Paolo Lepri, Corriere della Sera 30/6/2012, 30 giugno 2012
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Gli ultimatum di Monti, la rigidità di Hollande, la resistenza di Rajoy, le indecisioni di van Rompuy, il doppio gioco di Barroso, le accuse della stampa, le critiche dell’opposizione e, naturalmente, le reti di Balotelli. Più che la «notte storica di una sconfitta», come ha titolato un giornale che l’ha sempre sostenuta, Die Welt, sono state per Angela Merkel ventiquattro ore da incubo. Una ininterrotta serie di tensioni conclusasi, nella serata di ieri, con la ratifica da parte del Bundestag del Fiscal Compact (ampia maggioranza, 491 a 111, superiore a quella dei due terzi richiesta dalla Costituzione) e dell’Esm.
Ma in Parlamento la cancelliera si è dovuta difendere. La sua linea è stata, in sintesi, che lo scudo anti spread non è un aiuto senza condizioni a Italia e Spagna. «Gli interventi sul mercato primario e secondario si baseranno — ha detto — su un memorandum che dovrà essere elaborato sulla base delle raccomandazioni della Commissione europea». Poi ha messo in luce l’importanza della decisione di attribuire alla Bce poteri di vigilanza bancaria e in questo quadro ha spiegato la possibilità di interventi di assistenza diretta dell’Esm alle banche dell’eurozona in difficoltà. Infine un appello diretto ai parlamentari: «Fate vedere che la Germania è per l’euro».
Un respiro di sollievo per il voto del Bundestag e da lunedì di nuovo al lavoro, con il fitto, estenuante calendario di impegni a cui la cancelliera ha abituato i suoi collaboratori. Nei prossimi giorni, per esempio, nuovi incontri con i giovani «per costruire il futuro», i colloqui a Berlino con i primi ministri in visita, dallo slovacco Robert Fico al libanese Najib Mikati, un viaggio in Indonesia, e, soprattutto, mercoledì 4 luglio, le consultazioni bilaterali italo-tedesche proprio con quel Mario Monti di cui la hanno accusata di aver sottovalutato la determinazione nell’infinito negoziato bruxellese.
Sono stati in molti a dire che lui aveva vinto e che lei aveva perso. La notte del «complotto» è stata seguita così dalla giornata delle critiche. In particolare, ricordando le immagini della sua incontenibile gioia in tribuna durante la partita con la Grecia, alla donna più potente d’Europa non sarà piaciuta per niente la metafora calcistica usata da Nikolaus Blome, editorialista della Bild, il superpotente giornale popolare che ha sempre invitato a fidarsi di lei anche i tedeschi più incattiviti dalla crisi dell’euro. Quell’articolo avrà aumentato anche il dispiacere per l’inaspettata lezione che i ragazzi di Jogi Löw hanno subito dall’Italia di Cesare Prandelli. «Non importa tanto che sia restata fermissima su alcuni punti, come gli eurobond e la necessità di avere "più Europa". Nel linguaggio calcistico — scrive Blome — si potrebbe dire che la cancelliera ha concentrato tutta la difesa nel centro dell’area di rigore, mentre italiani e spagnoli arrivavano dalle ali. E hanno segnato». Ma questo è solo un inciso. Secondo la Bild i risultati del vertice sono una «pesante batosta che costerà molti soldi ai tedeschi» e per la prima volta dall’inizio della crisi la Germania non è alla guida dell’eurozona.
Le cose in realtà si erano messe male fin dall’inizio. Non a caso il giornale più letto dai tedeschi aveva pubblicato ieri la grande «foto di famiglia» del vertice indicando con un cerchietto bianco «gli amici» della Germania. Non tanti, e non tutti particolarmente influenti. Questo sostanziale isolamento, secondo varie fonti, avrebbe portato la cancelliera a cadere nella «trappola» dei Paesi mediterranei. L’avevano informata della linea dura di Monti, ma lei non aveva creduto fino in fondo che il presidente del Consiglio italiano fosse così deciso a strappare il risultato dello scudo anti spread. E nessuno le ha dato veramente manforte, nella notte di Bruxelles, tranne il premier olandese Mark Rutte. C’è anche chi dice che a Berlino si sia sempre creduto, sbagliando, che la linea di Hollande sarebbe cambiata dopo la vittoria elettorale. Al di là di questi retroscena, il volto teso della cancelliera alla riapertura dei lavori era un segnale chiaro di insoddisfazione. Poi, come un politico di razza, si è impegnata per fare dimenticare la sconfitta.
Paolo Lepri