Giuliano Zulin, Libero 1/7/2012, 1 luglio 2012
PASSERA INDAGATO PER FRODE FISCALE
Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo Economico, le Infrastrutture e i Trasporti, è indagato per frode fiscale. La notizia era nell’aria da giorni e ieri è arrivata l’ufficialità, ovviamente attraverso un quotidiano, La Stampa. Secondo i pm di Biella Ernesto Napolillo e Francesco Alvino, Banca Intesa Sanpaolo avrebbe utilizzato veicoli finanziari per pagare meno tasse in Italia. La colpa del ministro? Era amministratore delegato dell’istituto, i cui uffici legali hanno avallato l’operazione. Nel 2006 era il rappresentante firmatario della dichiarazione fiscale (contestata) della banca. L’indagine, partita dalla Guardia di Finanza di Milano e proseguita dall’Agenzia delle Entrate, è arrivata a Biella perché il reato sarebbe stato commesso alla Biverbanca, passata poi al Montepaschi e adesso ceduto alla Cassa di Risparmio di Asti. In sostanza, Intesa avrebbe fatto transitare dei pronti contro termine su titoli obbligazionari attraverso un veicolo (la Defense II) di diritto britannico per ottenere dei benefici fiscali, creando un tesoretto all’estero da scontare poi nei conti del gruppo, grazie a un’asimmetria impositiva. Secondo l’Agenzia delle Entrate, scrive La Stampa, «il credito in esame, lungi dall’essere stato utilizzato per i fini previsti dall’ordinamento, altro non rappresenta che un illegittimo extrarendimento il cui godimento ha governato l’intera operazione». Le accuse insomma sono pesanti, anche se tutto il procedimento potrebbe risolversi in nulla visto che Intesa ha già transato con il fisco 1,15 miliardi di euro contestati, pagando 270 milioni. Così come hanno fatto altre banche, compresa Unicredit. Tuttavia Alessandro Profumo, ex numero uno dell’istituto di Piazza Cordusio, è stato rinviato a giudizio per l’operazione Brontos: quasi una fotocopia di quella per cui Passera è indagato. Dunque i pm potrebbero andare avanti nonostante la pace fiscale: il reato sarebbe «dichiarazione fraudolenta mediante artifici» e la dichiarazione infedele, che prevede rispettivamente la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni, e da uno a tre anni. La magistratura acquisirà altri documenti, oltre a quelli già recuperati nella sede di Biverbanca. Intanto Passera non commenta: d’altronde è pur sempre una formalità la sua iscrizione nel registro degli indagati. L’amministratore delegato prende milioni di stipendio anche perché risponde di qualsiasi operazione. Certo è che la notizia un po’ d’imbarazzo lo provoca. Primo perché due mesi fa, Andrea Zoppini, quando è stato raggiunto da un avviso di garanzia per frode fiscale, si è dimesso dal governo: era sottosegretario della Giustizia. Secondo perché Passera è il super ministro di un esecutivo che ha scaricato sugli italiani talmente tante tasse al punto da appesantire la già forte recessione: è brutto sapere che i contribuenti onesti strapagano e qualcuno, che evidentemente ha più mezzi a disposizione, trova il modo per versare meno imposte. Terzo perché il governo ha fatto della lotta all’evasione senza quartiere la sua bandiera, gettando nel panico chiunque e facendo passare per delinquente seriale qualche commerciante che non ha rilasciato uno scontrino... Come si può massacrare i contribuenti, già oberati da un fisco onnivoro (Equitalia insegna), e fare super sconti alle banche accusate di mega evasioni? Se «patteggiano » vuol dire che ammettono l’errore, no? Dopo la notizia dell’avviso di garanzia per reati fiscali, fa un po’ impressione rileggere ora una frase che Passera ha pronunciato al Forum Ambrosetti di Como tre mesi fa: «Certamente non può essere più considerato furbizia non pagare le tasse. Anche gli ultimi dati dicono che ci devono essere più controlli e migliori norme, ma alla fine ci deve essere anche una sanzione sociale. Non deve essere tollerabile anche tra le persone che chi può contribuire in maniera adeguata non lo fa, come avviene adesso. Perché questa situazione cambi ci vuole uno sforzo di tutti». Quale potrebbe essere la sanzione sociale per Passera?