel conto corrente invece, la banca li fa circolare. L’istituto sa che in media i 1.500 euro restano intatti sul conto per una settimana, poi diventano 1.300 e così via fino alla fine del mese quando ne avanzano 500. La banca li tiene ad ammuffire nei forzieri? No di certo: li presta. Tanto sa bene che i suoi correntisti non si presenteranno tutti insieme a prelevare i contanti; con statistiche precise alla mano sa quanti soldi deve avere a disposizione ogni giorno per i suoi clienti. Così presta quei 1.500 euro che ha a disposizione per una settimana, 1.300 per la seconda e così via. Incastrando i vari correntisti, versamenti e prelievi, è riuscita nella “moltiplicazione della moneta”. I 1.500 euro sono diventati, per il momento, 3.000. E non bisogna dire grazie al governo?