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 2012  luglio 03 Martedì calendario

Perché gli under 25 patiscono la crisi? - La crisi colpisce soprattutto i più giovani. A maggio la disoccupazione giovanile (vale a dire della popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni) ha toccato livelli record, salendo a quota 36,2%

Perché gli under 25 patiscono la crisi? - La crisi colpisce soprattutto i più giovani. A maggio la disoccupazione giovanile (vale a dire della popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni) ha toccato livelli record, salendo a quota 36,2%. Significa che un giovane su tre è in cerca di lavoro. Ma cosa ci dice davvero questo numero? Il tasso diffuso ieri dall’Istat rappresenta il livello più alto registrato sia dall’inizio delle serie storiche mensili (ovvero dal gennaio del 2004), sia da quelle trimestrali (iniziate nel quarto trimestre del 1992). In più è in salita: la disoccupazione giovanile è salita infatti ancora, aumentando di 0,9 punti percentuali rispetto al mese di aprile, mettendo a segno un record storico. Va detto però che la quota del 36,2% è stata calcolata con una misurazione che come specifica bene l’Istat - viene effettuata prendendo a riferimento la popolazione di giovani tra i 15 e i 24 anni che sono «attivi», vale a dire che sono già occupati oppure che hanno specificamente detto di essere in cerca di lavoro. In pratica, il tasso di disoccupazione giovanile ha per denominatore non la popolazione di riferimento, cioè in questo caso tutti quelli che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, ma solo le persone che partecipano al mercato del lavoro di quell’età. Non include per esempio gli studenti o chi non si sta muovendo alla ricerca di occupazione. Invece il tasso di disoccupazione tra la popolazione nel suo complesso a maggio è al 10,1%, in lieve calo (-0,1 punti percentuali) a confronto con aprile. Qual è allora il dato calcolato su tutta la popolazione sotto i 25 anni di età? Se si rapporta il numero dei disoccupati tra i 15 e i 24 anni sul totale della popolazione nella stessa fascia d’età, allora la percentuale crolla scendendo al 10,5%, vale a dire che poco più di un ragazzo su dieci è in cerca di lavoro. Va detto che tra la popolazione dei più giovani il tasso di inattività nel nostro Paese si avvicina all’85% . Allora perchè la disoccupazione giovanile viene calcolata solo su chi è «attivo» e non include anche gli inattivi? Si tratta di una misura convenzionale che utilizzano gli economisti a livello internazionale. Questo tipo di misurazione nasce in un’ottica del mercato del lavoro che è visto come un insieme esclusivamente composto da chi cerca lavoro e da chi lavora già, senza prendere in considerazione gli inattivi, cosa che invece non si fa per altre categorie di età. È un valore che quindi può risultare sfalsato visto che si riferisce a un sottoinsieme della fascia di età in esame e non all’intera fascia di giovani tra 15 e 24 anni; tra questi spesso molti non si sono ancora avvicinati al mondo del lavoro magari perchè studiano. Più significativo sarebbe guardare ad altre fasce di età, per esempio a quella compresa tra i 18 e i 29 anni. Però per una convenzione internazionale si utilizza quella degli under 25. Qual è invece il tasso di disoccupazione dei giovani negli altri Paesi europei? Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, quella che interessa i ragazzi sotto i 25 anni di età e calcolata con lo stesso criterio, nel mese di maggio ha registrato un tasso del 22,6% nell’area euro e del 22,7% nell’intera unione europea. L’Italia fa quindi peggio della media, ma c’è anche chi sta peggio. I tassi più bassi li registrano le operose Germania (7,9%) e Austria (8,3%), mentre i livelli più alti di disoccupazione si trovano in due Paesi fortemente colpiti dalla crisi come la Grecia (52,1%, dato di marzo 2012) e la Spagna (52,1%). Ma quanti sono invece i ragazzi italiani che hanno un lavoro? E in Europa invece a che quote si arriva? Va detto che il dato sugli occupati viene misurato sui tre mesi e dunque è difficilmente comparabile con quello della disoccupazione giovanile che invece si calcola su ogni singolo mese. Le statistiche ci dicono che in Italia, nel primo trimestre, i giovani sotto i 25 anni che avevano un’occupazione erano il 18,6%, ben sotto la media dell’Europa a 27 (33,3%) e in fondo alla classifica dei Paesi di tutta l’area europea: dietro di noi ci sono soltanto Spagna (18,4%), Ungheria (17,5%), Croazia (15,8%) e Grecia (13,9%). In cima alla classifica svettano invece i Paesi Bassi (62,4%), Svizzera (61,4%) e Islanda (56,7%). Il numero di ieri ha segnato un record. Ma come è cambiata l’occupazione dei giovani nei decenni? I giovani hanno patito di più la ricerca di un impiego anche in altre epoche. Il tasso (calcolato sugli «attivi») era alto anche negli anni Ottanta con il picco del 1987 arrivato a quota 35,6%. Poi si è vista una progressiva discesa culminata nel 2007 al 20,3%. Proprio il 2007, con l’inizio della crisi finanziaria negli Usa che si è subito riflessa sull’economia reale, ha segnato l’inversione del trend con una rapida risalita della disoccupazione dei più giovani fino al livello record comunicato ieri dall’Istat.