Roberto Bongiorni, Il Sole 24 Ore 28/6/2012, 28 giugno 2012
LA FESTA MANCATA DI CIPRO AL TIMONE UE IN PIENA CRISI - A
tradurre in parole l’imbarazzo e la preoccupazione dipinti sul volto di molti politici ciprioti ci ha pensato con efficacia il presidente del Parlamento, Yiannakis Omirou: «È una tragica coincidenza», ha dichiarato in alcuni giorni fa. Tragica perché domenica, il 1° di luglio, Cipro assumerà la presidenza di turno dell’Unione europea. E l’ultima cosa che i ciprioti desideravano era mostrare al mondo di essere un Paese così vulnerabile da esser costretto a chiedere aiuti a Bruxelles per salvare il suo sistema bancario, pericolosamente esposto sui titoli di Stato greci. Nel paradiso fiscale del Mediterraneo, dove le imprese godono di un regime di tassazione particolarmente vantaggioso (solo il 10%) le banche sono sempre state un punto di forza.
Ma la crisi greca non ha fatto sconti a nessuno. All’ultimo ieri è arrivata l’attesa boccata d’ossigeno. Vassos Shiarly, ministro delle Finanze esordisce soddisfatto: «I ministri delle Finanze dell’Unione europea hanno accettato la richiesta di aiuti di Cipro». Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, Cipro sarà dunque il quinto Paese dell’eurozona a ricorrere al fondo salva-Stati. Gli aiuti saranno forniti dal Fondo temporaneo (Efsf) o da quello permanente (Esm) e anche dall’Fmi.
Ma a quanto ammonta la richiesta di aiuti? Fino a pochi giorni fa si parlava di 1,8 miliardi, cifra necessaria a ricapitalizzare entro il 30 giugno la Popular Bank, il secondo istituto di credito, quello più esposto in Grecia. Ma da due giorni sono circolate ben altri numeri: 7,8 ma anche 10 miliardi (di cui sembra 6 per il Governo). In altri termini oltre la metà del Pil della terza economia più piccola dell’Unione, dopo Malta ed Estonia.
«Non abbiamo mai menzionato l’ammontare della nostra richiesta - precisa Shiarly -. Un team di tecnocrati arriverà a Cipro la prossima settimana e riferirà l’ammontare all’Eurogruppo». Ma a Cipro circola con insistenza un domanda: basterà solo il fondo salva-Stati oppure servirà un prestito bilaterale da Russia e Cina. Mosca ha già effettuato un prestito di 2,5 miliardi di dollari alla fine del 2011. D’altronde i suoi legami con Cipro sono sempre stati molto solidi. Qui i residente russi sono ben 50mila, su una popolazione che non arriva al milione. E Cipro è il secondo, in alcune momenti è stato anche il primo, investitore straniero in Russia. Semplicemente qui molti magnati russi aprono conti e poi rispediscono in patria i capitali investiti. Shiarly non esclude che possa essere rinnovata una richiesta per un nuovo prestito. Anche perché – secondo fonti ben informate - la visita dell’ad di Popular Bank e di alcuni ministri ciprioti, martedì a Pechino, non avrebbe avuto successo. Le autorità cipriote spiegano che il ricorso alla Russia sarebbe necessario perché di fatto l’accesso al mercato internazionale del credito è stato precluso a Cipro a causa dell’interesse proibitivo che dovrebbe corrispondere per i titoli di stato decennali, il 16 per cento.
Ma cosa è accaduto al settore bancario? Lo spiega bene Michael Kammas, direttore generale dell’Associazione delle banche di Cipro: «A Cipro ci sono 42 banche, 6 nazionali, 15 istituti della zona euro, 17-18 di Paesi extracomunitari. Il nostro settore bancario ha sempre goduto di buona salute. Anche di recente. L’espansione del credito da gennaio ad aprile è stata pari al 8%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel 2010 i depositi complessivi sono aumentati del 20 per cento. È un settore che ha sempre generato profitti. Anche nel biennio 2008-2009. I nostri istituti non si sono esposti sui titoli subprime». Kammas non ha dubbi: «Soffriamo a causa delle decisioni politiche della Ue. Nel 2010 durante gli stress test non c’è stata alcuna menzione di un haircut sui titoli greci. E ora ci troviamo al 75 per cento. Popular Bank era più esposto di Cyprus bank , che è riuscita in buona parte a ricapitalizzare». Non completamente perché già ieri si parlava di una possibile richiesta di 500 milioni di euro da parte di Cyprus bank. Una situazione critica. Oltre ai titoli di Stato, le banche cipriote hanno concesso ingenti prestiti a famiglie e imprese private in Grecia.
L’economia di Cipro sta attraversando una recessione che, per quanto morbida, rischia di peggiorare se il Governo di sinistra non adotterà le dolorose ma necessarie riforme strutturali. Si è impegnato a riportare il rapporto deficit Pil entro il 3% nel 2012. Non facile. Nel 2010 era sopra il 5% e nel 2011 al 6,8. È altresì necessario arginare la crescita della disoccupazione. Nel 2008 il tasso ufficiale era al 4%, nel 2012 ha toccato il 10. I consumi si stanno contraendo. Costas Christofides, direttore della Confindustria locale punta il dito contro la mancata volontà del Governo di ridurre i privilegi dei dipendenti pubblici: «Sono meno di 100mila ma godono di privilegi e benefit inammissibili in un Paese moderno. Hanno salari molto alti, una scala mobile ogni sei mesi, scatti annuali, pensioni esagerate. E come li paghiamo? Ricorrendo alla tassazione, quindi al settore privato. E ai prestiti bilaterali, che però aumenteranno il debito pubblico».