Annalia Venezia, Panorama 29/6/2012, 29 giugno 2012
INTERVISTA A BRIATORE
Signor Briatore, la trovo un po’
nervoso, in Sardegna l’anno
scorso era più rilassato…
Lì dormo. Stamattina, invece,
sono partito da Londra alle 7.
Ha letto i giornali italiani?
Devono darsi tutti una calmata, non hanno
scritto che chiudevo una banca ma una discoteca.
Tutto questo casino che senso ha?
Sta finendo un’epoca e lei è il primo ad
abbandonare la nave che affonda.
Ma cosa dice? Non finisce proprio niente.
È incredibile che un marchio come il Billionaire,
che nel mondo è il marchio del divertimento
più conosciuto, scateni in Italia
questa reazione da parte di gente che prova
odio nei miei confronti. Ma perché poi?
Forse per il suo stile di vita eccessivo,
ostentato, soprattutto quando la maggior
parte della gente in Italia guadagna meno
del costo di una sua bottiglia di vodka
(2 mila euro).
Ma quale stile di vita! Non è detto che chi
ha una flotta di aerei si diverta a volare.
Sono stato il boss della F1 e non guido. Chi
parla male del Billionaire non lo conosce.
Lei c’è stata?
Sì, e ricordo tanta gente che stappava
bottiglie costosissime.
C’è anche lo champagne da 800 euro.
Ci sono persone che ci mantengono una
famiglia, lei ci pensa mai?
Vendendo la bottiglia di champagne a questi
prezzi, invece di avere 60 dipendenti ne
abbiamo 200 e ci manteniamo delle famiglie.
Voi giornalisti non vi rendete conto di cosa
dite, l’Italia dovrebbe essere il paese delle
eccellenze, dalla moda al turismo, possiamo
mantenere tanti posti di lavoro. Pensi al
Sassicaia, alla Ferrari, alla moda da Prada
ad Armani, a Dolce e Gabbana: producono
lusso e ci permettono di portare avanti il
nome del paese nel mondo.
Il nome Billionaire è un’ostentazione.
È una provocazione. Come dovevo chiamarlo?
Pensione azzurra? Billionaire a parte, i
miei business nei settori del turismo e intrattenimento
di lusso nel mondo fatturano
80-100 milioni di euro, con 1.200 persone
che lavorano. Conosco il lusso perché lavoro
con i ricchi e soddisfo le loro debolezze.
Mi sono concentrato su una nicchia e per
questo, in Italia, vengo attaccato in modo
infame.
Come si divertono i ricchi?
Abbiamo aperto il Billionaire a Monte-Carlo
per la F1: in tre giorni abbiamo strabattuto
tutti gli altri locali. La gente giusta era da
noi, da Will Smith a Banderas, non faccio
il nome degli italiani perché è un casino:
se non bevono il Tavernello, gli fanno i
controlli fiscali. Il risultato è che invece
di consumare in Italia lo fanno all’estero…
Mi racconti un eccesso.
So che c’è stato un cliente che ha dato
anche 100 mila euro di mancia.
Chissà che servizio…
Non c’è niente da ridere. È la mancia di
un cliente che ha mezzi e che ringrazia. Io
non apro il Billionaire a Cinisello Balsamo
o a Cuneo, lo apro dove penso che ci sia
l’evento: a Monte-Carlo per il gran premio,
a Los Angeles perché ci sono gli Oscar, in
Sardegna perché nel giro di 60 giorni c’è la
concentrazione delle persone più ricche
del mondo, che vengono lì anche per il
Billionaire. Le barche prima di venire in
Sardegna chiamano per sapere quando
siamo aperti.
I campeggi non le piacciono?
Se posso scegliere, non ci vado. Ma il turismo
è variegato e in Italia c’è spazio per
tutti, per chi fa agriturismi e campeggi e per
chi fa turismo di lusso. L’importante è farlo
con passione e competenza.
Rimane il fatto che stappare le bottiglie in
un periodo di crisi non è di buon gusto...
Ma se lei avesse sua sorella
che lavora con noi,
sarebbe dispiaciuta? Magari,
con le mance, in due
mesi guadagna più di lei!
I soldi non sono tutto.
Io non ho mai speso tanto
in una discoteca, non
spenderei mai certe cifre
nei locali. Poi, vabbè,
quando ci vado mi offrono
tutto.
Che cosa fa con i soldi
che guadagna?
Non faccio una vita lussuosa,
non bevo, non
fumo, non mi diverto nei
locali, non ho nemmeno
case di proprietà.
Non mi dica che vive di
stenti. La barca ce l’ha…
Sono pur sempre uno che
ha vinto sette mondiali,
che ha portato grossi
sponsor in F1, che ha scoperto Michael
Schumacher… sono agente di Fernando
Alonso e Mark Webber… Qualcosa avrò pur
guadagnato, no? Ho avuto belle soddisfazioni
professionali, ho sempre reinvestito
i miei guadagni e mi tolgo qualche sfizio,
come la barca.
C’è un’indagine in corso…
Sì, e il giudice ha nominato un custode per
consentire alla società posseduta dal trust
di cui io sono un beneficiario di continuare
a fare charter della barca. Io ho sempre
detto che la mia barca faceva charter, è
conosciuta in tutto il mondo per questo. Ci
sarà un processo e vedremo chi ha ragione.
Perché ha la residenza all’estero?
Perché il mio lavoro, il mio successo sono
sempre stati all’estero, senza accendere
un mutuo in Italia, mai una commissione,
mai tassi agevolati, non ho prestiti. Qual è
il dramma se ho scelto di vivere all’estero?
Che ha attività in Italia.
Per quelle attività pago fior di tasse. Solo sul
territorio di Arzachena ai fornitori lasciamo
6 milioni di euro in due mesi. Ho fatto investimenti
anche in Spagna, in America, Kenya
e Turchia. Ma sa qual è il problema? Che
mi chiamo Briatore e non ho uno di quei
nomi con la erre moscia. In Italia c’è l’invidia
viscerale fatta da pochi. E poi ci sono
questi radical chic che rovinano il Paese.
Per esempio?
Tipo Giovanna Melandri, che è stata da me
in Kenya, ha bevuto il mio champagne al
tavolo con noi e poi ha negato l’evidenza
scrivendo che non era mai stata da me. Non
ho ancora capito perché. Per non parlare
del regista Giovanni Veronesi. Ha scritto
«meno male che si chiude il Billionaire e
non vedremo più gli stronzi in camicia bianca
col bicchiere in mano»: ecco lui è uno
di questi stronzi perché c’era al Billionaire,
anche lui è stato a casa mia a Londra a chiedermi
un favore ed è stato in barca da me.
È vero che il Billionaire va male?
Falsità. Non ci sono problemi economici. Il
2011 è andato addirittura meglio del 2010.
I kazaki tornano anche quest’anno?
Lei fa l’ironica e sono contento per lei se
ride, ma la situazione è seria. L’Italia è come
una spa: abbiamo fatto un aumento di
capitale, che sono le tasse, ma se la società
non comincia a guadagnare, non possiamo
fare un aumento di capitale tutti gli anni.
Insomma è questione di tempo e poi se
ne andrà dalla Sardegna.
Io non ho mai detto che chiudo l’attività,
l’attività si può vendere ad altri. Ho già dei
compratori, vediamo.
L’imprenditore va dove fattura di più...
L’imprenditore deve creare posti di lavoro,
a differenza di questi sputtanatori. Ma ci
devono essere le condizioni per riuscirci.
Dove passerà l’estate?
Starò tra Monte-Carlo, Marbella, Bodrum,
e anche in Sardegna. Che apre il 29 giugno
fino a fine agosto come ogni anno.
A settembre la vedremo in tv nel reality
«The apprentice»: che cosa insegnerà ai
ragazzi che sognano di lavorare con lei?
È una vera ricerca di lavoro, da 4 mila, i
candidati adesso sono 16, ma vince uno.
Il lavoro è molta pratica oltre che teoria, è
fatto di meritocrazia, se uno è bravo ce la fa.
Da giovane che cosa la spingeva?
La fame, voler arrivare, voler essere diverso
dagli altri. E mi sembra di esserci
riuscito. Non mi piaceva dov’ero nato e la
situazione in cui ero nato. Invece di odiare
chi ce l’aveva fatta, volevo essere uno che
ce la faceva.
Non le piaceva Cuneo?
Il mio mito era l’America. Non sono mai
stato uno studente modello ma avevo delle
curiosità. All’inizio facevo l’assicuratore
porta a porta, vendevo le polizze vita
dei bambini appena nati. Ricordo certe
giornate d’agosto in corso Buenos Aires a
Milano a suonare i campanelli a gente che
mi sbatteva la porta in faccia. Con i soldi
che guadagnavo viaggiavo.
È stato anche latitante alle Isole Vergini.
Non sono stato latitante, lavoravo per Benetton.
È successo nel ’70, l’ho detto alla
stampa il primo giorno che sono entrato in
F1: avevo la passione del gioco d’azzardo
a 23 anni. Sono stato condannato a un anno
e 4 mesi. C’è stata l’amnistia. Con altri
avevo fatto dei danni, li ho pagati tutti. Uno
può sbagliare e si ravvede. Nove anni fa
ho avuto la riabilitazione completa della
fedina penale.
Chi è cafone per lei?
Quelli che pontificano e poi fanno gli stessi
errori con cui si riempiono la bocca, è l’Italia
che crea odio. Sono Merlo, Melandri,
Veronesi, Ezio Mauro. Il Gruppo Espresso
è stato condannato in secondo grado per
evasione fiscale di 250 milioni di euro. Ma
che vadano per le strade a creare nuovi
posti di lavoro!
Parliamo di donne: al Billionaire sono
tutte giovani e belle, ma il dubbio che
qualcuna sia un’escort viene.
Invidiosa?
A lei piacciono le donne in vendita per
una borsetta?
Io non le conosco. Sono stato spesso con
donne più ricche di me.
Le escort per i ricchi sono un dato di fatto.
La cosa non mi tocca. L’astuzia però è riconoscere
un’escort, altrimenti ci si fa male.
Quale lavoro l’ha appassionata davvero?
In una vita puoi avere 20 donne e le puoi
amare tutte in modo profondissimo, può
durare un mese, può durare un anno o
una vita. Io se vedo che una storia non ha
futuro non ho interesse a continuare. Così
per il lavoro.
La Formula 1 è la sua storia più lunga.
Ho conosciuto Luciano Benetton e ho lavorato
con lui e Alessandro per 10 anni: sono
per me una famiglia. Luciano mi propose
la Formula 1: sono andato a vivere a Oxford,
sveglia alle 5, non avevo mai visto
una macchina di F1. Era l’89. Nel ’90 con
Alessandro cominciamo a gestire il team
e nel ’94 vinciamo il primo mondiale con
Schumacher: non si era mai visto un team
nuovo che in quattro anni vinceva un
mondiale. Poi sono uscito dalla Benetton,
avevo il 30 per cento della società. Ho creato
una fabbrica di motori, la Supertech: tutti
mi dicevano che ero matto, ma li ho venduti
alla Benetton, alla Williams, alla Bar,
e sono diventato il più grande fornitore di
propulsori della F1: stabilimento a Parigi,
280 dipendenti in tre anni. Poi la Renault
rientra in F1, io vendo la mia azienda a
Renault che mi propone di ritornare in F1.
Insieme compriamo Benetton, riprendiamo
il team, m’invento Fernando Alonso
e vinciamo il mondiale nel 2005-2006. La
F1 è stata un grande successo, non la mia
passione. Oggi non lo è più.
Deluso?
Scherza? La più bella fase della mia carriera…
finora.
Si è demoralizzato?
Ci vuole ben altro, si dovrebbe demoralizzare
chi mi ha accusato di frode sportiva
(Briatore ha vinto la causa contro la Fia e
Max Mosley, ndr).
Ci pensa mai a entrare in politica?
No. Dovremmo avere l’80 per cento di politici
in meno.
Chi sono i Briatore del futuro?
Gente che ha fame, rabbia e ambizione.
I nuovi Briatore sono quelli che creano
posti di lavoro e non prendono contributi
da nessuno.
Ha mai comprato una casa?
Non ho case e non vivo in Italia da 30 anni.
Una società che risale a lei possiede
case.
Sì, ma non di residenza. Campanelli con
scritto Briatore non ci sono. Mia moglie ha
una sua casa a Roma.
Libri ne legge?
Non è obbligatorio leggere e guardare la
tv. A me diverte di più pensare a come
creare 100 posti di lavoro piuttosto che
leggere Via col vento! Mi stimola di più e
non perdo la vista.
Al cinema ci va?
No. Da 30 anni non ci metto piede, sono
claustrofobico. È una colpa pure questa?