MATTIA FELTRI, La Stampa 3/7/2012, 3 luglio 2012
Tutte le vite di Garibaldi in uno show multimediale - Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba, anche se in realtà era un piede
Tutte le vite di Garibaldi in uno show multimediale - Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba, anche se in realtà era un piede. «Ebbi in regalo due palle di carabina, una all’anca sinistra e l’altra al malleolo interno del piede destro», scrisse il generale nell’autobiografia. Successe, come si sa, sull’Aspromonte nel 1862, quando quel matto dell’Eroe si mise in mezzo fra i suoi uomini e quelli dell’esercito italiano per evitare che si accoppassero a vicenda. La ferita al piede l’avrebbe tormentato per il resto dei giorni, e al Memoriale Garibaldi si trovano, per esempio, i trattatelli medici redatti da dottori che, per il solo fatto d’aver armeggiato sulla gloriosa e offesa estremità, divennero glorie nazionali. È la prima volta che si inaugura un Memoriale di questa natura, e avverrà oggi a Caprera (l’isola nella quale Garibaldi morì nel 1882) davanti ai presidenti Giorgio Napolitano e Mario Monti. È l’atto conclusivo dei festeggiamenti per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, e sono tutti molto soddisfatti della coincidenza - inseguita dei 205 anni dalla nascita di Garibaldi, registrata a Nizza il 4 luglio 1807. Si chiama Memoriale perché non è un museo come siamo abituati a visitarne. Non si trovano qui spadoni e rivoltelle e mantelli, nessuna pipa o penna o altro oggetto personale: quelli sono tutti alla vicina Casa bianca, la fattoria stile fazenda sudamericana dove Garibaldi trascorse gli ultimi vent’anni coltivando i campi e allevando polli e cavalli. Il Memoriale è invece nell’ex fortezza militare Arbuticci, fondamentale per la Regia Marina e che si chiama così - Arbuticci - perché è il nome dialettale del corbezzolo, che lì cresce rigoglioso. E dunque questo Memoriale andrebbe definito con termini all’altezza, tipo «spazio multimediale», perché si ripropone di raccontare la ricchissima e formidabile esistenza del generale attraverso pannelli luminosi, touch screen, giochi di montaggio cinematografico, dissolvenze, voci narranti e così via. Un bel tragitto fisico nel virtuale per scoprire questa impagabile biografia: non è che Garibaldi ha combattuto in Sudamerica e poi si è imbarcato a Quarto. Ne ha fatte di ogni genere: è andato in Cina su una nave battente bandiera peruviana per prendere contatti con l’esercito rivoluzionario del Regno celeste di Tai Ping; ha lavorato a New York nella fabbrica di candele di Antonio Meucci; fu giovane marinaio mazziniano; visse a Londra, a Tangeri, in Australia. Ebbene, immaginate un planisfero dal quale, toccando con mano la pampa argentina, escano le immagini della pampa stessa - e ci si immagina che è così che la vide Garibaldi - e il racconto di quello che l’esistenza nella pampa gli riservò. Però, ecco, siccome si è esordito con i trattatelli medici sul povero piede, c’è naturalmente un gran materiale più concreto, più feticista. Ci sono lettere scritte da Garibaldi a vari corrispondenti, un’ampia iconografia del mito che egli fu, per esempio alcuni piccoli manifesti che raccontano l’entusiasmo con cui - nel Quarantotto - furono accolti gli statuti. Ci sono libri. Vecchi articoli inneggianti. Da tutta Europa, riviste molto rare e splendidamente illustrate. Pure un plastico brunovespiano della battaglia di Calatafimi, con tremila soldatini ad animarlo. Resta da dire che il Memoriale sarà aperto il 15 luglio e la visita è gratuita fino al 4 novembre.