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 2012  giugno 29 Venerdì calendario

Quante armi nelle case degli italiani? - Ieri a Giugliano (Napoli) un bambino di tre anni ha trovato in casa una pistola, dalla quale è accidentalmente partito un colpo che l’ha ucciso

Quante armi nelle case degli italiani? - Ieri a Giugliano (Napoli) un bambino di tre anni ha trovato in casa una pistola, dalla quale è accidentalmente partito un colpo che l’ha ucciso. Un fatto analogo avvenuto a Catania il 18 giugno ha causato la morte di un quindicenne. Ma quante sono le armi in circolazione nelle case degli italiani? Il numero esatto non è mai stato divulgato dal ministero dell’Interno. Si calcola comunque che tra pistole, fucili da caccia, armi sportive e da collezione, vi siano legalmente oltre 2 milioni di armi. Va fatta la distinzione, però, tra «detenzione» e il «porto». Nel primo caso, il cittadino è autorizzato all’acquisto dell’arma e può solo tenerla in casa. Nel secondo, su autorizzazione del prefetto, può anche portarla con sé. I «porto d’arma» dovrebbero aggirarsi attorno al milione. Alcuni anni fa, a seguito dell’ennesimo fatto di sangue, l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu dispose un monitoraggio: furono verificati circa 600 mila «porto d’armi» (500 mila licenze per caccia e 100 mila per il tiro a volo). Vi furono 3.600 sospensioni e 1.450 divieti di detenzione. Cosa occorre per comprare un’arma e tenerla in casa? La legislazione è particolarmente blanda. Per acquistare armi da sparo e trasportarle fino al proprio domicilio è necessario ottenere il nulla osta del questore. Serve un certificato di idoneità psico-fisica rilasciato dall’Asl, un’autocertificazione relativa al servizio prestato nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia (e di non essere stato riconosciuto obiettore di coscienza), infine il certificato di idoneità al maneggio delle armi rilasciato da una Sezione di Tiro a segno nazionale e le generalità delle persone conviventi. Nel 2007, a seguito di un fattaccio che fece scalpore a Guidonia, dove un ex ufficiale dell’esercito si affacciò con un fucile dal balcone di casa e uccise due passanti, il ministro dell’Interno Giuliano Amato provò a introdurre regole più stringenti anche per la detenzione di armi in casa, chiedendo l’idoneità psico-fisica, ma il Ddl del governo s’insabbiò in Parlamento. Ci stanno riprovando i senatori Marilena Adamo (Pd) e Filippo Saltamartini (Pdl), come prima firmataria e relatore, perché sia prevista la possibilità di togliere le armi a chi è affetto da malattia psichiatrica. Che cosa occorre, invece, per portare le armi con sé? A differenza della Costituzione degli Usa, che prevede espressamente il diritto del cittadino a girare armato, in Italia la legge prevede l’opposto: al cittadino comune è vietato tassativamente maneggiare armi da guerra, ma è vietato anche portare armi comuni, salvo licenza. E per avere tale permesso, detto «porto d’armi», egli deve averne un «dimostrato bisogno». Se fino a qualche tempo fa ciò era una pura formalità, e un «porto d’armi» non si negava a nessuno, recentemente i prefetti hanno avuto indicazione di essere molto più severi. Per ottenere il «porto d’arma» per difesa personale, quindi, è necessario essere maggiorenni, ma occorre anche il certificato di idoneità psico-fisica, una fedina penale pulita e una «ragione valida e motivata» che giustifichi il bisogno di andare armati. L’autorizzazione vale un anno. C’è poi la licenza per uso sportivo di armi che permette di esercitare il tiro a volo e il tiro a segno. Il genitore di Giugliano era uno sportivo che si allenava con la pistola da tiro a segno. In particolare, per il tiro a segno è necessario iscriversi presso una sezione di tiro a segno nazionale o presso un’associazione di tiro iscritta ad una federazione sportiva affiliata al Coni. La licenza di porto di fucile con canna ad anima liscia per il tiro a volo autorizza il titolare al porto delle sole armi idonee all’esercizio della specifica attività di tiro. Anche in questo caso serve una certificazione comprovante l’idoneità psicofisica del richiedente e la licenza è valida sei anni. Perché qualche giorno fa il governo ha reintrodotto il Catalogo nazionale delle armi? Esattamente sei mesi fa, con un blitz parlamentare, la Lega Nord ha fatto abolire il Catalogo nazionale delle armi. Con l’occasione, il capogruppo dei senatori leghisti, Federico Bricolo, vantò «l’importante risultato a difesa delle nostre imprese del settore armiero che hanno necessità di operare senza eccessivi oneri burocratici». Il Catalogo è uno strumento del ministero dell’Interno per regolamentare al meglio il settore, distinguendo quali sono le armi considerate comuni e quali quelle da guerra, precisando anche quali possono essere importate per la vendita e quali no. L’abolizione poteva essere un primo passo verso una liberalizzazione all’americana. Il Viminale però non ha mai accettato di perdere il Catalogo e lo ha fatto reintrodurre con decreto. «Era necessario colmare un vuoto normativo che ha determinato notevoli difficoltà sotto il profilo applicativo, disorientamento degli operatori del settore e anche un evidente pericolo di incontrollata diffusione di armi sul territorio», ha spiegato il sottosegretario all’Interno, Carlo De Stefano. Con l’occasione, anzi, ulteriori compiti di verifica della qualità di arma comune, compresa quella destinata a uso sportivo, sono stati attributi al Banco nazionale di prova.