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 2012  giugno 30 Sabato calendario

Quei giovani scienziati d’Italia in cerca della particella di Dio - Anche la fisica può essere «pop» e giovane

Quei giovani scienziati d’Italia in cerca della particella di Dio - Anche la fisica può essere «pop» e giovane. Il professor Zichichi, direttore della Scuola interna­zionale di fisica subnucleare spiega come la scienza sia arriva­ta alla vigilia di grandi scoperte sulla cosiddetta «particella di Dio», il mesone di Higgs. E come alle ricerche partecipino giova­ni talenti italiani e stranieri *** Se gli spaghetti non avessero massa come faremmo a mangiarli? Il guaio è che non solo gli spaghetti ma nemme­no noi e nessu­n’altra cosa al mon­do dovrebbe avere massa. Il moti­vo è semplicissimo. Volendo inse­rire la mass­a nella descrizione del­le strutture fondamentali che reg­gono il mondo, i calcoli «divergo­no »; un modo per dire che saltano matematicamente in aria. Amme­nocché non sia operante il mecca­nismo che produce la famosa «particella di Dio»: il mesone di Pe­ter Higgs, che ebbe l’idea di intro­durre la massa «immaginaria»nel­la Lagrangiana (densità di ener­gia), evitando così che i calcoli sal­tassero in aria. Higgs è a Erice per partecipare al 50mo Corso della Scuola di Fisica Subnucleare fon­data mezzo secolo fa al Cern (Gi­nevra), ma con sede staccata a Eri­ce, quando eravamo in pochi a cre­dere in un nuovo Universo, oltre a quello fatto con Stelle e Galassie. Il nuovo Universo dovrebbe por­tarci alla particella di Dio su cui proprio in queste settimane lavo­rano i fisici del Cern, sotto la dire­zione di Rolf Heuer, Direttore Ge­nerale, e di Sergio Bertolucci, Di­rettore delle Ricerche. È nell’Universo Subnucleare che ci sono i quark e i gluoni tenuti insieme dalla quarta Forza Fonda­mentale della Natura in cui chi scrive ha scoperto l’esistenza di una quantità fondamentale: l’Energia Effettiva. La quarta For­za è stata proposta quarant’anni fa da Murray Gell-Mann, Nobel presente a Erice. Senza le leggi sco­perte nell’Universo Subnucleare non potrebbe esistere nulla di tut­to ciò che permette all’Universo macroscopico di esistere. Ecco l’enorme interesse che spinge mi­gliaia di fisici a studiare le leggi in gioco nell’Universo Subnucleare. Come accade nel 50mo Corso del­la Scuola ai cui lavori, che si chiu­derannoDomenica1 ˚ Luglio, par-teci­pano40professoritraipiùillu-stristudiosidell’UniversoSubnu-cleareei110 «giovanitalenti» pro-ve­nientidallepiùprestigioseUni-versitàeLaboratori di30Nazioni. Fra i professori c’è il Nobel Ge­rardus ’t Hooft, il più grande esper­to di Buchi Neri e delle loro pro­prietà legate all’Universo Subnu­cleare; Sergio Ferrara, che ha al suo attivo la scoperta della Super­gravità; Michael Tannenbaum e Patricia McBride che porteranno le ultime notizie dalle supermac­chine americane (Bnl e Fermi-Lab) che studiano l’Universo Sub­nucleare. Un Universo che non aveva alcun motivo per esistere fi­no al 1947, quando tutto ciò che si era riuscito a capire portava a una sintesi di straordinaria semplici­tà. Con tre particelle elementari (protone, neutrone ed elettrone) e quattro forze fondamentali era (ed è) possibile descrivere qualsia­si cosa osservabile nel nostro mon­do. Però nello stesso anno in In­ghilterra nei Laboratori di Blac­kett ( grande Ammiraglio della Ma­rina Britannica, Premio Nobel e Lord) vennero scoperte alcune particelle di cui nessuno aveva previsto l’esistenza e che nessun fi­losofo, pensatore, artista aveva la più pallida idea di cosa ci stessero a fare. Ecco perché vennero deno­minate «strane». I fisici si divisero in due scuole. Una diceva che queste particelle erano il prezzo da pagare per esse­re arrivati alla sintesi che sembra­va perfetta (con la scoperta, sem­pre nel 1947, della «colla nuclea­re »). L’altra scuola diceva invece che le particelle strane potevano essere il primo segnale di qualco­sa più importante di tutto ciò che si era fino ad allora capito. Chi scri­ve ha scoperto, nel 1956 lavoran­do con Blackett, di queste particel­le «strane» la loro «produzione as­sociata » che ne ha determinato al­cune proprietà fondamentali. Queste proprietà però corri­spondevano a dire che il protone e il neutrone non po­tevano essere par­ticelle elementari. Oggi sappiamo che in ciascun pro­tone e in ciascun neutrone c’è addi­rittura un Univer­so Subnucleare che ci permette di capire di cosa è fat­to il cielo stellato. Per capire le Stel­le è stato necessa­rio studiare le pietre. Insistiamo sullo studio delle pietre in quanto è grazie alle pietre antiche (a tutti note)e moderne (protoni,neutro­ni ed elettroni) che siamo riusciti a scoprire i segreti dell’Universo Subnucleare, che si trova in cia­scun protone e in ciascun neutro­ne, le cui strutture stanno dentro un decimo di millesimo di miliar­desimo di centimetro. Se un proto­ne fosse grosso come una pallina di biliardo, il tavolo da biliardo sa­re­bbe grande come il Sistema Pla­netario Solare. Martedì prossimo Heuer e Ber­tolucci annunceranno al Cern se nell’Universo Subnucleare è stato finalmente trovato il mesone di Higgs o se è necessario aspettare ancora per esserne sicuri.