Sergio Romano, Corriere della Sera 2/7/2012, 2 luglio 2012
IL NOSTRO PAESE VISTO DA FUORI UNA INTERVISTA DI SOROS
Mi è stato chiesto come vedo l’Italia dall’estero. Oggi, in particolare, con rabbia, quando constato che una intervista come quella allegata a questa mia lettera non suscita nella stampa italiana l’interesse che dovrebbe destare. La vedo con paura quando noto che pochi in Italia capiscono (anche perché non parlano neppure inglese abbastanza per potere afferrare ciò che viene detto e questo parla da sé) quanto dice George Soros, il che ci rende semplicemente di intelligenza inferiore, non più furbi o più bravi o diversamente dotati. La vedo con dolore, quando constato la continua incapacità della leadership intellettuale e di quella industriale del paese a fare alcunché (quella politica è fatta di ladri, giullari, «ballerine» e pochi galantuomini ad essa prestati che hanno troppa paura di tornare ad essere quello che dovrebbero) e con essa l’impossibilità per coloro che non sono parte di quella leadership di affidarsi a chiunque per proteggersi da un possibile (non voglio dire probabile) futuro nefasto.
Duccio Mortillaro
duccio.mortillaro@
snrdenton.com
Caro Mortillaro,
L’intervista di cui lei scrive è quella che George Soros ha dato alla rete televisiva di Bloomberg: un video di circa 45 minuti nel quale il finanziere angloamericano di origine ungherese sottolinea i rischi della crisi (anche per la Germania) e sostiene che il collasso dell’eurozona avrebbe pesanti ripercussioni sull’intera economia mondiale coinvolgendo, tra gli altri, la Cina. L’esempio della Repubblica popolare mi è sembrato particolarmente interessante. Soros ricorda che l’economia cinese poggia su tre pilastri, più o meno di eguale importanza: i consumi interni, le esportazioni e gli investimenti. Se i mercati europei riducessero considerevolmente l’importazione di prodotti cinesi e gli investimenti stranieri subissero una forte contrazione, la Cina sarebbe costretta a rimettere in discussione il suo modello di sviluppo, con inevitabili e incalcolabili ricadute politiche e sociali.
Sul modo in cui affrontare la crisi dell’euro, Soros parla di due proposte già avanzate in altre circostanze: la creazione di un «redemption fund» (un fondo per la progressiva eliminazione del debito pubblico) e l’emissione di «European Treasury bills» (buoni del Tesoro a breve, garantiti dall’intera eurozona). Temo che la Germania veda anche in questa proposta ciò che maggiormente la preoccupa (la mutualizzazione del debito) e non sia ancora pronta a prenderla in considerazione. Suppongo che Soros ne sia consapevole, ma vi è nella sua intervista a Bloomberg un monito di cui anche i tedeschi dovranno riconoscere l’importanza. Non vi è unione, ha detto Soros, senza trasferimento di denaro. Non vi sarebbe il Regno Unito se l’Inghilterra non fosse pronta a trasferire denaro verso le aree meno sviluppate del nord. Non vi sarebbero gli Stati Uniti se lo Stato di New York non fosse disposto a trasferire denaro verso lo Stato del Mississippi. Non vi sarebbe la famiglia se i membri più ricchi non fossero disposti ad aiutare in caso di necessità i più bisognosi.
Quanto al suo sguardo sull’Italia, caro Mortillaro, è difficile darle interamente torto. Anch’io penso, in qualche occasione, che molti italiani siano economicamente analfabeti e che molti dei loro rappresentanti politici non lo siano da meno. Ma la qualità del dibattito economico italiano mi sembra, tutto sommato, molto più alta di quanto non sembri a lei, che la vede da lontano. Vi è molta confusione, naturalmente, ma ricavo un certo conforto dalla lettura della stampa straniera.