LUIGI GRASSIA, La Stampa 29/6/2012, 29 giugno 2012
Un tranquillo lunedì di paura - Proviamo a pensare a quello che gli anglosassoni chiamano il «worst case scenario», l’ipotesi peggiore: nel caso (purtroppo non improbabile) che il vertice europeo si concluda con un fallimento, come reagiranno i mercati lunedì? Mario Monti ha prospettato (forse per far pressione sugli interlocutori) il rischio di una catastrofe
Un tranquillo lunedì di paura - Proviamo a pensare a quello che gli anglosassoni chiamano il «worst case scenario», l’ipotesi peggiore: nel caso (purtroppo non improbabile) che il vertice europeo si concluda con un fallimento, come reagiranno i mercati lunedì? Mario Monti ha prospettato (forse per far pressione sugli interlocutori) il rischio di una catastrofe. Mario Spreafico, direttore degli investimenti per l’Italia di Schroders, dice al telefono che l’ipotesi non è peregrina: «Se il vertice va male ci sarà un’esasperazione dei meccanismi della sfiducia, con il rialzo degli spread e il possibile crollo dei titoli bancari e delle Borse. I Paesi sotto tutela della troika Ue-Bce-Fmi potrebbero avvicinarsi alla soglia critica oltre la quale non riescono più a finanziarsi sui mercati». La Spagna è prossima al tasso del 7% e il premier Rajoy dice che il Paese non può sostenerlo, vale lo stesso per l’Italia? «No, l’Italia è in grado di sopportare anche di peggio. Abbiamo un avanzo primario di bilancio (cioè al netto degli interessi sul debito) che la Spagna non ha, e una ricchezza privata 7 volte superiore a quella spagnola. Basta che gli italiani rinnovino i loro Bot, Btp eccetera man mano che scadono e l’Italia regge, come succede al Giappone. Certo, a lungo andare anche la fiducia degli italiani nei bond pubblici può esaurirsi». Giulio Baresani Varini, di Millennium Sim, non prevede disastri: «La Merkel ha detto che non si faranno gli eurobond “finché sono viva”, e a questo punto le aspettative sono precipitate a zero. Appunto per questo non prevedo un crollo delle Borse ». Gli operatori danno già per scontato che l’Ue deciderà poco o niente e tireranno avanti come sempre: magari ci sarà qualche calo azionario, ma non traumatico. «E poi incalza Baresani Varini - se i politici europei non decidono niente, dalla prossima settimana si farà sentire l’altro Mario, quello della Bce. Draghi è pronto a rimettersi a comprare i Bonos per aiutare la Spagna, e può tagliare i tassi d’interesse Bce sotto l’1%. Aveva sospeso queste operazioni per dare tempo ai politici di muoversi, ma se i politici non riescono a combinare niente...». Massimo Siano, che da Londra dirige la branca italiana di Etf Securities, osserva che «fino a uno o due anni fa il mercato reagiva ai vertici europei con un mese di rally oppure di depressione, a seconda di come andava il summit. Ma ormai si è fatta l’abitudine alle nondecisioni dell’Ue. E comunque gli operatori ragionano giorno per giorno, nel bene e nel male: magari lunedì c’è un calo del 2% (non credo un -6 o -7) e martedì un rimbalzo. Ma anche se ci fossero diversi cali consecutivi non sarebbe niente di speciale. È da tanto tempo che si va avanti così». E gli interventi della Bce per frenare la corsa degli spread della Spagna e dell’Italia? «Non mi aspetto neanche quelli. La Bce ha un bilancio e per rimettersi a comprare titoli deve vendere qualcos’altro o farsi ricapitalizzare». Comunque la Bce avrebbe l’extrema ratio di una nuova alluvione di liquidità da mille miliardi, come quella di dicembre-febbraio. Ieri le Borse europee hanno chiuso maluccio, Milano la migliore (+0,67%). E a Wall Street il Dow Jones -0,30%.