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 2012  luglio 01 Domenica calendario

L’imam litiga col nuovo faraone islamico - Mohammed Morsi è uffi­cialmente il presidente dell’Egitto

L’imam litiga col nuovo faraone islamico - Mohammed Morsi è uffi­cialmente il presidente dell’Egitto. E i militari, almeno formalmente, hanno consegnato ieri il potere che detenevano dall’11 febbraio 2011, giorno della caduta di Hosni Muba­rak. I cannoni hanno sparato a salve, la banda militare ha accolto il presi­dente­al suo ingresso nel cortile del­l’università del Cairo. Morsi, dopo aver prestato giuramento davanti ai giudici della Corte Costituziona­le - gli stessi che poche settimane fa hanno decretato lo scioglimento del Parlamento davanti al quale avrebbe dovuto tenersi la cerimo­nia - è arrivato all’ateneo per il di­scorso d’inaugurazione. Ha parlato ieri di «un nuovo Egitto», di «una se­conda Repubblica». Ha promesso più di una volta al Paese di portare avanti gli obiettivi della rivoluzione del 2011. Le promesse del presiden­te si scontrano però con l’ingom­brante presenza di quei generali che con il formale passaggio di con­segne hanno per ora fatto soltanto un simbolico passo indietro. Morsi è stato infatti costretto a giurare da­vanti alla Corte Costituzionale, non al Parlamento a maggioranza isla­mista eletto a novembre. Il balletto di trattative e confronti tra militari e presidenza, tra nuovo e antico regime, non è chiuso. E ieri si è tradotto anche in un incidente di protocollo all’università. Nelle prime file dell’aula, oltre ai genera­li, c’erano ospiti d’onore come l’ex candidato presidente Amr Moussa, i Nobel Ahmed Zweil e Mohammed El Baradei. Secondo il sito Ahram online , Ahmed El Tayeb, grande imam di Al Azhar, la più alta perso­nalità religiosa del Paese, nomina­to però dall’ex presidente e anche ex membro del Consiglio politico del partito nazional democratico guidato dal figlio di Mubarak, Ga­mal, avrebbe lasciato l’aula perché gli sarebbe stato riservato un posto nelle file posteriori. Morsi, in una sorta di sfida ai mili­tari, ha giurato con un giorno di anti­cipo davanti alla folla di piazza Tahrir, venerdì. All’università, ieri, ha però lodato le forze armate. La di­chiarazione costituzionale pubbli­cata dai generali resta in vigore. Il documento limita lo spazio di ma­novra politico di Morsi, concentran­do le questioni di sicurezza interna ed esterna, e quelle più sensibili di politica estera, nelle mani dei milita­ri. Per ora, come ha spiegato al Gior­nale Yahyia Hamad, del partito «Giustizia e Libertà», braccio politi­co dei Fratelli musulmani, la presi­denza si focalizzerà soprattutto sul­l’economia - problemi come la ca­renza di gas e cherosene, l’insuffi­cienza di pane­ in un Paese provato da mesi di arresti sociali. Sia davanti alla piazza sia davanti alle istituzioni, Morsi ha ripetuto di volere uno Stato civile, moderno e costituzionale. I suoi discorsi sono pieni di riferimenti islamici, ma fi­nora il presidente islamista è rima­sto lontano da dichiarazioni sull’im­plementazione della legge islami­ca. Nonostante ciò, esiste preoccu­pazione, soprattutto tra le frange più laiche della popolazione e tra la minoranza cristiana, che i prossimi mesi possano portare all’esacerbar­si di tendenze già molto conservatri­ci della società egiziana. «Il proble­ma non è Morsi - dice Vivian Magdi Fahmi, una ragazza copta di 24 anni - il presidente non andrà di casa in casa a dire alle donne come vestirsi e agli uomini come comportarsi. Gli individui, resi più coraggiosi dal­la nuova situazione politica, la so­cietà stessa, già conservatrice, eser­citeranno pressioni». Per Mustafa Khalil, esperto di mo­vimenti islamici, i Fratelli musulma­ni non passeranno leggi per limita­re il turismo o censurare film o pub­blicazioni che ritengono contro la religione: «Sono interessati ad al­tro. Sono un’élite politica,un po’ co­me i membri del vecchio partito di Mubarak. Come loro, vogliono ri­manere al potere il più a lungo possi­bile ».