Filippo Ceccarelli, L’Espresso 577/2012, 29 giugno 2012
Un po’ Fanfani, un po’ Bonaparte– Quando si è prigionieri del proprio mito, la ricerca dei modelli di potere sfida non solo la storia, ma un po’ anche il ridicolo e al tempo stesso il pericolo
Un po’ Fanfani, un po’ Bonaparte– Quando si è prigionieri del proprio mito, la ricerca dei modelli di potere sfida non solo la storia, ma un po’ anche il ridicolo e al tempo stesso il pericolo. Così per due volte, nella primavera del 2001 e nell’inverno del 2006, Berlusconi si è paragonato a Napoleone. Meno noto è che ne colleziona statuette e cimeli. A villa La Certosa c’è una specie di altarino dedicato, e ancora due anni orsono, forse anche per oscurare la fama del celebre lettone di Putin, è stato scritto che il Cavaliere avrebbe acquistato un letto a baldacchino appartenuto all’imperatore dei cent-jours. Ora, a parte gli sberleffi di Cornacchione, ma anche le prime pagine del "Foglio" o di "Libero" che nel corso degli anni hanno appiccicato la faccia del Cavaliere nei due maestosi ritratti napoleonici di David e Ingres, è da quelle parti che magari va a parare l’avventura del ritorno in campo di Berlusconi, dopo l’ambigua abdicazione a favore del povero Alfano e le mille chiacchiere sul Padre Nobile, l’allenatore e altri patetici ruoli da finis regni. Certo, sarebbe più rassicurante poterlo avvicinare ai vecchi dc che ogni tanto si toglievano di torno: Andreotti "in panchina", Moro a coltivare i suoi studi, Cossiga a ritemprare lo spirito da certi monaci irlandesi. Per poi riapparire tutti nel loro malizioso e retrattile splendore. Di tutti i rientri in scena quelli Fanfani, non a caso ribattezzato da Montanelli "il Rieccolo", erano i più temuti: "Se mi passa davanti un cavallo sellato", concedeva, "potrei anche salirci". Ecco: Berlusconi no, il demone del suo comando non conosce né quaresime né resurrezioni, e il Cavaliere pare troppo innamorato di sé per garantire coerenza o buonsenso. Il punto delicato è che su tali ritorni non incombe solo l’esito di Fanfani o l’ombra di Napoleone, ma anche il fantasma di Mussolini. "Alla fine ci diranno: "Aridatece er Puzzone"" prevedeva già nel dicembre scorso Daniela Santanché. Senza rendersi conto che la categoria dei Puzzoni in Italia è sempre a rischio di tragedia.