Franco Bechis, Libero 1/7/2012, 1 luglio 2012
GLI EX COLONNELLI, I SOLDI DI AN E L’IMPORTANZA DELLA TRASPARENZA
Egregio direttore, l’articolo «I colonnelli svuotano le casse di An», a firma di Franco Bechis, presenta una serie di gravissime inesattezze e di affermazioni non veritiere riferite ad elementi di fatto di cui sarebbe stato davvero agevole riscontrare la correttezza e veridicità, evitando così di ingenerare nel pubblico dei lettori falsi convincimenti, idonei a tradursi nella lesione della reputazione pubblica di primari esponenti della politica nazionale. Il titolo (sia in prima che a pagina 11) è gravemente evocativo di una condotta dai contorni illeciti od irregolari («colpo di mano» ed attività di «svuotamento della cassa di An»), personalmente riferita ai cosiddetti «ex colonnelli di Fini». Al riguardo gli interessati si riservano ogni opportuna valutazione. Comprenderà la gravissima portata lesiva che possiede, di per sé, l’intitolazione dell’articolo (non contraddetta dal testo) se sol considera che, in punto di fatto, quel «colpo di mano», e quello «svuotamento della cassa di An» altro non sono che il compimento di atti giuridicamente dovuti, e, cioè, degli atti di dotazione patrimoniale della Fondazione An decisi e voluti, all’unanimità, dal Congresso di An del 23 marzo 2009, proprio secondo i tempi e le modalità oggi poste in essere. Si è eseguito con la massima trasparenza e correttezza ciò che all’unanimità aveva stabilito il congresso di An in occasione della confluenza nel Pdl. In particolare, il Congresso di AN ha votato all’unanimità nel marzo del 2009: - la costituzione di una Fondazione; - la devoluzione dell’intero patrimonio del partito An nella Fondazione; - l’esecuzione di tutto ciò non oltre l’an - no 2011. Elementi questi di facilissima acquisizione, ma di cui, con inescusabile non curanza, si è ritenuto di poter fare a meno. Va rilevato che se non si fosse dato vita alla Fondazione, come previsto obbligatoriamente dal congresso An, si sarebbe (allora sì) incorsi in un comportamento sanzionabile. Nell’articolo, poi, le informazioni gravemente inesatte ed erronee sono svariate. Viene riferito che nell’esercizio 1/1/2011-31/12/2011, il patrimonio di Alleanza Nazionale è passato da 87,07 milioni a 21,2 milioni, di cui 61 milioni trasferiti alla «meno trasparente» Fondazione. Trattasi di grave ed errata illazione, essendo noto che la Fondazione, rispetto ad un partito (che è associazione non riconosciuta), è un organismo che esiste laddove ottenga un riconoscimento pubblico formale, ed è perciò sottoposto a penetranti obblighi di controllo e vigilanza da parte della pubblica autorità. Assumere, pertanto, che la Fondazione sia «meno trasparente » di un’associazione-partito, è una mera illazione che induce nel lettore, scenari elusivi inesistenti. Nell’articolo viene, inoltre, riferito che il trasferimento dall’associazione-partito in liquidazione alla Fondazione di 61 milioni di euro acquista significato perché nell’associazione-partito era leader Gianfranco Fini ed i suoi fedelissimi, mentre l’organo di amministrazione della Fondazione risulterebbe «in pugno agli exAn restati nel Pdl». Anche queste sono affermazioni manifestamente errate perché: a- come già detto, la costituzione di una Fondazione e la devoluzione del patrimonio del partito nella Fondazione, erano state decise dal Congresso di An; b- all’atto della costituzione della Fondazione, e dei correlativi atti di dotazione patrimoniale (18 novembre-14 dicembre 2011), l’organo di gestione dell’associazione-partito, nonché l’organo di direzione e controllo del medesimo partito, riflettevano una leadership - utilizzando le argomentazioni e locuzioni del giornalista - del tutto differente da quella solo immaginata nell’articolo da Bechis (giusto per esemplificare ne fanno parte due parlamentari del Fli di Fini). Nell’articolo, dunque, con incomprensibile trasposizione di piani, si omette di rilevare che all’atto dell’istituzione e dotazione della Fondazione (novembre-dicembre 2011) non vi era più alcuna leadership di Fini nel partito, non esistendo, del resto, tecnicamente alcun partito, ma un’associazione da porre in liquidazione e, all’esito, da estinguere. Infine, viene riferito che, secondo i liquidatori giudiziali dell’associazione partito: -non sarebbero stati accantonati i fondi obbligatori per favorire la presenza di donne nella politica; - il patrimonio dell’associazione-partito non sarebbe stato sufficiente per liquidare creditori e dipendenti, con la conseguente necessità di avviare un’azione giudiziaria contro la Fondazione. Se avesse avuto la prudenza di interloquire anche con gli organi della Fondazione, avrebbe potuto facilmente accertare che: - l’accantonamento del cd “fondo quote rosa” risulta già da tempo operato dagli organi dell’associazione-partito; - non risulta agli atti alcun elemento, documento o riferimento tale da lasciar solo presumere che gli effettivi creditori dell’associazione-partito ed i dipendenti non possano essere liquidati con i circa 21 milioni di euro a disposizione dell’organo di liquidazione giudiziale. Tant’è che il Presidente del Tribunale di Roma, con decreto 7 febbraio 2012 di designazione dei liquidatori, disponeva, anche all’esito di una verifica tecnica, che, una volta pagati i creditori, il residuo venisse trasferito in Fondazione. Egregio direttore, comprenderà la sorpresa degli organi della Fondazione An, nel leggere notizie inesatte, affermazioni erronee, illazioni personalissime del giornalista, senza, peraltro, che ci si sia premurati di dar conto del fatto che tutti i componenti dell’organo di amministrazione della Fondazione An non percepiscono neanche il rimborso delle spese vive, e che la Fondazione, nelle pochissime settimane di vita, si è premurata di avviare specifiche iniziative di beneficienza tra cui un significativo intervento a favore delle popolazioni emiliane colpite dal terremoto, così come, sempre nelle poche settimane di vita, la Fondazione ha già avviato specifiche azioni rivolte alla reintegrazione del proprio patrimonio tra cui, in particolare, quella inerente alla operazione di dismissione dell’immobile di Montecarlo. Tanto riteniamo di dover chiarire, con la certezza che Ella non mancherà di darne adeguato risalto, al fine di ripristinare la verità dei fatti e delle circostanze. Prof. Avv. ANTONINO CATAUDELLA Prof. Avv. GIOVANNI DORIA Carissimi eminentssimi avvocati, non vi è dubbio che la portata lesiva delle affermazioni di questa lettera è evidente icto oculi a differenza dell’articolo contestato. Deciderà il tribunale, cui sarà rivolta la domanda. Quanto alle vostre lagnanze, confermo virgola dopo virgola non solo il contenuto, ma anche la forma dell’articolo in questione. Tutte le cifre sono quelle riportate in bilancio. Le notizie sono state tratte dalla nota integrativa compilata dai liquidatori dell’associazione Alleanza nazionale, nominati dal tribunale di Roma. Sono stati loro a rendere pubblica azione giudiziale nei confronti della Fondazione, poi revocata sulla base della garanzia formale con cui la Fondazione si è impegnata a garantire con propria liquidità e patrimonio la chiusura della liquidazione della associazione Alleanza nazionale. Queste informazioni sono pubbliche e sono state pubblicate su Il Secolo d’Italia e su Avvenire secondo le disposizioni di legge. Le ho citate negli esatti termini in cui sono state rese pubbliche. Non provo nemmeno un istante a confrontare un bilancio pubblicato sulla stampa come è obbligato a fare un partito politico con quello di una fondazione che non ha obblighi di pubblicità e rendicontazione nei confronti dei 60 milioni di italiani dalle cui tasche è in gran parte uscito il patrimonio ivi conferito. Prima di scrivere lettere, vi prego di comprare una pagina di Libero per pubblicare stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa del bilancio 2011 della Fondazione Alleanza nazionale. Questo solo conta per la trasparenza. Quando sarà avvenuto, allora riconoscerò che la gestione dei fondi di una fondazione ha la stessa trasparenza di quella di un partito politico. Attendo fiducioso. FRANCO BECHIS