PAOLO MASTROLILLI, La Stampa 29/6/2012, 29 giugno 2012
Jennifer, la modella che vive di Obamacare - Prendiamo la storia di Jennifer Sky, una che senza la riforma sanitaria di Obama a questo punto sarebbe forse morta
Jennifer, la modella che vive di Obamacare - Prendiamo la storia di Jennifer Sky, una che senza la riforma sanitaria di Obama a questo punto sarebbe forse morta. Modella, attrice, bella come il sole, laureata all’università, sposata, piena di amici, contatti e dollari. Tutte le porte aperte, socia a pieno titolo del club dell’1%, quello degli americani privilegiati, che ha scatenato le ire di Occupy Wall Street. Eppure anche lei ha rischiato di essere stritolata dagli ingranaggi della sanità americana, se non fosse passata la «Obamacare», e sarebbe stata condannata a morte, se la Corte Suprema avesse abolito la riforma. La vita di Jennifer era cominciata a Jensen Beach, in Florida, sotto la buona stella. A 15 anni aveva iniziato a lavorare come attrice, guadagnando abbastanza per ricevere l’assicurazione che gli Studios e il sindacato Screen Actors Guild garantiscono a tutti i membri. Come modella era arrivata alla copertina di Maxim, che significa guadagnare soldi veri. «A vent’anni d’età - dice - avevo già pagato allo Stato la media di tasse che in genere versa un cinquantenne». Si era sposata, viveva a Los Angeles col marito, aveva tutte le ragioni per guardare al futuro col sorriso in faccia. Poi una mattina, quando aveva 26 anni, aveva sentito dolori lancinanti sul lato destro del busto. Il marito l’aveva portata al pronto soccorso, e dopo una serie di esami si era presentato un medico con la faccia da funerale. «La notizia buona - aveva annunciato - è che è benigno». Tutto il resto era un disastro. Jennifer era stata colpita da emangioma, un raro tumore che copriva il 60% del suo fegato. Erano cominciati mesi di esami costosi, consulti medici, terapie alternative, per evitare l’intervento, fino a quando non era stato più possibile andare avanti. Uno specialista della UCLA le aveva spiegato che in quelle condizioni, anche se il cancro era benigno, sarebbe bastato un colpo accidentale all’addome per farla morire di emorragia. Bisognava operare. Jennifer si era rassegnata all’intervento, che le aveva rimosso un tumore grande come una palla da football. Per fortuna era andato bene, ma le aveva lasciato una pesante eredità:una condizione cronica che avrebbe richiesto continui controlli e un possibile trapianto di fegato, e una cicatrice dal petto all’addome simile a un grande simbolo della pace, che aveva chiuso la sua carriera di modella. Senza lavoro e senza soldi, Jennifer si era separata dal marito. L’accordo tra i due era che lui avrebbe continuato a coprirla con la sua assicurazione, ma il manager del marito aveva fatto un errore. Così lei, durante un controllo medico di routine, aveva scoperto di essere rimasta senza protezione, con conti arretrati e futuri da pagare per migliaia di dollari. «Mi ero messa a piangere, pregando al telefono l’impiegata dell’assicurazione di non abbandonarmi». Non c’era stato verso. Jennifer era rimasta malata, sicura di avere bisogno di cure costose per evitare ricadute, e senza un appiglio. Si era trasferita a New York, per studiare creative writing alla New School e inventarsi una nuova carriera. Ma quando aveva fatto domanda per l’assicurazione alla Blue Cross l’avevano scaricata, grazie alla clausola della «pre-existing condition». In sostanza chiunque avesse avuto una malattia precedente, o anche una gravidanza, poteva essere escluso dalla polizza. «Obamacare» ha cancellato questa assurdità e Jennifer, finiti gli studi universitari, ha potuto comprare l’assicurazione di cui ha bisogno per sopravvivere. Se però gli avversari della riforma troveranno un altro modo per abolirla, lei rischierà la condanna a morte.