Paolo Lepri, Corriere della Sera 1/7/2012, 1 luglio 2012
MERKEL, SINDROME DELLA SCONFITTA UNO PSICODRAMMA NAZIONALE
Angela Merkel marcia verso Bruxelles: «Niente eurobond finché sarò in vita». Torna con un occhio nero, una gamba e un braccio ingessati, sorreggendosi con un bastone: «Sono ancora viva». Si tratta solo di una vignetta, di Klaus Stuttmann, pubblicata dal quotidiano berlinese Tagesspiegel. Non è però sbagliato vedere in questa immagine il senso della reazione di sorpresa, un po’ irriverente, con cui in Germania è stata accolta la «sconfitta» della cancelliera al vertice di Bruxelles. E ai colpi ricevuti nella battaglia contro Hollande, Monti e Rajoy si sono aggiunte nuove, e conseguenti, difficoltà sul fronte interno. Ne è una prova il fatto che oltre venti deputati dello schieramento governativo si siano dissociati venerdì sera nelle tre votazioni sulla ratifica dell’Esm, il fondo di salvataggio europeo permanente che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo luglio. Niente «maggioranza della cancelliera», quindi, anche se alle critiche dell’opposizione («L’era Merkel è finita», ha detto il socialdemocratico Thomas Oppermann) la Csu ha risposto elencando altrettanti parlamentari Spd che hanno votato contro, nonostante le indicazioni del loro partito.
Anche la notte del Bundestag, come quella di Bruxelles, è stata molto lunga. A conclusione della seduta parlamentare (in cui è stato approvato, con la maggioranza richiesta dei due terzi, anche il Fiscal compact) i deputati della Linke sono corsi nei loro uffici a spedire via fax i ricorsi alla Corte costituzionale mentre il parlamentare cristiano-sociale Peter Gauweiler, noto per le sue posizioni euroscettiche, ha mandato un corriere a consegnare personalmente il suo documento ai giudici di Karlsruhe. Come era stato annunciato, la partita arriverà ai tempi supplementari.
Parlando di quanto è accaduto nella capitale belga, i giornali hanno usato nei titoli soprattutto due verbi: piegarsi, cedere. E l’inaspettata disfatta calcistica contro l’Italia è servita naturalmente ad alimentare il gioco delle metafore negative. I commentatori meno critici chiedono tempo, per valutare bene funzionamento e condizionalità dei meccanismi decisi, ma riconoscono, come ha fatto Thomas Schmid su Die Welt, «l’indebolimento» della posizione tedesca. Gli esponenti di primo piano della maggioranza, come il capogruppo Cdu-Csu, Volker Kauder, cercano di tranquillizzare tutti: «Con noi l’Esm non diventerà un negozio self-service». Ministri come Wolfgang Schäuble si adoperano per mettere in luce gli aspetti positivi della svolta («la chiara agenda per sostenere la crescita»), per ribadire che i principi cari a Berlino, (il rafforzamento del controllo sui debiti) sono stati confermati, sottolineando infine che «i mercati sembrano accettare che non ha alcun senso speculare contro una zona euro che fa blocco». Un monito chiaro viene dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle, secondo cui «troppa poca solidarietà minaccia l’Europa, troppa solidarietà non la minaccia di meno».
La situazione di incertezza è comunque forte. Se è vero che per la prima volta dopo molto tempo la cancelliera non ha guidato le decisioni a Bruxelles, non va dimenticato anche che mai come adesso la Germania si è trovata di fronte ad alcuni nodi da sciogliere politico-istituzionali, legati ai temi europei. Il presidente Joachim Gauck ha deciso nei giorni scorsi di ritardare la firma dell’approvazione del Fiscal Compact e dell’Esm in attesa del pronunciamento della Corte di Karlsruhe sui ricorsi presentati. Potrebbero essere necessarie alcune settimane, con il rischio che anche la seconda scadenza, il 9 luglio, venga disattesa. Ma al di là di questo, sono in molti a interrogarsi sul tipo di decisione dei giudici e a non escludere la possibilità che si renda indispensabile la strada di una consultazione referendaria. Sintomi di disagio si registrano anche in alcuni settori del mondo economico, che dopo aver chiesto sempre rigore alla Merkel ora denunciano il «danno all’immagine» che ne è derivato. «Non si va volentieri in negozio se il commerciante è antipatico», ha detto il presidente della Bga, l’associazione del commercio estero e all’ingrosso, Anton Börner.
Paolo Lepri