Davide Frattini, Corriere della Sera 2/7/2012, 2 luglio 2012
IL MUSEO ISRAELIANO DELL’OLOCAUSTO
I versi di Nathan Alterman stanno ancora lì, sopra al ritratto in bianco e nero. «Mentre i forni si riempivano di giorno e di notte / il venerato Santo Padre che abita a Roma / non ha lasciato il suo palazzo col crocifisso alzato / per essere testimone di un giorno di sterminio / Solo per stare lì, un giorno, / dove un agnello, ogni giorno di nuovo, è pronto per essere immolato, / l’anonimo figlio di un ebreo».
A essere cambiate sono le parole scelte dagli storici. La didascalia che accompagna la foto di Pio XII a Yad Vashem è più lunga, le ventitré righe della vecchia versione sono state aggiornate e in qualche modo ammorbidite. Le frasi che irritano il Vaticano dal 2005, quando è stata aperta la nuova area del museo, sono adesso accompagnate da quelle di chi difende l’operato di Papa Pacelli.
Il titolo non è più «Papa Pio XII» ma «Il Vaticano». Restano la formula «la reazione di Pio XII all’uccisione degli ebrei durante l’Olocausto è una materia controversa tra gli studiosi» e l’accusa di non aver firmato il 17 dicembre 1942 la dichiarazione degli Alleati che condannava il massacro degli ebrei. «Tuttavia — aggiunge il nuovo testo — nel suo discorso radiofonico del 24 dicembre 1942 fece riferimento "alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di origini etniche (stirpe), sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento"». I ricercatori di Yad Vashem fanno notare che «gli ebrei non sono menzionati esplicitamente» e proseguono come nella didascalia precedente: «Quando gli ebrei vennero deportati da Roma ad Auschwitz, il Pontefice non protestò pubblicamente». Vengono ricordati gli appelli ai governanti di Slovacchia e Ungheria.
Il penultimo paragrafo presenta le posizioni di chi lo incolpa: «I critici sostengono che la sua decisione di astenersi dal condannare l’uccisione degli ebrei da parte della Germania nazista costituisca un fallimento morale: la mancanza di linee guida chiare ha concesso a molti di collaborare con la Germania nazista, rassicurati dal pensiero che questo non contraddiceva gli insegnamenti morali della Chiesa. Ha anche lasciato l’iniziativa di soccorrere gli ebrei ai singoli preti e laici».
Il finale, tutto nuovo, offre la parola ai suoi sostenitori: «I difensori ribadiscono che questa neutralità abbia evitato misure più dure contro il Vaticano e le istituzioni della Chiesa in tutta Europa, permettendo così un numero considerevole di attività segrete di aiuto a livelli diversi della Chiesa. Evidenziano i casi in cui il Pontefice offrì incoraggiamento ad azioni che permisero di salvare ebrei».
Estee Yaari, portavoce di Yad Vashem, nega che la didascalia sia stata riformulata dopo le pressioni del Vaticano e che il testo sia stato negoziato con la Santa Sede. «La vecchia formula notava che la reazione di Pio XII era una questione controversa. Tra i visitatori del museo, qualcuno non capiva quale fosse questa controversia. Così abbiamo voluto aggiungere dei dettagli». Tra i visitatori che hanno criticato quelle parole c’è stato il nunzio apostolico Antonio Franco, che nell’aprile del 2007 aveva minacciato di disertare la cerimonia per la commemorazione della Shoah. «Mi fa male andare al museo dell’Olocausto — aveva spiegato — e vedere Pio XII così presentato. Forse si potrebbe togliere il ritratto o cambiare quel testo». Alla lettera del diplomatico — che alla fine aveva partecipato — aveva risposto Avner Shalev, presidente di Yad Vashem. «La valutazione del ruolo di Pio XII pone una sfida a chiunque voglia studiarlo seriamente. È una questione complessa e noi continueremo a fare in modo di essere ancorati alla verità storica più aggiornata».
È quello che chiedono ancora adesso gli studiosi del museo: «Le nuove ricerche sono state permesse dall’apertura degli archivi vaticani datati fino al 1939 — spiega Yaari — è importante che tutto il materiale diventi disponibile». Lo ribadisce al quotidiano israeliano Haaretz il professor Dan Michman, che ha supervisionato la formulazione del nuovo testo: «Il legame tra il Vaticano e le azioni di soccorso agli ebrei resta da provare».
Davide Frattini