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 2012  giugno 29 Venerdì calendario

«Pomigliano, i reintegri folklore locale» DAL NOSTRO INVIATO CHANGSHA (Cina) — Il mea culpa e il rilancio

«Pomigliano, i reintegri folklore locale» DAL NOSTRO INVIATO CHANGSHA (Cina) — Il mea culpa e il rilancio. Nel giorno in cui la Fiat inaugura il suo stabilimento di Changsha e avvia la produzione della Viaggio, berlina concepita per il mercato cinese, Sergio Marchionne riconosce il ritardo accumulato dal gruppo e gli errori del passato: «Certo che ho dei rimpianti, avevamo portato in Cina una struttura antiquata. È colpa mia, sono venuto nel 2004 ma non siamo riusciti a ripartire». Adesso sarà diverso: «Quest’auto farà bene». Insieme con Gac (Guangzhou Automobile Group), partner in una joint venture al 50-50%, la Fiat ha investito 5 miliardi di renminbi, oggi circa 630 milioni di euro. L’impianto nel capoluogo dell’Hunan ha una capacità di 140 mila veicoli l’anno che potranno salire a 250 mila in una seconda fase. Accanto allo stabilimento, un parco industriale con 8 aziende fornitrici. Si riparte, dunque. E la Cina, «un mercato interessante ma già mutato e più competitivo», non è l’unico orizzonte. Infatti, «quest’impianto può produrre auto per l’Europa, per gli Usa. Una quota del volume prodotto qui sarà esportata. E parte di questo può trovare la via dell’Europa». Nel piano di aggressione al mercato cinese, dove la Viaggio «è il modello più tecnologico del suo segmento», rientra anche l’Alfa Romeo. «Sì – conferma Marchionne – dopo gli Stati Uniti contiamo di portare qui il marchio, benché non sappiamo se producendolo». Decisivo il sostegno delle autorità. «Senza, la realizzazione di quest’impianto non sarebbe stato possibile». In una realtà dove «i lavoratori guadagnano 5 o 4,5 volte meno che in Italia» quali sono i rapporti con il sindacato? «Siamo all’inizio, ma non vedo indicazione di possibili conflitti. Il contesto sembra sano — dice, rispondendo a una domanda del Corriere — e questo probabilmente riflette l’impegno dei cinesi a creare la rete industriale». In Italia per l’amministratore delegato di Fiat Chrysler il clima è diverso: il reintegro deciso dal Tribunale di Roma dei 145 operai Fiom di Pomigliano d’Arco è figlio di norme «folkloristicamente locali»: spiega che «c’è un livello di complessità nelle relazioni industriali assente altrove. Tutto diventa molto italiano e difficile da gestire. Una decisione del genere non esiste in nessun Paese del mondo». E se lo sguardo si sposta sull’Europa, Marchionne non è «né ottimista né pessimista, solo pieno di speranza». Non vuole «fare pronostici, influenzare le discussioni delle prossime 48 ore, incredibilmente delicate. Chiunque pensasse che sia limitato all’arena europea sottovaluta il grado di interconnessione nell’economia mondiale». Ma «il nostro destino collettivo» dipende dalla capacità di «cedere parte della sovranità nazionale». Anche da Changsha il destino dell’Ue appare al bivio.