Giuliano Foschini, la Repubblica 29/6/2012, 29 giugno 2012
Gli scontrini in spiaggia dell´ambulante Bashir– LA RETORICA imporrebbe di raccontare la storia così: a Otranto, lungo la meravigliosa spiaggia degli Alimini, ci sono i venditori ambulanti extracomunitari di braccialetti che rilasciano regolare fattura fiscale a ogni vendita (anche scontata)
Gli scontrini in spiaggia dell´ambulante Bashir– LA RETORICA imporrebbe di raccontare la storia così: a Otranto, lungo la meravigliosa spiaggia degli Alimini, ci sono i venditori ambulanti extracomunitari di braccialetti che rilasciano regolare fattura fiscale a ogni vendita (anche scontata). Lo stesso non fanno italianissimi gestori di chioschi. A pochi metri di distanza, dopo aver venduto una bottiglia d´acqua per un euro, si limitano a un grazie e a presto. Questa però è una storia più semplice. È una storia di regole. Di chi le rispetta, o per lo meno cerca di rispettarle. E di chi se ne infischia. La prima storia è quella di Mohammad Bashir, nato a Lahore, Pakistan, il primo gennaio del 1959 (così è registrato, in realtà probabilmente ha qualche mese in più di quanto racconti l´anagrafe), residente in Italia da una decina di anni tra Genova e la Puglia. Aveva una specie di call center per extracomunitari in Liguria, del quale mantiene ancora la partita Iva. La crisi ha colpito anche lui e così Mohammad ha provato a riciclarsi: ora fa il venditore ambulante. La sua merce sono bracciali e orecchini, tutti fatti a mano, probabilmente importati dal Pakistan, che trascina lungo le spiagge del Salento in un´elegante borsa nera che poggia davanti agli ombrelloni dei vacanzieri. Fin qui nulla di strano, anche perché i costi sono contenuti: dieci euro per due braccialetti, più o meno lo stesso prezzo per un paio di orecchini. Il fatto è che al termine di ogni tradizionale trattativa, subito dopo aver consegnato la bustina con la bigiotteria, il signor Bashir oltre a un sorriso tira fuori dalla sua borsa un blocchetto di ricevute fiscali. Sì, ricevute fiscali. Con la sua partita iva, il codice fiscale e la ragione sociale, la stessa del call center genovese. «Mi sembra normale: vivo da anni in un Paese, l´Italia, che mi ospita come fossi un suo figlio. Il minimo che io possa fare è rispettare le regole, e quindi fare la ricevuta ogni volta che vendo qualcosa. Se non rispetto le regole, mi rimandano a casa. E questa ormai è diventata casa mia». Dall´inizio della stagione a oggi il signor Bashir ha già staccato decine di ricevute, testimonia la matrice del blocchetto. «Ora non lo tiro più fuori prima di chiudere la vendita. Altrimenti, quasi sempre mi ripetono: "Non mi fare la ricevuta, fammi lo sconto". Io però alla Finanza che dico?». La buona pratica di Mohammad è figlia di una serie di controlli a tappeto che negli ultimi tempi la Guardia di Finanza di Lecce ha fatto sul territorio. Da gennaio a maggio del 2012 è risultato che il 52 per cento degli esercizi controllati (dai ristoranti ai centri estetici) non rilascia la ricevuta fiscale. Mentre il 49 per cento non rilascia gli scontrini. Primi tra tutti, gli italiani che vendono alimenti e ortofrutta. «La storia del pachistano perfettamente in regola non è un caso isolato – spiega il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Lecce, colonnello Vincenzo Di Rella – È invece sintomatico del fatto che la nostra attività crea un timore generalizzato. Evidentemente c´è una percentuale di venditori ambulanti che comincia a capire che non rispettare le regole non conviene, perché le sanzioni possono causare danni all´attività commerciale. Spero che l´ambulante pachistano diventi un esempio per tutti gli altri». Ecco, bisognerebbe cominciare dalla stessa spiaggia dove lavora Bashir. Questi erano giorni di vento, il mare di Alimini e di Baia dei Turchi sembrava, se possibile, ancora più bello. Il caffè che fanno al bar è buono. Costa un euro. L´ombrellone e i lettini dieci, i panini cinque. La signora, salentina doc, si scusa: oggi la cassa è rotta, lo scontrino proprio non si riesce a fare. Questa, appunto, è l´altra storia.