Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 01 Domenica calendario

A un certo punto dell’euro-notte, la premier danese ha chiesto a Monti se doveva considerarsi un ostaggio, insieme con gli altri capi di governo: il nostro presidente del Consiglio non li lasciava uscire se prima non si trovava una soluzione per l’Italia

A un certo punto dell’euro-notte, la premier danese ha chiesto a Monti se doveva considerarsi un ostaggio, insieme con gli altri capi di governo: il nostro presidente del Consiglio non li lasciava uscire se prima non si trovava una soluzione per l’Italia. Da domani ostaggi di Monti saranno anche tutti quei politici nostrani che avevano scommesso sul tanto peggio tanto meglio: dopo il voto di fiducia ottenuto dal governo a Bruxelles, la congiura per anticipare le elezioni può considerarsi fallita. La legislatura dunque continua. Ma per fare che? Al governo spetta di tagliare la spesa dello Stato, dopo averla rincorsa con le tasse; e soprattutto di scalare la montagna del debito, valorizzando il patrimonio dello Stato. Ai partiti e al Parlamento, però, non si può chiedere solo di lasciare in pace il conducente: tocca a loro usare il dividendo staccato nel fine settimana da Monti. Lo dimostra proprio il braccio di ferro di Bruxelles. L’Italia chiedeva un meccanismo per far scattare l’acquisto di titoli da parte del Fondo salva Stati a ogni impennata dello spread . Ma la Germania si opponeva all’automatismo, pur riconoscendo che l’Italia sta facendo i compiti a casa. Perché? L’ha confessato il ministro finlandese Alex Stubb, un pretoriano del rigore: l’intervento deve essere soggetto a precise condizioni - ha detto - per garantirci che le riforme in Italia continueranno una volta che Monti avrà lasciato il governo l’anno prossimo. Ciò che allarma i governi è ciò che allarma anche i mercati. È bene infatti non sopravvalutare la giornata di euforia di venerdì: è già successo che un vertice europeo sorprendesse per un po’ le Borse, e il regalo alla Spagna è stata una bella sorpresa. Per quanto ci riguarda, dobbiamo sperare che basti la minaccia di un intervento del Fondo europeo perché gli interessi sui nostri titoli calino drasticamente. I mercati adesso sanno quando si voterà; però non sanno ancora come, non sanno ancora per chi, e soprattutto non sanno che cosa intenda fare il vincitore. Compito dei partiti è diradare in fretta queste nebbie. Dovrebbero innanzitutto varare una seria riforma elettorale (per quelle costituzionali il tempo della serietà è purtroppo già scaduto); dovrebbero indicare le alleanze, visto che al momento sembrano intercambiabili, e il Pd potrebbe andare con Casini o con Di Pietro come se fosse la stessa cosa; e dovrebbero chiarire i loro piani per il governo, visto che il Pdl oscilla tra la voglia di uscire dall’euro con la Lega e l’ipotesi di una Grande Coalizione per restarci. Chi comprerà alla prossima asta un Buono del Tesoro a un anno, a cinque anni, o a dieci anni, starà investendo i suoi soldi sull’Italia che verrà: meno ne saprà, e più cara ce la farà pagare. Antonio Polito