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 2012  giugno 30 Sabato calendario

E l’alleato Hollande lasciò sola la Merkel - Sembra quasi grottesco ma Monti decide di agire proprio quando Balotelli infilza per la seconda volta la porta della Germania

E l’alleato Hollande lasciò sola la Merkel - Sembra quasi grottesco ma Monti decide di agire proprio quando Balotelli infilza per la seconda volta la porta della Germania. È sol­tanto una casualità ma la Merkel, già calcisti­camente ferita, proprio in quell’istante, più o meno le 21.20, riceve un secondo colpo. Italia e Spagna pongono la «riserva» sulla firma del patto sulla crescita,in discussione all’eurover­tice, se non si discute e si risolve anche la que­stione relativa alla speculazione. «Riserva» si­gnifica «non firmiamo, blocchiamo tutto». Di fatto un aut aut . Il famoso pugno sul tavolo. Perché Monti agisce proprio in quel mo­mento? Il consiglio europeo è già iniziato da un pezzo e dopo i preamboli si passa a discute­re di quello che ormai non divide più nessu­no: una dotazione di 120 miliardi di euro da de­stinare alla crescita e all’impiego. Poi, l’anali­si si sposta sulla road map per arrivare a una più stretta unione economica della Ue. Tema che interessa tutti ma soprattutto Berlino. In­tanto il viceministro Grilli, riunito in un’altra sala assieme agli sherpa degli altri Paesi mem­bri, getta sul tavolo la vera posta in gioco: un meccanismo anti spread capace di salvarci dalla tempesta. La discussione rischia subito di incartarsi su questioni tecniche. Prima an­cora che sia risolta sotto il profilo prettamente politico. Ecco perché dal tavolo di Grilli il dos­sier deve passare su quello dei capi di gover­no. Siamo all’ultimo piano del palazzo della Commissione europea che qui chiamano «80esimo» non si sa perché. Sono passate trop­pe ore, occorre agire subito. Eccola la zampa­ta di Monti che, sornione, ha aspettato il mo­mento giusto per lanciare l’ultimatum. In quel momento il premier capisce che è giunta l’ora: dev’essere lui in persona a dire che se non si affronta –ma soprattutto se non si risol­ve- il tema dello scudo anti spread, il consiglio non finirà venerdì ma andrà avanti ad oltran­za. Lunedì i mercati devono aprire con la con­sapevolezza che qui a Bruxelles c’è stata la svolta. Monti non agisce solo. La sua strategia è concordata nei minimi dettagli con i vertici delle istituzioni della Ue ma anche e soprattut­to con il premier spagnolo Rajoy e, alleato me­no evidente, il presidente francese Hollande. Merkel non sel’aspetta.Sa che Italia e Spagna vogliono parlare degli strumenti che possono calmierare i mercati ma in fondo pensa che la questione non sia poi così centrale. E soprat­tutt­o è convinta che se tutti fossero virtuosi co­me la sua Germania lo spread non sarebbe un problema. Invece, questa volta, il nein è del­l’italiano: «Niente scudo, niente firma». Me­rkel cerca con lo sguardo il collega francese. Se ci fosse ancora Sarkozy, forse le cose sareb­bero andate diversamente. Ma questa volta la sponda francese non c’è più.Hollande sta con Monti e Rajoy. La Merkel è sola, isolata come non mai. Sì, certo, ha l’appoggio di Danimar­ca, Olanda e Stati del Nord. Ma la «proposti­na » finlandese dei covered bond è stata già ri­spedita al mittente ore prima. Più che un asse, un asso. Solitario. La Germania non trova né appoggi né sponde. Hollande lo dice chiaro e tondo:«Sono d’ac­cordo a creare un meccanismo anti spread per i Paesi virtuosi, senza che a loro venga im­posto un programma aggiuntivo». È una cre­pa devastante nel muro inossidabile e impe­netrabile della Cancelliera di ferro che sa che deve capitolare. Prova a eccepire: «Ma io devo rendere conto al Bundestag ... E la Corte costi­tuzionale tedesca continua a dire che non per­metterà che i diritti del Parlamento tedesco vengano sacrificati sull’altare dell’integrazio­ne europea...». Ma Monti non si fa intimidire: « Frau Merkel, anche l’Italia ha un Parlamen­to. E pure una Corte costituzionale. E come noi ce l’hanno molti altri Paesi europei». An­nuiscono tutti: è fatta.