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 2012  giugno 27 Mercoledì calendario

MONSIGNOR TREMONTI È QUASI PRONTO. AMEN

Peggio sta il Pdl, più credibile diventa Giulio Tremonti come protagonista delle elezioni 2013. Distaccato forse per sempre dagli ambienti berlusconiani, l’ex ministro del Tesoro sembra poter contare su una crescente credibilità in Vaticano, che potrebbe diventare quasi una benedizione in vista del voto. “In questa fase vede molte persone, sta lavorando a un progetto ancora da definire nei dettagli, ma certo c’è una sintonia per ora culturale con gli ambienti vaticani”, racconta chi lo conosce bene. La notizia è stata evidenziata solo dalla stampa cattolica, ma l’11 e il 12 giugno, Tre-monti è volato a Bydgoszcz, in Polonia, per l’apertura del Centro Studi Ratzinger, celebrata da un convegno su “Etica ed economia alla luce dell’insegnamento di Benedetto XVI” organizzato proprio dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger. In due giorni di convegni, a parte le tavole rotonde, c’erano solo tre lectio magistralis, una del segretario del Pontificio consiglio Iustitia e Pax, monsignor Mario Toso, una del segretario di Stato Tarcisio Bertone e la terza (titolo: “Etica in economia – uno standard o un option?”) di Tre-monti. Doveva esserci anche Ettore Gotti Tedeschi, amico di decenni dell’ex ministro, aveva anche contribuito all’organizzazione del convegno. Ma la cacciata dalla presidenza dello Ior e gli scandali che ne sono seguiti hanno sconsigliato la sua partecipazione.
“LA CHIESA non appoggia nessuno”, premette sempre Tremonti a chi lo indica come potenziale leader di un vago partito del Vaticano. Ma il professore è consapevole che il quadro politico, per quanto incerto, gli offre alcune opportunità. Da tempo i cattolici militanti sono irrequieti, il cardinal Angelo Bagnasco, con i vescovi della Cei, aveva ispirato il convegno di Todi a fine 2011. Ma il terzo polo centrista, quello di Pier Ferdinando Casini, che di quegli impulsi doveva essere il naturale sbocco, sembra svanito. E con Casini più vicino al centrosinistra, forse destinato a finire in una coalizione che arriva fino alla Sel di Nichi Vendola, potrebbe avere senso per il Vaticano – lato Bertone – individuare un punto di riferimento tra le macerie del centrodestra.
Da mesi, in attesa di capire che succederà a Pd e Pdl, Tremonti cesella la sua offerta politica. Ha già una traccia di programma, che è il libro Uscita di sicurezza (Rizzoli), parte bilancio della sua esperienza da ministro e parte analisi critica della reazione alla crisi, sta costruendo in solitario una base di consenso territoriale, con la scusa delle presentazioni (raccontano che a Concordia, zona terremotata vicino a Modena, nel weekend abbia venduto quasi mille copie al dibattito in occasione della presentazione del bilancio della cooperativa, rossa, CPL). In Parlamento, dove è pur sempre un deputato Pdl anche se ai margini del partito, Tremonti continua la sua campagna contro gli eccessi della finanza. A maggio ha presentato la proposta di legge per la “Delega al governo per la riforma dell’ordinamento bancario mediante la separazione tra credito produttivo e attività finanziaria speculativa”, che a lui piace definire la versione italiana del Glass-Steagall Act americano (che nel 1933 separò la normale attività bancaria da quella più speculativa). Anche il Pd, con Francesco Boccia, sta ora spingendo perché la speculazione sui mercati si ostacoli mettendo fuori legge i contratti più arditi invece che con la Tobin Tax su cui c’è un’intesa europea, a parole, ormai maggioritaria (la Gran Bretagna si oppone, la linea italiana è oscillante).
QUANDO SI PARLA di Tremonti e la politica, l’auctoritas è il suo storico amico e mentore Rino Formica. L’85enne ex ministro socialista, che ieri non si è perso una parola delle comunicazioni di Mario Monti alla Camera e del dibattito parlamentare sul vertice europeo, predica cautela: “Fino a ieri Tremonti poteva contare sulla mancanza di una linea del Parlamento italiano di fronte alla crisi e sull’incapacità politica di Pd e Pdl di concordare una posizione utilizzabile da entrambi”. Ma almeno per ora i due partiti principali hanno neutralizzato le ali più populiste ed euroscettiche e, sostiene Formica, “ieri è avvenuta la trasformazione del governo da tecnico a politico e adesso sarà più difficile per chiunque ritagliarsi spazi di iniziativa politica, questo Paese decomposto in tutto ha trovato una linea miracolosamente unitaria”. A Tremonti sembra quindi servire un miracolo. O almeno una benedizione.