Fabrizio D’Esposito, il Fatto Quotidiano 1/7/2012, 1 luglio 2012
LEGGE ELETTORALE È IN ARRIVO LA PORCATA N°2
Provincellum. Ossia la porcata numero due. Non foss’altro che, come spiega uno degli sherpa al lavoro, si tratta né più né meno “di una rivisitazione del Porcellum”. Una sorta di Porcellinum, dunque. E sul quale già domani la “strana maggioranza” dell’inciucione ritrovato ABC, ritrovato almeno a livello di riforma elettorale come ha chiesto il Quirinale, potrebbe trovare un accordo definitivo. Quello di massima è arrivato alcuni giorni fa con una triangolazione telefonica fra i tre leader: Alfano, Bersani e Casini. A dettare le condizioni è per il momento la componente azzurra e berlusconiana. Al banchiere-triumviro Denis Verdini, presunto pitreista, messo in campo al posto di Gaetano Quagliariello, è stato consegnato un mandato chiaro: “Portare a casa il maggior numero di nominati”. E lui ha eseguito.
Operazione “nominati”
IL PROVINCELLUM o Porcellinum prevede infatti il 50 per cento di liste bloccate senza preferenze, al peggio il 25 per cento come nel Mattarellum. L’altra metà, invece, recupera il metodo complicatissimo per l’elezione delle Province, anche perarginareiltemutoMovimento 5 Stelle. Collegi sì ma con ripartizione proporzionale su base regionale. In pratica, chi arriva primo non viene eletto ma finisce in una lista di partito che manda in Parlamento i candidati con il quoziente più alto. In teoria si può essere primi e non essere eletti, se la percentuale è bassa. Oppure terminare secondi o terzi nel collegio e farcela graziealquoziente.Spiegaunex ministro del centrosinistra contrarioalProvincellum:“Èunmodo come un altro per stabilire chi deve andare in Parlamento. Sarebbe una vergogna. Meglio correggere il Porcellum con l’introduzione delle preferenze”. Ovviamente, detto per inciso, non si parla più di riduzione dei parlamentari, come i 500 della Cameraprevistinellavecchiaintesa sul sistema misto spagnolo-tedesco.
Al segretario democratico Pier Luigi Bersani questa ipotesi di compromesso sul tavolo potrebbe andare bene. Anche se sui tempi non c’è grande ottimismo. Tanto è vero che un suo fedelissimo si lascia scappare: “Legge elettorale? Siamo in mezzo al guado, vediamo”. I vertici del Pd, che come il Pdl hanno cambiato l’uomo della trattativa, Maurizio Migliavacca al posto di Luciano Violante, devono fare i conti con tre problemi. Primo: il diktat perentorio del Quirinale, che sulle riforme ha chiesto il “minimo sindacale”. La legge elettorale, appunto. Secondo:l’assolutacontrarietàalritorno delle preferenze. Terzo: salvaguardare l’attuale gruppo dirigenteequindi“controllare”gli eletti, motivo per cui Bersani è stato sospettato per mesi di essere un fan in sonno del Porcellum. Senza dimenticare che Berlusconi, ancora dominus del centrodestra, ha sbattuto la porta in faccia al Pd sul doppio turno. L’ha spiegato lo stesso Cavaliere a Fiuggi una settimana fa: “Noi abbiamo proposto il proporzionaletedescomailPdvuoleildoppioturno.Noiavremmo detto di sì in cambio del semipresidenzialismo ma loro hanno detto no”. In ogni caso, a sentire il referendario Arturo Parisi, è una questione al chiuso della Casta: “Se avessero lasciato decidereicittadini ,laquestionesarebbe risolta da tempo. Invece, a pochi mesi dall’apertura della campagna elettorale, quelli che sono dentro sembrano non essersi messi d’accordo con quali regole tenere fuori chi non è dentro. Alla faccia delle sentenze europee che, come ha ricordato Pannella, hanno chiesto che le leggi elettorali siano definito almeno un anno prima delle urne”.
Maggioranza premiata
NELPORCELLINUMcisono anche altri dettagli da mettere a punto. Uno, importantissimo, riguarda il premio di maggioranza, che scatterebbe con il 40 per cento dei voti. Da assegnare al partito,comechiedeilPdl,oalla coalizione, secondo il Pd? Poi, la soglia di sbarramento: al 4 o al 5 per cento. Il Porcellum travestito da Porcellinum potrebbe però causare una rivolta trasversale nella “strana maggioranza”. Nel Pdl, da giorni, sono in forte agitazione gli ex An: legati a una tradizione territoriale vorrebbero contarsi con le preferenze. Nel Pd, dovrebbero uscire allo scoperto vari settori terrorizzati dalla logica dei nominati che favorirebbe “gli sfascisti dell’anti-politica”.Un’alternativaètornare all’intesa originaria sul misto spagnolo-tedesco, in prevalenza proporzionale. Oppure trattare sull’uninominale secco modello Mattarellum ma senza liste bloccate, rilanciato ieri dal presidente della Camera Gianfranco Fini all’assemblea nazionale di Fli.