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 2012  giugno 30 Sabato calendario

Arendt, il mondo in un posacenere - La foto è molto bella. Dovrebbe essere stata scattata a Parigi, o forse a New York, all’inizio degli anni Quaranta del Novecento, durante l’esilio

Arendt, il mondo in un posacenere - La foto è molto bella. Dovrebbe essere stata scattata a Parigi, o forse a New York, all’inizio degli anni Quaranta del Novecento, durante l’esilio. Hannah Arendt, oggi la più influente filosofa della politica, è appoggiata al tavolo su cui c’è un posacenere. Ha la sigaretta in mano. Guarda avanti. Sicuramente posa. Il punctum della foto è duplice: le mani, la sinistra che regge e sostiene la destra, in cui è infilata la sigaretta; l’ombra dietro di lei, sul muro. Ho il sospetto che sia una fotografia scattata da Gisèle Freund, ma nei crediti del libro non c’è. Sto descrivendo la copertina di un breve volume davvero bello e acuto: Hannah Arendt. Un ritratto controcorrente di Marie Luise Knott edito da Cortina Editore nella collana «Saggi». L’immagine partisce la faccia superiore del libro occupandone oltre la metà, mentre il nome dell’autore, in bianco su campo grigio, sottolineato da due filetti, è posto in alto. Lo schema grafico della collana prevede questa partizione, con il titolo all’interno dello spazio dell’immagine. Uno stile semplice e pulito attuato dallo Studio CReE cui si deve il progetto. Cambia solo, a seconda dell’argomento, il colore del fondo su cui è scritto il nome dell’editore, in alto a sinistra, in verticale. Il libro davvero originale, fondato su fonti inedite, analizza il lavoro della Arendt seguendo tre percorsi: il riso; la sua scrittura in tre lingue, e quindi il tema della traduzione; la drammatizzazione. Sono sguardi obliqui, ma illuminanti, gettati sulla filosofa tedesca naturalizzata americana, una donna a cavallo di due imperi del XX secolo: l’hitlerismo e la democrazia di massa americana. Scritto in modo scorrevole allaccia i tre temi alle vicende intellettuali e di vita della Arendt. È un po’ come se l’autrice avesse dato forma a quell’ombra sul muro, leggendo il profilo della filosofa attraverso il riverbero che la sua persona getta sul muro. Che ci siano ombre strane nell’opera della Arendt l’aveva capito anche Jaspers, suo maestro, che aveva progettato di scrivere un libro su di lei; negli appunti sottolinea come nei suoi testi gravi «l’ombra di un cavallo senza briglie». È l’ombra di un pensiero libero, come mostra Knott. L’immagine della copertina è quella di una giovane donna, dal tratto leggermente maschile, per via dei capelli corti e anche della postura con la sigaretta. Dove guardi non è chiaro. Guarda altrove, proprio come il suo inconsueto pensiero.