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 2012  luglio 02 Lunedì calendario

URAGANO BIG DATA, AFFARI POCO RISERVATI


Big data. Così viene definita la massiccia raccolta delle informazioni che i cittadini disseminano con le loro attività quotidiane dentro e fuori rete (il World Economic Forum ne ha classificato il prodotto come un asset economico strategico). È una vera industria che ispira reazioni contrastanti: c’è chi la considera un passo verso la realizzazione dell’utopia di Hari Shaldon, lo psicostorico che, nella «Trilogia Galattica» di Isaac Asimov, riesce a prevedere il futuro grazie alle enormi quantità di dati che ha raccolto sul passato e sul presente. Altri ci vedono una grave minaccia contro la privacy. Altri ancora, citando il fatto che alcuni maghi del settore millantano la capacità di anticipare l’andamento dei mercati finanziari sondando l’umore degli utenti di Twitter, paventano nuove bolle speculative.
Ciò che preoccupa è che non esiste una regolamentazione precisa su come si possano muovere i colossi del settore, come Acxiom Corporation di Little Rock (80 milioni di profitti e 23 mila server che estraggono dati dalle tracce rilasciate da mezzo miliardo di consumatori). Che cosa sanno su di noi e a chi vendono le informazioni?
La risposta alla prima domanda è tutto: età, razza, sesso, religione, peso, altezza, stato civile, studi, salute, preferenze politiche e sessuali, consumi e via elencando. Fra gli utenti del servizio troviamo banche, finanziarie, catene distributive, case di automobili. Il vantaggio competitivo di questi broker di dati rispetto ad altri «spioni», come i motori di ricerca e i social network, è che alcuni sono nati prima che esistesse la Rete e i loro dati provengono anche da fonti offline (carte di credito o di fedeltà, ecc.) e possono sviluppare una visione completa del consumatore (per ogni soggetto schedato esistono fino a 70 classi di inquadramento).
Il timore è che questo possa essere sfruttato anche per manipolazione politica: non a caso, la Acxiom ha compiuto i primi passi come consulente elettorale del Partito Democratico, e ha collaborato con i servizi americani dopo le Twin Towers. La Federal Trade Commission americana sta premendo sul Congresso perché obblighi i broker di dati ad accogliere le richieste dei consumatori che chiedono di sapere se essi siano in possesso di dati che li riguardano, e in caso positivo, di quanti e quali siano. Acxiom ha ammesso che sono richieste «non irragionevoli», ma in assenza di vincoli legislativi sono improbabili conseguenze pratiche. Anche perché, come ha candidamente confessato un altro guru del settore, il londinese Paul Hawtin, se i consumatori vengono a conoscenza di ciò che i broker di dati sanno su di loro, le previsioni diventano meno attendibili.
Carlo Formenti