Gian Luigi Paracchini, Corriere della Sera 30/6/2012, 30 giugno 2012
TISCI, L’ITALIANO DI GIVENCHY «UN FIGLIO PRIMA DEI 40»
Mamma Elmerinda non pratica l’inglese ma le è bastata qualche vigorosa stretta di mano per conquistare tipette difficili come Anna Wintour e Courtney Love. Donna tosta Elmerinda, 85 anni, origine pugliese, madre di 8 ragazze e dell’ultimo arrivato, l’adorato Riccardino, che era in prima elementare quando il babbo, fruttivendolo ambulante, è morto.
Così a Cermenate (Como), dov’era salita la famiglia, lei s’è arrotolata le maniche e ha tirato su la figliolanza. Ora il bimbo ha 37 anni, fa lo stilista e ha conquistato la Francia prendendo in mano una delle loro storiche maison.
Partiamo dalla straordinaria verve di Elmerinda per spiegare come Riccardo Tisci, da 7 anni designer di Givenchy, abbia il culto della donna extra strong, guerriera e viaggiatrice, indipendente ed emancipata.
Martedì a Parigi anche la sua ultima collezione di couture, dieci pezzi con un sapore di tamburi lontani, forse africani, avrà questo carattere d’indipendenza, di libertà e un po’ di mistero. «Al di là del fascino e dell’estetica — spiega Riccardo — la collezione vuole essere pure un manifesto antirazzista, perché imbrigliare la donna e limitarne la personalità è comunque una forma di razzismo».
Tisci ha sempre creduto nella moda come strumento comunicativo per l’integrazione, contro qualsiasi diversità. «E non soltanto razziale. Mi riferisco a gay, trans, handicappati, albini, a chi viene cioè guardato con occhio sprezzante o commiserevole. In alcune campagne pubblicitarie abbiamo utilizzato proprio un albino e sono fiero d’essere stato il primo a impiegare un modello trans, anzi oggi devo dire una modella perché dopo l’operazione a marzo in Thailandia si deve considerare donna a tutti gli effetti. E donna di successo».
La flessuosa mora in questione è l’ormai famosa Lea T, un tempo Leandro, figlio/a del calciatore brasiliano Tonino Cerezo, celebre come centrocampista di Roma e Sampdoria e contrariato all’inizio della vicenda poi paternamente solidale.
«Non sono portato per la politica, in compenso ho sensibilità sociale — continua Tisci — soprattutto nella parità di diritti. So che cosa è la povertà, a 12 anni tornando da scuola guadagnavo qualche lira come commesso o fioraio. A 18 a Londra facevo il cameriere e alla famosa scuola St. Martins sono entrato soltanto grazie a una borsa di studio. Dopo il diploma, a Milano ho passato qualche momento difficile ma anche uno fondamentale: la collezione con il mio nome ispirata all’India. Se ho vinto lo scoramento lo devo a mia mamma e a Mariacarla Boscono, stupenda modella ma soprattutto stupenda amica».
A Elmerinda, cui una figlia parrucchiera passa quantità di giornali e riviste, non sfugge nemmeno un articolo o una foto riguardante la luce dei suoi occhi. È felicissima ma ogni tanto bussa a una porta emotiva delicata, perché oltre ai 6 nipoti delle figlie lei vorrebbe pure un nipotino da Riccardo. «E io — annuncia l’interessato — prima dei 40 anni ho intenzione di accontentarla perché mi sento maturo per diventare padre. Adozione? No, mio figlio nascerà nel modo più naturale, da un bellissimo atto d’amore».
Qualcuno è convinto che questo desiderio di paternità sia stato solleticato dal tenero pancione dell’amica Mariacarla, ormai prossima a diventare mamma. «Diciamo che senz’altro l’ha accelerato. Mariacarla non è mai stata così bella, sono emozionato per lei».
Aver messo radici a Parigi, potrebbe bastare per sentirsi francese. «Io qui mi trovo bene, adoro il mio lavoro, m’è stata data una grande chance, però non scherziamo: io sono italiano, anzi un provinciale italiano, al mille per cento. Il massimo relax è dalla mamma a Cermenate quando mi sporco le mani di terra. Lì trovo il vero equilibrio. Il nostro insediamento di pugliesi nel comasco? Non facile. Il pregiudizio dei meridionali lazzaroni è duro a morire. Ma noi abbiamo sempre lavorato duro, a partire dalle mie sorelle che fanno le operaie e ciò vale a farti accettare. Ora abbiamo perfino qualche amico leghista!».
Qual è l’idea d’un italiano di Francia sull’attuale momento della moda? «Penso che ultimamente abbia perso un po’ di brillantezza. Arte, musica, teatro sono stati più veloci a seguire i tempi. Sono rimasto quindi ultra soddisfatto della nomination ai Grammy per aver lavorato sulla copertina dell’ultimo album del mio amico Jay-Z. È la prima volta per uno stilista. La mancata chiamata da Christian Dior? Nessuna delusione, auguri cari al collega Raf Simons ma io mi trovo bene da Givenchy: da un paio d’anni il marchio ha ripreso a guadagnare dopo un quarto di secolo e questo inorgoglisce il mio cuore cermenatese!».
Gian Luigi Paracchini