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 2012  giugno 27 Mercoledì calendario

IL MANIFESTO RESISTE, NASCE IL PAESE: QUANTI GIORNALI A SINISTRA

Superata la paura di non farcela più, ieri il Manifesto ha comunicato di aver raggiunto l’accordo al ministero del Lavoro che prevede una ripartenza del giornale comunista con 36 dipendenti fra giornalisti e poligrafici, mentre i rimanenti 34 faranno la cassa integrazione a rotazione. “Ci abbiamo sempre creduto, abbiamo ogni giorno lavorato per raggiungere questo risultato e – si legge in prima pagina – ieri finalmente abbiamo firmato: dimezzati ma vivi”. Ma sono sempre tempi duri per l’editoria, soprattutto a sinistra dove si affollano nuovi e vecchi giornali che stanno per arrivare in edicola. Dopo l’annuncio di Luca Telese, che a settembre darà alle stampe il quotidiano Pubblico, un altro giornalista di sinistra è alle prese con l’ennesimo debutto cartaceo nel prossimo autunno: Piero Sansonetti. Già condirettore dell’Unità con Renzo Foa e Walter Veltroni e poi direttore a Liberazione, e trapiantato al sud come direttore di Calabria Ora, ma sempre conteso nei salotti televisivi soprattutto come accompagnamento ai politici di centro-destra. É anche direttore del settimanale d’opinione Gli Altri (con annesso trimestrale Outlet), adesso Sansonetti guiderà un quotidiano in uscita il prossimo ottobre. Si chiamerà il Paese per richiamare l’esperienza gloriosa di Paese Sera, e sarà un tabloid da 16 pagine in distribuzione automatica con alcune testate del Sud: lo si leggerà come minimo tra Calabria, Basilicata e Puglia, un trio assai prezioso visto che il decreto legge sui contributi all’editoria in discussione al Senato prevede l’identità di testata nazionale ai quotidiani che coprono almeno tre Regioni e non più cinque (grazie a un emendamento firmato dalla Lega Nord). Sarà così dunque che il Paese, radicato nel Meridione ma puntato sulle grandi questioni italiche, vivrà per confrontare opinioni contrapposte sui temi dell’attualità: pro e contro, idee divergenti, polemiche – possibilmente accese – sul lungo addio in corso ai concetti di Destra e Sinistra.
PER ORA il confronto più serrato è sulle strutture redazionali necessarie alla realizzazione del nuovo prodotto in quel di Roma: computer, progetti grafici, supporti informatici. Sulla piazza cittadina è in vendita ciò che resta (tecnologicamente parlando) del Riformista, e Sansonetti è riuscito a sfilare il sistema editoriale a Telese. Il quotidiano del Pd, l’Unità, diretto da Claudio Sardo, nonostante il buon successo dell’abbinata con il settimanale Left, è alle prese con uno stato di crisi che prevede l’esodo di circa venti giornalisti grazie a formule soft, mentre l’organico definitivo dovrebbe aggirarsi attorno alle 45 posizioni. Il Manifesto, invece, torna a sperare concretamente. L’accordo siglato con l’editore parla di un organico ridotto a 36 redattori: nel 2006 i soci della cooperativa erano 107.
Anni di tagli e cassa integrazione hanno portato alla liquidazione coatta della testata. Ora il tentativo di rinascita e i complessi calcoli sulle quote spettanti in base ai nuovi criteri: secondo il decreto legge che andrà al voto in queste ore a Palazzo Madama, gli aiuti saranno più legati alle vendite che alla diffusione, con un criterio che fa salire dal quindici al venticinque per cento il rapporto tra i due dati per ottenere il bonus. Soprattutto per premiare chi sta sul mercato, o almeno ci prova. Chiara Paolin • SESSA AURUNCA TIENE IN VITA IL SECOLO D’ITALIA - Se aveste i problemi economici che abbiamo noi accettereste tutto, altro che quattro pagine di pubblicità”. Il direttore del Secolo d’Italia, Marcello De Angelis, non sembrava sconvolto dalle 4 pagine di pubblicità legale del Consorzio di bonifica di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, che ieri hanno dimezzato il suo giornale di sole 8 pagine. Una scelta editoriale apparentemente strana, che il direttore motiva con la disperazione economica in cui versa la storica testata nata con l’Msi: “Il lunedì è il giorno con meno contenuti politici, non avevamo altra scelta”. Il collegamento tra Sessa Aurunca e il deputato Mario Landolfi eletto in quel collegio è immediato. Ma lui nega di essere l’artefice dello “scempio” editoriale: “Non ho rapporti con il commissario del consorzio, Angelo Barretta, perché le divergenze politiche ci hanno portati lontano”. Nemmeno economici? “No, nessuno”. Non riusciamo a rintracciare Bar-retta (ex Forza Italia, oggi passato al Nuovo Psi) perché il suo cellulare ha la segretaria telefonica fino a tarda sera. Lui ha preso in mano il consorzio a dicembre di quest’anno per risollevare le sorti di un ente commissariato con un buco di bilancio spaventoso: 28 milioni di debiti e stipendi non pagati da mesi. A un certo punto anche l’Enel voleva staccargli la luce. Ma gli annunci legali sono obbligatori e a pagamento. Per la gioia del Secolo d’Italia.