Stefano Lorenzetto, il Giornale 24/6/2012, 24 giugno 2012
Il Giornale, domenica 24 giugno 2012 Per descriverla, Playboy ha scomodato, nell’ordine, Vasco Pratolini e il «realismo magico», Vincenzo Gioberti, Antonio Rosmini, Gaetano Filangieri, Ferdinando Loffredo, Palmiro Togliatti, Alcide De Gasperi e infine Jean-Paul Sartre con un suo celebre aforisma: «Coltiva ciò che la gente critica in te, perché quello sei tu»
Il Giornale, domenica 24 giugno 2012 Per descriverla, Playboy ha scomodato, nell’ordine, Vasco Pratolini e il «realismo magico», Vincenzo Gioberti, Antonio Rosmini, Gaetano Filangieri, Ferdinando Loffredo, Palmiro Togliatti, Alcide De Gasperi e infine Jean-Paul Sartre con un suo celebre aforisma: «Coltiva ciò che la gente critica in te, perché quello sei tu». Sembrerebbe un po’ troppo per una donna di 35 anni dal sorriso accattivante, taglia 40, misure canoniche 90-60-90 («facciamo 92, qui ho un po’ più di ciccetta», corregge pizzicandosi un gluteo) che si limita a coltivare nei suoi 53 chili di carne, armonicamente distribuiti su 1 metro e 67 centimetri di altezza e resi più svettanti dal tacco 12 e da un paio di gambe ben tornite, due uniche qualità, quelle che hanno mandato in bestia mogli e fidanzate di Bagnolo Mella, provocando reiterate proteste al sindaco e al maresciallo dei carabinieri: bellezza e simpatia. Laura Maggi, nubile, è una ragioniera, dunque di bilanci se ne intende. Nella cittadina del Bresciano aveva aperto con la sorella Cristina una tabaccheria dall’insegna in qualche modo profetica: Non solo tabacchi. Fatti due conti, s’è accorta che le sigarette non bastavano e ci ha aggiunto un piccolo bar, Le Café, aperto tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 6.30 alle 20.30. Fatti altri due conti, ha capito che con cappuccini e brioche non sarebbe andata molto distante. E così ha deciso, avendone i numeri, di rapportare il suo abbigliamento al fatturato: ridottissimo. Anzi, praticamente inesistente (l’abbigliamento, non il fatturato) dalle 20.30 all’1 di notte del venerdì, quando torme di maschi allupati prendono d’assalto il suo locale per farsi servire aperitivi e superalcolici. È nata una stella, «la barista più seducente del mondo», per dirla con Playboy che l’ha incoronata tutta nuda in copertina abbracciata al coniglietto gonfiabile simbolo della casa; la regina del «Sexespresso», per stare alla sintesi anglosassone del titolo che apriva un’intera pagina a lei dedicata sul Daily Mail; la geisha ideale da cui farsi servire il tè, e non solo, stando al servizio mandato in onda da Nippon Tv per la gioia di 20 milioni di giapponesi; l’archetipo della bella mora italiana per televisioni e giornali tedeschi, spagnoli, turchi, australiani, neozelandesi. Ora finalmente i conti tornano. Da qualche mese la sexy barista più desiderata del pianeta è costretta a shakerare cocktail anche in trasferta, ingaggiata a ore per comparsate in esercizi pubblici di Treviso, Isola Rizza, Passo del Tonale, Monza, Malcesine, Botticino, Cicognolo. È già stata prenotata per il ritiro del Brescia calcio a Ponte di Legno. Presto promuoverà un concorso per selezionare un cococò avvenente e muscoloso da tenere al suo fianco per un anno a Le Café, assunto con regolare contratto. L’editore Guido Veneziani le ha spalancato le vie del digitale terrestre su Vero, la televisione diretta da Maurizio Costanzo. Un noto giornalista le ha proposto di scrivere a quattro mani la sua biografia. Su Google totalizza quasi il quadruplo di citazioni rispetto a Susanna Petruni, conduttrice del Tg1, che pure appare una sera sì e una no nel telegiornale più visto d’Italia. La polizia postale, su denuncia del suo press agent Luca Archetti, ha già chiuso ben otto account Facebook e Twitter che si spacciavano per lei. La taverna della perdizione misura meno di 50 metri quadrati e si trova in via Solferino, alla periferia di Bagnolo Mella, sul crocevia che porta a Poncarale. Dall’altra parte della strada è incastonata nel muro una Madonna votiva. Quadretto perfetto: «l’amor sacro e l’amor profano» cantati da De André in Bocca di rosa e coniugati con la «notizia un po’ originale» che «vola veloce di bocca in bocca». Mi racconti della sua infanzia. «Sono nata a Manerbio. Padre caposquadra all’Enel, madre infermiera, oggi entrambi in pensione. Sono stata una bambina felice. Giocavo a palla e a nascondino con i miei amichetti». Al dottore no? «Solo tra femmine, con mia cugina Sonia. Dottoresse e infermiere, a turno». A che età s’è accorta d’essere bella? «Non me ne sono accorta. Fino a 12-13 anni mi vedevo brutta. Le amiche avevano già un po’ di seno, io no, e ci soffrivo. Mi sono sviluppata verso i 17 anni». Prima simpatia? «A 8 anni. Lui ne avrà avuti 11. Si chiamava Marco. Mi piaceva tantissimo, ma non s’è mai accorto di me. A 15 anni ha cambiato casa e non l’ho più rivisto». Quanti fidanzati? «Seri?». (Conta sulle dita). «Tre. Il primo è durato tre anni e mezzo. L’ho lasciato perché aveva problemi di alcol. Col secondo sono andata avanti tre anni. Mi ha mollato lui per mettersi con un’altra. Il mio orgoglio ne ha sofferto parecchio. Il terzo l’ho lasciato io dopo due anni. Ero ancora scossa dalla badilata del secondo. Non mi sono più ripresa. Da allora sto bene così, mi tengo la mia libertà. Oltretutto ho una figlia di 5 anni, Giulia, che mi vuole tutta per sé». Da chi l’ha avuta? «Da un moroso intermedio, col quale ero insieme da due mesi. Lui l’avrebbe anche riconosciuta, ma io ho preferito darle il mio cognome». Ha pensato di abortire? «Come avrei potuto uccidere mia figlia? Sarei vissuta per sempre col rimorso». Che cosa guarda in un uomo? «Il naso. Dev’essere piccolo, a patatina». Come l’attore Karl Malden? «Come Carlo Verdone. Poi guardo il sedere. Dev’essere sodo». Nient’altro? «Mi piace l’uomo riccio, moro, atletico. Anche se ha un po’ di pancetta, non importa: dà un senso di sicurezza. Purché non sia obeso. Una volta ero molta attenta al lato estetico, mi piacevano i giovani. Ora sono attratta dall’uomo maturo, intelligente, sensibile, simpatico, non geloso. Be’, un pizzico geloso sì. Non troppo. Soprattutto voglio che sia super sincero». Anche ricco? «Due palanchine non guastano». Che lavori ha fatto nella vita? «Dopo il diploma sono stata impiegata da un commercialista e in alcune aziende. A 26 anni ho comprato la licenza di questo locale con un mutuo». Il salto a sexy barista com’è avvenuto? «Ho sempre servito al banco in minigonna, il fisico me lo consentiva. Posavo per i calendari, dando sempre il ricavato in beneficenza: nel 2010 a un diciassettenne rimasto paralizzato dopo un incidente stradale, che aveva bisogno di un intervento chirurgico in Svizzera; nel 2011 e 2012 ad associazioni che si occupano di bambini malati o abbandonati. Finché mi sono accorta che il venerdì sera, indossando i miei vestitini attillati, facevo in tre ore l’incasso di una giornata». Il sindaco Cristina Almici dice che lei mette a repentaglio l’ordine pubblico. «Ha dovuto istituire il senso unico in via Solferino, c’è stato qualche problema di parcheggio selvaggio, ma nulla di più». È sicura? «Un po’ d’insofferenza dei vicini per il volume della musica. Dall’Arpav m’è arrivata da pagare una multa di 1.000 euro per i decibel in eccesso». E l’esposto delle abitanti di Bagnolo Mella che la accusano di rubar loro gli uomini? «Annunciato e mai presentato. Stiamo parlando di mogli gelose che chiedono ai mariti: “Dove vai a bere l’aperitivo? Non andrai mica da quella là, vero?”. Sono loro stessi a riferirmelo, vengono di nascosto. Ero in caserma dai carabinieri anche ieri, in otto anni qui il maresciallo non ha mai messo piede. E poi sono andata dal comandante dei vigili urbani, che mi ha fatto un richiamo per gli abiti succinti, contrari agli obblighi morali previsti per i titolari dei pubblici esercizi. Non sapevo che esistessero specifiche disposizioni di legge sull’abbigliamento». Non le hanno anche ritirato la patente per guida in stato di ebbrezza? «Quello è stato un incidente di percorso, non c’entra col bar. Mi hanno fermata fuori da una discoteca». Tasso alcolemico rilevato? «Uno virgola... Il mio aperitivo preferito al bar è il vino bianco. Se invece sono in un dancing, sto sul coca havana o sul mojito. Patente sospesa per un anno. Mi sono offerta di scontare la pena alternativa prestando servizio sociale alla scuola materna di Bagnolo Mella. Adoro accudire i bambini, farli giocare, dargli la pappa e metterli a nanna». Fa la sexy barista per soldi o per sentirsi più apprezzata dagli uomini? «Sono vanitosa, non lo nego. Mi piace se mi fanno i complimenti». D’inverno non ha freddo a servire tutta nuda? «Non me ne parli. Nonostante i termoconvettori a manetta, ho buscato un sacco di bronchiti. Andavo avanti a Zimox». Che cosa cercano gli avventori in una sexy barista? «Alcuni si fanno strane idee, pensano che balli sui tavoli. Avranno visto troppi spettacoli di lap dance. Finché le battute sono amichevoli, sto al gioco. Ma le proposte indecenti mi irritano». Gliene arrivano? «Hai voglia! “Gireresti un film porno?”. “Fai spettacoli privé?”. “Se t’invito a cena poi devo anche pagarti?”. Richieste esplicite di rapporti mercenari, insomma. Lì m’arrabbio. C’è anche un maniaco che telefona quattro volte la settimana, ansima, chiede come sono vestita, vuol sapere se indosso le mutandine o no». Be’, un po’ se l’è cercata. «Per fortuna risponde sempre mia sorella, che gli sbatte giù la cornetta». Qualcuno allunga le mani? «È capitato un paio di volte. Ha rimediato una sberlona». Quanto ha guadagnato per il servizio su Playboy? «Neppure un euro. Mi hanno fatto firmare una liberatoria per poter utilizzare gli scatti come piaceva a loro. E infatti non era previsto che mi mettessero in copertina. Avevo posto come condizione di posare scoprendo un solo seno. Ma poi, in corso d’opera, scopri di qua, scopri di là... Alla fine sono uscita con tutto di fuori». Le sue riserve mi ricordano il segretario di Gabriele D’Annunzio, Tom Antongini, il quale sosteneva che secondo la grammatica seno va sempre al singolare, «ma per fortuna sono due». «Mostrare un seno è diverso che mostrarli entrambi. L’ho fatto per i miei genitori, che erano contrari al servizio su Playboy». Che cosa le impedisce di dedicarsi allo striptease nei locali notturni senza stare alla macchina per il caffè? Guadagnerebbe di più con minor fatica. «Il pudore. Le mie mise sono sempre vedo-non-vedo. Perizoma, ma con sopra un pizzo. Se mi vogliono, mi prendono come sexy barista. Altrimenti, pedalare!». In che consiste il comune senso del pudore? (Riflette). «Nel locale niente topless. Al mare è diverso». Pudore a geografia variabile. «In spiaggia non offende nessuno». S’è data qualche limite nell’utilizzo del suo corpo? «Mai sesso a pagamento». Gratis sì? «Se un uomo mi piace, perché no?». E se è sposato? «Non potrei». Ma lei come si vede? «Dovrei andare in palestra per avere natiche più toniche». (Interviene un avventore, Andrea, sposato, un figlio di 7 mesi: «Sei da denuncia penale quando dici così»). È tutto suo quello che vedo? «Ho fatto ricorso al chirurgo estetico. Finito l’allattamento di Giulia mi si era svuotato il seno». Il suo modello di donna? «Monica Bellucci». Posso chiederle per chi vota? «L’ultima volta Lega. Da giovane votavo come mi diceva la mamma, quindi Dc». Anziché la barista, che vorrebbe fare? «La presentatrice televisiva. Ma non mi cerca nessuno. Sono un po’ su di età...». A che servono le veline? «A far scena, contorno. Un espediente per attrarre i maschietti». E come mai non esistono i velini? «Eh, come mai...». Ha visto il documentario Il corpo delle donne sulla Rai? Sostiene che la donna reale sta scomparendo dalla televisione, sostituita da una rappresentazione grottesca, volgare, umiliante. «Non vale solo per la Tv. Nel bar di Isola Rizza, nel Veronese, mi sono sentita un animale da circo». Anna Magnani prima del ciak diceva al suo truccatore che voleva incipriarle le rughe del volto: «Lasciamele tutte, non me ne togliere nemmeno una, ci ho messo una vita a farmele». Lei che cosa gli direbbe? «Un po’ di rughette sono espressive. La mattina non perdo più di dieci minuti a truccarmi. La sera, invece, un’ora». Come s’immagina fra qualche anno? «M’immagino...». (Tace). «Fisicamente, intende? Ancora uguale. Spero. Tutti mi dicono che dopo la maternità sono diventata più bella. Ne approfitto per dare un consiglio alle donne: fate figli. Se potessi, io ne vorrei subito un altro. È che al momento mi manca la materia prima». Cioè? «Un marito». Stefano Lorenzetto LORENZETTO Stefano. 55 anni, veronese. È stato vicedirettore vicario del Giornale, collaboratore del Corriere della sera e autore di Internet café per la Rai. Scrive per Il Giornale, Panorama e Monsieur. Ultimo libro: La versione di Tosi (Marsilio). LORENZETTO Stefano. 55 anni, veronese. Prima assunzione a L’Arena nel ’75. È stato vicedirettore vicario di Vittorio Feltri al Giornale, collaboratore del Corriere della sera e autore di Internet café su Raitre. Scrive per Il Giornale, Panorama e Monsieur. Dieci libri: Cuor di veneto, Il Vittorioso, Visti da lontano e La versione di Tosi. Ha vinto i premi Estense e Saint-Vincent di giornalismo. Le sue sterminate interviste l’hanno fatto entrare nel Guinness world records.