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 2012  giugno 30 Sabato calendario

Cheever, eroi low cost per l’America che affoga - Mi son sempre chiesto perché lo scrittore americano John Cheever (1912-1982) non abbia avuto in Italia grande popolarità

Cheever, eroi low cost per l’America che affoga - Mi son sempre chiesto perché lo scrittore americano John Cheever (1912-1982) non abbia avuto in Italia grande popolarità. Dalle traduzioni di Pavese e Vittorini, al prezioso lavoro di Fernanda Pivano, nessun mercato letterario è stato più aperto del nostro ai libri Usa. Perfino i minimalisti, McInerney, Janowitz, Minot, Leavitt sono stati accolti con generosità. Parecchi scrittori italiani contemporanei sono così «nutriti» di narrativa americana che la loro prosa suona spesso «traduzione yankee». Ma l’entusiasmo non include Cheever. Nel 1987 Garzanti raccolse qualche racconto in un’antologia, la benemerita Fandango ha riproposto i romanzi, ma perfino sui titoli c’è confusione, lo struggente romanzo The Wapshot Chronicle («Cronaca dei Wapshot») diventa prima un claudicante Gli Wapshot per Fandango, che corregge poi in Lo scandalo Wapshot e infine ora Feltrinelli pubblica lo stesso libro come Cronache della famiglia Wapshot . I racconti, di cui Cheever è stato maestro davvero pari a Ceckov e non solo nell’elogio acuto di Updike e Bellow, sono apparsi singolarmente, Il Nuotatore , da cui fu tratto un film con Burt Lancaster (Cheever appare in un cammeo) e solo ora Feltrinelli pubblica un’edizione solida delle Stories per lo più lanciate dalla rivista The New Yorker : John Cheever, I Racconti . Non saprei consigliare al lettore un libro migliore da mettere in valigia per le vacanze, magari tenetelo in mano se il volo è low cost con franchigia di soli 10 kg. Cheever descrive l’umanità con solidarietà affettuosa che commuove, facendovi sentire vicino un amico fidato. L’uomo che in pubblico andava sempre vestito perbene, magari col cravattino papillon, aveva una storia dura alle spalle, la famiglia impoverita dal crollo di Borsa 1929, le difficoltà a vendere racconti, l’alcolismo del fratello Fred, un matrimonio nevrotico con Mary, gli adulteri, l’omosessualità vissuta con vergogna prima e poi con crescente senso di liberazione, gin e whisky scolati di nascosto prima di scrivere, finché un soggiorno dagli Alcolisti Anonimi non lo libera dalla dipendenza. Se l’America degli anni ’50-’80 appare spesso nei romanzi come divisa tra l’eversione della Beat Generation di Kerouac e Ginsberg, il conformismo che travolge i personaggi di Bellow, Updike, Roth e infine il narcisismo dei minimalisti, Cheever ha forza rivoluzionaria, visione strategica, cuore al futuro. Il suo Nuotatore che decide di attraversare la contea solo battendo il crawl di piscina in piscina, vede lentamente col vigore fisico prosciugarsi l’identità sociale ed economica, fino ad arrivare esausto, scacciato dai party, la casa espropriata. Il vecchio atleta che per divertire gli amici salta il divano come gli ostacoli dell’atletica al college e finisce ucciso per sbaglio. Il papà ansioso della Guerra Fredda che licenzia il giardiniere comunista, persuaso che volesse avvelenargli i figli, salvo poi scoprire che è innocente. La ragazza che si innamora solo di uomini in crisi, la Vedova Nera. Il «doorman», portiere di un palazzo dell’East Side di New York, confidente delle emozioni dei condomini, fino a quando le regole brutali di classe non lo rimettono a posto, mentre felice per le mance, fa volare l’ascensore in caduta libera frenando solo all’ultimo. Il divorziato che nelle case estive d’affitto, tra scricchiolii dei mobili e fragore della marea, sogna «la prima, gentile moglie». Il fratello che, eco delle faide tra Fred a John Cheever, amore e alcol, litiga con la famiglia, rovinando un week end sulla spiaggia finché la festa degenera in battibecchi e in un ramo fradicio d’acqua usato come clava. E le storie italiane: Cheever decise di passare un anno in Italia, chiamò Federico il suo ultimo figlio, affittò un buio e lugubre appartamento in un palazzo aristocratico in via Caetani a Roma, proprio dove le Brigate Rosse abbandonarono il corpo del presidente Moro, e dove molti credono sia stato davvero il quartier generale terrorista. Del nostro paese Cheever ama il contrasto tra passato classico e presente sudato e frenetico, la sensualità che a un tempo lo attrae e frustra, la saggezza nell’esprimere i sentimenti che lui, yankee del New England protestante, deve invece reprimere in pubblico: salvo poi vederli esplodere nella corsa alla bottiglia, nelle risse familiari, nella letteratura. Cheever completa l’autoanalisi nei Journals , i diari che Gottlieb raccoglierà per il New Yorker e poi per Knopf, un testo di lucidità dolce e feroce dove il sesso, la politica, la famiglia, la religione, diventano autobiografia di un uomo al tempo stesso debole, inerme e fortissimo, che dopo anni di oscurità, ubriaco e abbandonato, trova la forza di disintossicarsi e dire ricevendo la medaglia delle Arti «la letteratura ci salverà…». Feltrinelli promette di tradurli nel 2013, sono un capolavoro. Spesso considerato dalla critica poeta dei sobborghi residenziali, Cheever è invece compagno di strada delle nostre emozioni: leggerlo vi rafforza, fa sorridere, gioire, commuovere. Forse se non lo conosciamo abbastanza è perché non era «personaggio», caricatura di ribelle, «americano», seduttore. Forse abbiamo dimenticato la scrittura dell’America che fingiamo di amare, distratti dal chiasso patinato. IRacconti si aprono così, indimenticabili: «Questi racconti cominciano ai tempi del mio congedo dall’esercito, alla fine della Seconda guerra mondiale […]e sembrano a tratti storie di un mondo perduto per sempre, quando la città di New York era ancora illuminata dalla luce del fiume, e la radio del negozio di cancelleria all’angolo diffondeva il ritmo della band di Benny Goodman e quasi tutti andavano in giro con il cappello. Sono l’ultimo di una generazione di fumatori accaniti che al mattino svegliava il mondo a colpi di tosse, si sborniava ai cocktail parties e ballava danze fuori moda, ’Il pollo Cleveland’, attraversando l’Atlantico in piroscafo, colma di nostalgia per l’amore e la felicità: e i suoi Dei erano antichi come i miei e i tuoi, chiunque tu sia».